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Doc. XXIII n. 23


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RELAZIONE SULL'ABRUZZO

Premessa.

In prosecuzione del programma a suo tempo deliberato di effettuare, nelle varie regioni, visite sopralluogo finalizzate - oltre che all'esame generale dello stato di applicazione delle normative riguardanti i diversi profili che interessano il problema dei rifiuti nelle singole realtà locali - a conoscere le eventuali attività imprenditoriali illecite connesse all'operare nel ciclo, ivi compresi l'azione delle pubbliche amministrazioni interessate nell'attività gestionale e di controllo ed il fenomeno dell'eventuale presenza della criminalità organizzata nel settore, la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, dopo le regioni Liguria, Piemonte, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Calabria, ha deliberato di recarsi in Abruzzo.
A tale indicazione programmatica, la Commissione è pervenuta anche in considerazione della necessità di approfondire alcuni elementi di conoscenza acquisiti agli atti nel corso di questa e della scorsa legislatura.
In attuazione di quanto sopra, nei giorni 23 e 24 febbraio 1998 una delegazione della Commissione composta dal Presidente, onorevole Massimo Scalia, dai deputati Franco Gerardini e Nino Sospiri e dai senatori Giovanni Polidoro ed Angelo Staniscia, si è recata a Pescara e L'Aquila, dove ha incontrato rappresentanti delle istituzioni, nazionali e locali, nonché delle forze sociali, operanti nel territorio regionale.
In particolare, a Pescara, nella sede della prefettura, ha incontrato: il prefetto di quel capoluogo, dottoressa Concetta Gabriella Sorbilli Lasco; il sostituto procuratore della Repubblica di Rimini, dottoressa Elena Vezzosi; il sindaco del comune di Spoltore, Donato Lorenzetti; gli assessori all'ambiente delle province di Pescara, Giuseppe de Dominicis, e di Chieti, Leo Brigante; il presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frenteno, Guglielmo Palmieri; il procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti, dottor Nicola Trifuoggi; il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara, dottor Enrico di Nicola.
A L'Aquila, nella sede della prefettura, la Commissione ha incontrato: il prefetto, dottor Guido Ladanza; l'assessore regionale all'urbanistica ed ai beni ambientali, Stefania Pezzopane; l'assessore all'ambiente della provincia di Teramo, Mario Mazzoni; l'assessore


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all'ambiente della provincia di L'Aquila, Umberto Murolo; il sindaco di l'Aquila, Antonio Centi; il procuratore della Repubblica di Avezzano, dottor Brizio Montinaro; i rappresentanti delle associazioni ambientalistiche (Antonio Ricci di Legambiente; Fernando Ferrara di Ambiente e/è Vita; Dante Caserta e Antonio Fiucci del WWF; Antonio D'Onofrio, di Italia Nostra; il rappresentante del comitato «No alle discariche», Domenico Leone); nonché il rappresentante della Confindustria-Abruzzo Antonio Cappelli. Successivamente, in data 28 gennaio 1999, la Commissione ha sentito anche la dottoressa Annarita Mantini, sostituto procuratore della Repubblica di Vasto.
Unitamente alle audizioni, la Commissione ha proceduto anche a sopralluoghi a vari siti ed impianti. Sono stati visitati gli impianti di Scurcola Marsicana (AQ), l'impianto di Sogeri a Tollo (CH), la discarica di Cerratina (CH), l'area dell'IRA a Pineto (TE) e la discarica abusiva di Ancarano (TE).
Nel corso delle audizioni, sono stati consegnati note e documenti acquisiti agli atti della Commissione.
Le varie audizioni, la documentazione acquisita, gli atti processuali attinenti ai procedimenti giudiziari in corso e definiti aventi ad oggetto attività connesse ai rifiuti, i sopralluoghi effettuati in alcuni degli impianti esistenti nel territorio regionale, l'analisi della normativa regionale e degli enti locali competenti, raffrontata con le indicazioni ed i precetti contenuti nella legislazione nazionale, hanno consentito alla Commissione di avere un quadro sufficientemente definito sullo stato delle tematiche che interessano la regione Abruzzo. Ciò anche se lo stato delle conoscenze delle varie problematiche presenti nella regione appare eccessivamente frammentario, in quanto le autorità preposte alla programmazione ed alla gestione dei diversi profili, che attengono alla tematica in esame, appaiono possedere visioni parziali del complesso ed articolato fenomeno; conoscenze che, pur se consentono di seguire l'attività dei singoli segmenti di cui si compone il fenomeno medesimo, tuttavia non mettono in grado di porre in essere strategie unitarie che permettano di aggredire efficacemente i diversi aspetti e di cogliere le connessioni tra l'operare normativo delle pubbliche amministrazioni, l'attività di controllo, l'imprenditoria di settore e gli accertamenti dell'autorità giudiziaria.
Trovano, pertanto, conferma, anche per la regione Abruzzo, i rilievi già registrati per altre realtà regionali, cioè che manca all'interno della regione un soggetto istituzionalmente competente e culturalmente attrezzato che si faccia carico dell'osservazione dell'intero ciclo e che quindi possa suggerire i rimedi più congrui e le strategie più adeguate. In carenza del corretto operare di tale realtà, che la Commissione ritiene non possa che istituzionalmente risiedere ed operare all'interno delle stesse competenze regionali raccordate con quelle delle locali ARPA, al di là di ogni giudizio di valore che può essere mosso nei confronti di ciascun soggetto titolare di funzioni connesse al ciclo dei rifiuti, le singole, ancorché condivisibili, iniziative non sembrano risolutive del complesso e delicato problema, che trova implicazioni, oltre che negli equilibri di natura ambientale messi in discussione da gravi aggressioni al territorio (purtroppo non sempre dovute ad attività abusive o non autorizzate), anche nella presenza di interessi illeciti che normalmente favoriscono l'espandersi della criminalità organizzata,


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nonché intrecci di interessi tra questa, l'imprenditoria deviata e quella pubblica amministrazione che è corrotta o collusa.
Una più intelligente attenzione sul settore rifiuti si risolve, invece, secondo le esperienze raccolte in realtà che hanno maturato diversi processi cognitivi e prese di coscienza più forti, in una maggiore capacità di contrasto alla criminalità comune ed organizzata, in un risanamento dell'ambiente ed in un più corretto agire delle pubbliche amministrazioni operanti nel territorio. Tenuto conto della realtà osservata nella regione Abruzzo, la Commissione confida che presto anche in questo territorio venga posta in essere un'azione di governo incisiva e diretta alla radicale lotta al fenomeno. E ciò anche se si deve fin d'ora rappresentare che, in considerazione degli interessi che attualmente ruotano intorno all'economia regionale in ragione anche della particolare collocazione geografica della regione sita al centro del crocevia dei traffici tra il nord ed il sud del Paese, non appare sufficiente la sola azione del governo regionale, essendo invece necessaria un'azione coordinata dei governi locali e nazionali, delle forze dell'ordine e della magistratura. Allo stato attuale, il problema del coordinamento appare il più centrale e deve impegnare con responsabilità, pur nel rispetto delle autonomie locali, le forze politiche ed il legislatore nazionale.
Il primo segnale di attenzione sul ciclo rifiuti è rappresentato, com'è evidente, dalla predisposizione degli strumenti normativi e dal loro concreto operare. Pertanto, ancor prima di dare conto delle varie audizioni, si ritiene opportuno scorrere nel dettaglio la normativa regionale che regolamenta il settore rifiuti e verificare l'adeguatezza di tale normativa con le previsioni generali da ultimo dettate con il «decreto Ronchi». Peraltro, al fine di meglio comprendere la complessità dei fenomeni registrati nella regione Abruzzo, non è apparso sufficiente fermarsi alla sola normativa vigente nell'ultimo periodo, ma è sembrato più corretto ricostruire la politica ambientale regionale nel settore rifiuti nell'arco dell'ultimo decennio. Si è ritenuto pertanto, in questa sede di referto al Parlamento, di offrire un quadro adeguato dell'operato degli amministratori regionali avviando le analisi della legge che per prima ha dato impronta ed ha determinato l'attuale assetto di diritto e di fatto, la legge regionale n. 60 del 1985.

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