VI Commissione - Resoconto di mercoledì 30 luglio 1997


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IN SEDE REFERENTE

Mercoledì 30 luglio 1997. - Presidenza del Presidente Giorgio BENVENUTO. - Intervengono i sottosegretari di Stato per il tesoro Roberto Pinza e per le finanze Fausto Vigevani.

La seduta comincia alle 8,30.

Disegno e proposte di legge:
Delega al Governo per il riordino della disciplina civilistica e fiscale degli enti conferenti, di cui all'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 20 novembre 1990, n. 356, e della disciplina fiscale delle operazioni di ristrutturazione bancaria (3194).
(Parere della I, della II, della V, della VII e della XII Commissione).
BALOCCHI ed altri: Norme in tema di cessioni di quote delle banche da parte delle fondazioni delle casse di risparmio (386).
(Parere della II e della II Commissione).
COSTA: Norme in materia di privatizzazione delle banche controllate dalle fondazioni-associazioni (3137).
(Parere della I, della II, della V, della VII e della XII Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dei progetti di legge.

Carlo PACE (gruppo di alleanza nazionale) in attesa di conoscere i pareri delle altre Commissioni sul provvedimento non ritiene opportuno svolgere ulteriori dichiarazioni in questa sede, riservandosi di intervenire in un momento successivo.

Giovanni PACE (gruppo di alleanza nazionale) suggerisce al Presidente l'opportunità di passare agli altri argomenti all'ordine del giorno, in quanto non considera necessario intervenire sul provvedimento prima dell'assunzione dei pareri da parte delle altre commissioni.

Antonio PEPE (gruppo di alleanza nazionale), si associa alle valutazioni dei colleghi Giovanni Pace e Carlo Pace, in quanto ritiene superfluo svolgere interventi sul provvedimento prima che siano pervenuti i pareri delle altre commissioni.

Edouard BALLAMAN (gruppo lega nord per l'indipendenza della Padania) sottolinea l'utilità di poter disporre dei pareri delle altre commissioni prima di continuare la discussione sul provvedimento.

Teresio DELFINO (gruppo misto-CDU) ricorda di aver già rilevato nel corso delle precedenti sedute l'accelerazione imposta dalla maggioranza alla discussione del provvedimento, che non ha permesso lo


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svolgimento dei necessari approfondimenti; è certo che alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva si registrerà la massima disponibilità, da parte di tutti, a tenere nel debito conto i pareri espressi dalle altre commissioni.

Manlio CONTENTO (gruppo di alleanza nazionale) richiamandosi al disposto dell'articolo 73 del regolamento, sottolinea come l'acquisizione del parere da parte delle altre commissioni sia necessario per procedere nell'esame del provvedimento: qualora la discussione continuasse prima di acquisire tali pareri si correrebbe il rischio di compiere un dibattito sostanzialmente sterile, in quanto non si potrebbe tener conto delle osservazioni o delle condizioni che le altre commissioni potrebbero ritenere di avanzare. Il suo ragionamento non è minimamente condizionato dal fatto che il Polo delle libertà si è espresso in senso contrario al provvedimento, trattandosi di argomentazioni di carattere procedurale, rafforzate dal fatto che il regolamento stabilisce un termine entro il quale le Commissioni chiamate a farlo devono esprimere il loro parere: chiede pertanto formalmente di differire il seguito della discussione al momento in cui saranno disponibili i pareri.

Giorgio BENVENUTO, Presidente, precisa di non aver inteso svolgere nella seduta odierna le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento: la discussione odierna era stata sollecitata dalle forze di opposizione, per poter esporre con maggiore disponibilità di tempo le proprie argomentazioni. Sottolinea come, secondo la prassi seguita finora dalla Commissione, la votazione sull'attribuzione del mandato a riferire al relatore si svolgerà solo dopo l'acquisizione dei pareri richiesti alle altre commissioni.

Alessandro REPETTO (gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo) ritiene che le dichiarazioni testè svolte dal Presidente contribuiscano a dare chiarezza alla discussione, rilevando, come, anche in questa sede, si evidenzi la volontà dell'opposizione di dilatare il più possibile i tempi dell'esame del provvedimento.
In linea generale, rileva come molti esponenti delle forze di opposizione abbiano reso, anche al di fuori della Commissione, dichiarazioni, che considera inaccettabili, sulla supposta volontà liberticida della maggioranza in ordine alla disciplina sulle fondazioni bancarie; al contrario, il provvedimento realizza quegli obiettivi di riforma e di modernizzazione che la maggioranza si poneva, contribuendo ad assicurare alle fondazioni stesse positive opportunità di sviluppo. Ritiene che la previsione di un'autorità di vigilanza sulle fondazioni sia del tutto coerente con il ruolo fondamentale che queste ultime svolgono; il provvedimento inoltre favorisce quel processo di dismissione nelle partecipazioni bancarie che il mercato sta del resto realizzando autonomamente, fornendo un quadro di riferimento giuridico a tale processo. La difesa dell'autonomia delle fondazioni non puo significare il mantenimento dello status quo, ricordando come le operazioni di fusione e di incorporazione che in questi ultimi anni hanno coinvolto le fondazioni bancarie sono state spesso inquinate da motivazioni di carattere politico-clientelare. Rivolgendosi in particolare ai colleghi del gruppo di forza Italia, si meraviglia del fatto che la loro posizione sul provvedimento sia completamente allineata a quella di Alleanza nazionale.

Maria Teresa ARMOSINO (gruppo di forza Italia) si riserva di svolgere osservazioni più complessive sul provvedimento in un momento successivo all'acquisizione dei pareri delle altre commissioni; rileva comunque come le argomentazioni svolte dal collega Repetto siano suggestive ma non convincenti: il gruppo di Forza Italia non è infatti allineato sulle posizioni di Alleanza nazionale, ma ha espresso, attraverso numerosi suoi autorevoli esponenti, la sua posizione, frutto di liberi convincimenti personali. Contesta l'impostazione centralistica del provvedimento, che prevede un controllo eccessivo sulla


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gestione delle fondazioni e sulla redditività del loro patrimonio; rileva il rischio di possibili condizionamenti da parte di forze politiche e di enti locali sugli organi di indirizzo e di controllo delle fondazioni stesse; sottolinea l'opportunità di attribuire a queste ultime un ruolo importante a sostegno dell'economia.

Il Sottosegretario Roberto PINZA rileva come, fin dal momento della presentazione del provvedimento, si sia aperto un largo dibattito sullo stesso, nel corso del quale molti studiosi ed autorevoli esponenti del mondo delle fondazioni siano passati da una posizione critica ad un atteggiamento favorevole al provvedimento stesso, sottolineando inoltre come molte fondazioni si stiano muovendo nello stesso senso indicato dal provvedimento. È certo legittimo porsi in una posizione di difesa della situazione attuale, ma ritiene che ciò debba essere fatto attraverso una scelta chiara; non considera positivo assumere una posizione pregiudizialmente contraria sul provvedimento, che, nelle sue iniziali aspirazioni avrebbe potuto essere assunto da tutti i gruppi come base di un lavoro comune.

Giorgio BENVENUTO, Presidente, ricorda come l'ufficio di presidenza convocato per domani dovrà approfondire le diverse questioni procedurali emerse dallo svolgimento dei lavori. Ringrazia il collega Giovanni Pace per le dichiarazioni ferme ma cortesi da lui rese ieri in aula e sottolinea come l'esperienza di queste ultime sedute potrà servire a tutti per evitare in futuro i problemi che hanno costretto la Commissione ad affrontare alcuni momenti di difficoltà e di tensione. Ringrazia i relatori, tutti i colleghi, i sottosegretari Pinza e Vigevani nonchè gli uffici, per il notevole lavoro svolto, assicurando che solleciterà l'espressione del parere da parte delle altre commissioni.

Esame del disegno e delle proposte di legge:
S. 1822. - Istituzione dell'Ente tabacchi italiani
(approvato dal Senato) (3852).
BERSELLI: Delega al Governo per la trasformazione in ente pubblico economico dell'Amministrazione dei monopoli di Stato (632).
SBARBATI: Riforma dell'Amministrazione dei monopoli di Stato (964).
BRUNALE ed altri: Riforma dell'Amministrazione dei monopoli di Stato (1338).
ALEMANNO ed altri: Soppressione dell'Amministrazione dei monopoli di Stato (3713).
(Inizio dell'esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Giorgio BENVENUTO, Presidente, invita il collega Brunale, relatore assieme al collega Piccolo sul provvedimento, ad illustrare la sua relazione.

Giovanni BRUNALE (gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo) rileva come il provvedimento in esame tragga origine dal processo di riordino e privatizzazione delle imprese pubbliche e delle amministrazioni e aziende autonome di cui al decreto-legge 5 dicembre 1991, n. 386, convertito dalla legge 29 gennaio 1992, n. 35 e successive modificazioni, che ha dettato norme per la trasformazione in società per azioni degli enti pubblici economici, delle aziende autonome e degli enti di gestione.
Al procedimento disciplinato con tale norma il Governo ha preferito, nel caso dell'Azienda autonoma dei monopoli di Stato, la strada della legislazione speciale, prima con il decreto-legge 30 agosto 1996, n. 456, non convertito per decorrenza dei termini, poi con il disegno di legge n. 1822, approvato con modificazioni dal Senato il 5 giugno 1997 ed ora all'esame della Commissione.
D'altra parte, le complesse vicissitudini dei provvedimenti adottati per la trasformazione in S.p.A. dell'Azienda autonoma dei monopoli di Stato nella X e XI legislatura e l'assenza di proposte governative che hanno contrassegnato in materia la XII e la XIII legislatura, lo inducono a ritenere questa strada utile per raggiungere l'obiettivo più generale di far arretrare


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lo Stato dalla gestione di attività tipicamente economico-mercantili e di avviare, nel rispetto delle prerogative aziendali, dei lavoratori del settore e dei consumatori, una nuova possibile politica economica ed industriale in grado di competere nel processo di globalizzazione dei mercati del tabacco e del sale.
Responsabilità vuole, anzi, che non sfugga ad alcuno l'urgenza di trasformare natura giuridica e compiti dell'Azienda autonoma dei monopoli.
Tale urgenza, oltre che sollecitata dalla reale condizione in cui versano le realtà produttive di ogni comparto e di ogni collocazione geografica nel paese, ridotte ad una capacità produttiva del 55 per cento del proprio potenziale, è stata avvertita fin da 1988 dalle stesse organizzazioni sindacali di categoria, che si sono dichiarate disponibili ed hanno anzi sollecitato la riforma, ed è stata anche evidenziata dal piano di ristrutturazione industriale elaborato dall'Amministrazione e siglato il 28 giugno 1994, nonché dalla Corte dei conti, nella relazione sul Rendiconto dello Stato (anni 1994, 1995, 1996). Il maturare, nei tempi recenti, di anomali conflitti in seno alla dirigenza, tra questa e alcuni organi del Ministero delle finanze e servizi dello Stato, con evidente rischio di ingovernabilità del settore, già caratterizzato da inerzia aziendale nell'affrontare e risolvere i problemi produttivi, commerciali e del personale, rende ancora più necessario un intervento in materia.
Ci si trova di fronte, ad un provvedimento che non solo prende in considerazione la trasformazione, a distanza di 70 anni dalla sua istituzione (realizzata con il regio decreto-legge 8 dicembre 1927, n. 2258) della «speciale» azienda dei monopoli di Stato, ma che, intervenendo sulla natura giuridica e sulle funzioni dell'Azienda autonoma, inciderà, a maggior ragione, sul futuro di una realtà produttiva e commerciale poco conosciuta ma di grande rilievo economico ed occupazionale, che coinvolge un elevato numero di imprese impegnate nel settore agricolo, nella produzione di mezzi tecnici, nella trasformazione dei tabacchi e del sale, e nella distribuzione commerciale all'ingrosso e al dettaglio. Tale filiera, che assicura allo Stato un consistente gettito fiscale (12.789 miliardi nel 1995, pari all'1,72 per cento del reddito disponibile delle famiglie di fumatori e allo 0,8 per cento per il complesso delle famiglie) occupa, compresi i lavoratori a tempo parziale, circa 300.000 unità (200.000 se invece consideriamo il tempo pieno) così distribuite:
150.000 nel settore distributivo (rivendite e magazzini);
120.000 nell'agricoltura;
19.000 nella prima trasformazione;
10.000 nell'industria di seconda trasformazione.
Questo settore, da solo dunque, contribuisce dunque per oltre il 3 per cento all'intero gettito fiscale e colloca l'Italia come Paese maggior produttore di tabacco in Europa (38 per cento dell'intero raccolto).
Appare evidente, allora, che compito primario del Parlamento è oggi quello di riformare l'Azienda dei monopoli perché si apra, con nuovi strumenti, una diversa stagione di strategia industriale, produttiva e commerciale in un settore così importante: ciò non può che avvenire, pena possibili insuccessi, entro un quadro più generale di impegni e di azioni specifiche che competono tanto al Governo quanto ai privati.
Pensa al superamento delle politiche comunitarie di intervento nel settore della tabacchi coltura (riforma Mac Sharry del 1992) e al ruolo che in quel contesto vorrà svolgere il nostro Paese, alle politiche fiscali, alle politiche di contrasto del mercato illegale e all'elusione del divieto di pubblicità dei prodotti da fumo, nel quadro di rinnovate normative nazionali e comunitarie, tendenti a favorire dinamiche economiche occupazionali positive e di tutela dei consumatori.
Si riferisce, inoltre, al necessario intervento di adeguamento e ammodernamento della rete distributiva all'ingrosso e


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al dettaglio, che deve rispondere alle esigenze del mercato e qualificare il servizio al consumo.
L'insieme di queste ed altre politiche, quali ad esempio quella di penetrazione nei mercati internazionali dei prodotti, sarà determinanti, a suo giudizio, per l'evoluzione del settore e costituirà una irripetibile occasione per coniugare l'efficacia politica della scelta riformatrice in direzione della privatizzazione all'efficienza aziendale, alla qualità del prodotto e alla competitività nel mercato. Il tempo, tuttavia, non gioca in favore di questa prospettiva: in Europa tutti i maggiori paesi hanno da tempo intrapreso la strada di riorganizzare e ammodernare il settore, procedendo, pur in forme diverse, alla sua privatizzazione; solo l'Italia, fino ad ora, è apparsa incapace di rispondere ai cambiamenti strutturali dell'economia e dell'industria del tabacco e del sale, mantenendo in piedi un sistema aziendale produttivo e commerciale obsoleto nelle tecnologie e privo di un disegno industriale, disseminato a macchia di leopardo sul territorio nazionale, rigido nella struttura direzionale e organizzativa, soffocato dalla burocrazia e da interessi corporativi.
L'avvento del mercato unico europeo, che fin dagli anni '70 ha abolito il diritto esclusivo della coltivazione del tabacco greggio, l'importazione e la commercializzazione all'ingrosso dei tabacchi lavorati di origine comunitaria, l'abolizione del monopolio del sale, ma soprattutto il lento e progressivo declino, sancito dalla perdita in 10 anni di 20 punti percentuali della quota di mercato (1986 61,9 per cento - 1996 42,2 per cento) del tabacco lavorato prodotto in Italia e il conseguente parallelo calo degli addetti (1986/14.728 unità - 1996/10.495 unità), rendono non più procastinabile un intervento legislativo di riforma.
L'attuale Azienda autonoma dispone, direttamente o attraverso il gruppo ATI SpA, di 14 agenzie di coltivazione, 18 stabilimenti di manifattura, 2l depositi per la distribuzione e lo stoccaggio, 2 cartiere e 4 stabilimenti per la produzione del sale di cui 1 di sale da ebollizione.
Gli addetti sono complessivamente 9.930, di cui il 30 per cento circa inquadrato nei ruoli impiegatizi; il fatturato complessivo è di 19.900 miliardi, l'utile registrato nel 1996 è di 420 miliardi, il patrimonio è stimato in 4.633 miliardi di lire.
Il gettito fiscale 1996, al netto delle spese, comprendente anche lotto e lotterie, è stato di 16.180 miliardi.
Al 31 dicembre 1996 la produzione registrata di tabacchi lavorati è risultata di 52.200.549 Kg. (81.000.000 nel 1984); la vendita di tabacchi lavorati è stata di 90.613.627 Kg. di cui 34.064.000 Kg. di prodotti nazionali, 15.239.817 di produzioni su licenza e 39.309.360 Kg. di prodotti esteri.
Rispetto al 1995 la flessione sul totale è dello 0,6 - 0,7 per cento ma, mentre la vendita dei prodotti nazionali è scesa di oltre 6 punti percentuali, quella dei prodotti esteri è salita di oltre 5 punti.
La sigaretta leader del monopolio, la MS, ha conosciuto nel primo semestre del 1996 una flessione delle vendite del 12 per cento rispetto allo stesso periodo del 1995.
La fabbricazione su licenza, che rappresenta circa il 30 per cento della produzione dell'Azienda, interessa circa 1.300 addetti e gli stabilimenti di Modena, Rovereto, Verona, Bologna e in parte quelli di Lecce e di Lucca.
Il marchio Philip Morris, che in Francia ha uno spazio di mercato inferiore al 30 per cento e in Spagna del 16 - 17 per cento, in Italia è passato in pochi lustri ad occupare oltre il 50 per cento del mercato.
Per il sale la situazione appare ancor più allarmante, pur in presenza, negli ultimi tre anni, di un recupero di quote di mercato. Se ci si riferisce al sale alimentare, che è il prodotto con più alto valore aggiunto, si riscontrano i seguenti dati:
dalla fine del regime di monopolio, nel 1973, la vendita del sale alimentare e passata da 3.605.000 ql. ai 737.141 ql. del 1996;
l'attuale quota di mercato è per il 55 per cento circa in possesso dell'Italkali,


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per il 20 per cento della Compagnia Italiana Sali (CIS) e di produttori stranieri e solo il 25 per cento dell'Azienda autonoma Monopoli di Stato.

Si tratta di un fenomeno impressionante e al tempo stesso descrittivo della incapacità impunita manifestata nella predisposizione delle politiche industriali e commerciali del Monopolio, a danno della stessa Azienda di Stato, la cui origine risale, nei «famigerati» anni '80, alla scelta di istituire una società (l'AIS) partecipata alla pari dell'ATI e dell'Ibalkali per la commercializzazione del sale prodotto nelle saline del monopolio di Stato.
La conclusione di tale vicenda appare chiara ed incontrovertibile: in pochi anni Italkali ha monopolizzato il mercato del sale e l'Azienda di Stato, pur recedendo dai rapporti societari e di collaborazione commerciale, ha sofferto e soffre nel settore una crisi produttiva e di bilancio, fronteggiata, per così dire, con la chiusura di diversi stabilimenti e di saline il cui patrimonio, anche di natura ambientale, abbandonato a se stesso, è una ferita all'intelligenza e alle capacità professionali di generazioni e generazioni di tecnici e di operai che nel tempo hanno esaltato il ruolo dell'Azienda.
Diverso aspetto è quello della gestione del gioco del lotto e delle tredici lotterie, la cui espansione in questi anni è apparsa inarrestabile, almeno fino ai ripetuti, gravi incidenti occorsi recentemente, che in parte hanno minato la credibilità del monopolio di Stato nella fiducia dei cittadini. L'Azienda, tuttavia, ci pare svolga questa speciale gestione, cui si è aggiunta quella delle lotterie nazionali ad estrazione istantanea, con una certa efficienza ed economicità e comunque nelle condizioni di specializzazione e di professionalità necessarie all'auspicabile ulteriore crescita.
Queste generali considerazioni lo inducono a dichiararsi in sostanziale sintonia con coloro che manifestano chiaramente la determinazione di riformare l'Amministrazione dei monopoli; il disegno di legge n. 3852 in esame, approvato con modificazioni dal Senato a larga maggioranza, sembra corrispondere, nel suo insieme, alle aspettative di molti dei soggetti interessati alla trasformazione ed anche, in gran parte, a quelle sue personali.
Infatti, il testo presentato alle Camere, a cui sono state abbinate le proposte di legge Berselli n. 632, Sbarbati n. 964, Brunale n. 1338, e Alemanno n. 3713, conserva, all'articolo 1, l'originaria ispirazione di superare, attraverso l'istituzione dell'Ente Tabacchi e la successiva trasformazione in una o più SpA, il monopolio, per porre termine all'anacronistica condizione di riservare allo Stato il compito di produrre e commercializzare sigarette. Si tratta di una attività tipicamente economico-mercantile, in cui solo una gestione privatistica può recuperare margini di economicità e di concorrenzialità produttiva e qualitativa dei marchi nazionali.
L'Amministrazione cede pertanto all'istituendo Ente, la cui attività sarà disciplinata dal codice civile e dalle leggi inerenti le persone giuridiche private, precise funzioni e conserva quelle di interesse generale già affidatele o conferitele per legge dallo Stato, compreso il lotto e le lotterie, che nell'insieme costituiscono, a suo avviso, esercizio di potestà inalienabili dello Stato o vere e proprie attività amministrative e funzioni di «sostituto d'imposta».
L'Ente, entro due anni dalla sua istituzione, sarà trasformato in una o più SpA con deliberazione del Consiglio di amministrazione o, in mancanza di ciò, dopo una proroga di tre mesi, da quella di un Commissario ad acta. Superato invano anche questo termine, il disegno di legge stabilisce che sia il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle finanze, dopo aver acquisito il parere del Parlamento, a disporre la trasformazione dell'Ente in una o più SpA.
Il comma 7, che chiude l'articolo 1, introdotto dal Senato al testo originario, autorizza l'Azienda dei monopoli a dare in concessione, rispettando il dettato della normativa comunitaria, attività e servizi di natura industriale e commerciale strumentali rispetto alle attività esercitate, in


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deroga alle disposizioni dell'articolo 19 della legge 29 gennaio 1986, n. 25, come modificato dall'articolo 18, comma 1, della legge 16 marzo 1987, n. 123.
Osserva che l'introduzione di tale norma dovrebbe riferirsi alla possibilità per l'Amministrazione, stante il mantenimento all'Amministrazione stessa delle attività del lotto e delle lotterie, di non vedersi precluso, per questa gestione, tra i canali aggiuntivi all'attuale rete distributiva, quello dell'Azienda Tabacchi Italiana SpA; canale non individuato tra quelli di nuova istituzione dal collegato alla finanziaria 1996 (legge 28 dicembre 1995, n. 549), che all'articolo 3, comma 227, nell'individuare, appunto, canali aggiuntivi, non derogava alla legge del 1986, che sopprimeva la facoltà, per l'Amministrazione, di conferire all'ATI le attività ed i servizi esercitati in regime di esclusiva.
È questa una sua personale valutazione, scaturita unicamente dallo studio del testo e dagli atti consultati che, se confermata da parte del Governo, appare logica e conseguente alla natura principale del disegno di legge.
Equilibrato, misurato e, al tempo stesso, aperto alla dinamica del confronto tra gli attori in campo è il contenuto dell'articolo 2 del provvedimento, concernente gli organi, lo statuto, i regolamenti e il controllo interno ed esterno dell'Ente.
Il Presidente e i sei consiglieri, nominati con decreto dal Ministro delle finanze di concerto con il Ministro del tesoro e costituenti il Consiglio di amministrazione, hanno poteri sufficientemente ben distribuiti, di cui rispondono al nucleo di valutazione interna, al Governo, e alla Corte dei conti che riferisce al Parlamento.
Il processo di ristrutturazione aziendale, unitamente ad ogni altra determinazione inerente le strategie produttive e commerciali, saranno valutate da un apposito comitato paritetico, rappresentativo dei lavoratori dipendenti, dei rappresentanti dei gestori di magazzino e dei tabaccai, disciplinando, al pari del nucleo di valutazione interna, dallo statuto dell'Ente, che determinerà, ovviamente, soprattutto gli scopi istituzionali dell'Ente stesso, ne disciplinerà le competenze e l'organizzazione, indicherà gli atti da sottoporre all'approvazione del Ministro vigilante o di altri Ministri.
L'articolo 3 disciplina il patrimonio dell'Ente, il suo regime tributario e la destinazione dei beni e del personale estranei all'Ente.
L'Ente diviene titolare dei rapporti attivi e passivi, nonché dei diritti e dei beni, compresi quelli in corso di realizzazione, relativi alle attività produttive e commerciali attribuite all'Azienda dei monopoli, ed è fornito di un fondo di dotazione pari al saldo positivo netto fra il loro valore contabile, che comunque non può essere inferiore a 500 miliardi di lire. Nel caso risultasse un ammontare inferiore, il fondo sarebbe integrato anche con beni e diritti di cui è titolare l'Amministrazione (commi 1, 2 e 3).
Il Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro del tesoro, determina con decreto la composizione del patrimonio iniziale dell'Ente oltre l'accantonamento al Fondo di previdenza dei dipendenti di cui alla legge n. 25 del 1996, ed entro 3 mesi dall'emanazione del decreto presenta al Parlamento una relazione sulle dismissioni o sull'eventuale utilizzo del patrimonio dell'Amministrazione non conferito all'Ente (commi 4 e 5).
Le obbligazioni e titoli similari emessi dall'Ente al fine della privatizzazione avranno ovviamente lo stesso trattamento tributario dei titoli emessi dalle società quotate in borsa (comma 5).
L'Ente è esente dall'imposta sul patrimonio netto delle imprese (comma 6), così come sono esenti da imposte e tasse tutti gli atti concernenti l'acquisizione del patrimonio dell'Ente (comma 7).
Infine, con il comma 8 dell'articolo 3 si stabilisce che il Ministro delle finanze, con decreto, dispone delle attività diverse da quelle produttive e commerciali, nonché dei beni e del personale ad esse afferenti.
Le questioni attinenti al personale (articolo 4) saranno affrontate dal collega Piccolo: soffermandosi quindi sul contenuto dell'articolo 5 del disegno di legge, concernente il contrabbando e la pubblicità,


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sollecita una riflessione adeguata alla complessità della materia. La normativa introdotta in prima lettura al Senato, appare al contrario poco convincente e probabilmente non utile a rafforzare l'azione di contrasto alle attività illegali in materia di contrabbando.
Il comma 1 abroga l'articolo 1 della legge 18 gennaio 1994, n. 50, ripristinando così i commi 1 e 2 dell'articolo 6 del decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 417, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 febbraio 1992, n. 66.
L'articolo 6 del decreto-legge n. 417 del 1991, al fine di contrastare il contrabbando dei tabacchi lavorati nel nostro paese, introduce e disciplina il sistema dei codici identificativi dei prodotti i cui confezionamenti non siano già dotati di specifici elementi di individuazione dei mercati finali e coinvolge l'Azienda dei monopoli ed i produttori di sigarette che abbiano contratti stipulati con l'Amministrazione stessa per l'importazione, la produzione, la distribuzione o la vendita dei loro prodotti nel territorio nazionale.
Inoltre, l'articolo 6 prevede disposizioni per la contabilizzazione e l'ispezione di prodotti di contrabbando sottoposti a sequestro in quantitativi superiori a 2.000 Kg. e dispone forme di collaborazione tra il Ministero delle finanze e i produttori nazionali ed esteri per studiare di volta in volta le azioni più efficaci di contrasto all'illegalità.
La norma, infine, oltre ad infliggere sanzioni amministrative finanziarie, sanziona la sospensione della commercializzazione da 1 a 2 mesi dei prodotti oggetto di contrabbando per un quantitativo superiore a 12 tonnellate annue.
Per contrastare il contrabbando e il mercato nero, il legislatore introdusse allora e si propone di reintrodurre una norma che blocca da 30 a 60 giorni il mercato legale, dando in tal modo, in quel determinato periodo, l'esclusiva al mercato nero stesso.
Non appare necessario ripercorrere, per chi ricorda gli effetti distorsivi della norma, le discussioni che attraversarono il Paese tra il 1991 e il 1992, fino alla decisione del Governo e del Parlamento di superare, con la legge 18 gennaio 1994, n. 50, la crescente difficoltà ed ingovernabilità del fenomeno.
Non può però tacere il giudizio che il Comandante generale della Guardia di finanza riferì nell'audizione dello scorso 12 dicembre presso questa Commissione, quando, con riferimento all'articolo 6 in questione ebbe a dichiarare che «Il nuovo istituto si rivelò, tuttavia, un boomerang, poiché il divieto della vendita legale delle sigarette "Marlboro", innescò una decisa intensificazione della domanda del prodotto di contrabbando». «Per questo motivo (continuava il Generale Bereghi), nel 1994, il menzionato "vincolo" venne sostituito con la legge n. 50 del 1994».
Le sue perplessità nascono dalla consapevolezza che vietare al pubblico l'accesso ad un prodotto di largo consumo crea le condizioni, a domanda invariata del prodotto, per la nascita o lo sviluppo di un mercato parallelo ancorché illegale.
Il comma 2 dell'articolo 5 sostituisce la normativa che disciplina il divieto della propaganda pubblicitaria dei prodotti da fumo, ampliando il divieto ad ogni forma pubblicitaria indiretta di promozione e di sponsorizzazione dei prodotti da fumo e prevedendo un irrigidimento delle sanzioni amministrative per i trasgressori, elevando l'importo minimo a 50 milioni di lire e quello massimo a 500 milioni di lire.
I capoversi 3 e 4 confermano quanto già previsto dalla legge n. 165 del 1962, devolvendo i proventi delle sanzioni ad un apposito capitolo di spesa del Ministero della sanità e destinati all'informazione, all'educazione sanitaria e agli studi per la prevenzione della patologia da fumo.
Con l'ultimo capoverso (n. 5), si inaspriscono le sanzioni in caso di recidiva delle trasgressioni di cui al primo capoverso, prevedendo che il Ministro delle finanze disponga, in aggiunta alle sanzioni amministrative, la sospensione per 30 giorni del prodotto interessato dall'infrazione, dalla distribuzione e dalla vendita.
Si riaffaccia, dunque, anche in quest'ultimo caso, la «cultura del proibizionismo» come arma da brandire contro


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l'illegalità, i cui effetti possibili e già sperimentati ci sembrano tradire l'onestà intellettuale delle reali intenzioni che stanno a monte della proposta.
In conclusione, ritiene di poter affermare che il disegno di legge in esame, arricchito nella sua stesura originaria attraverso la previsione del controllo del Parlamento sul processo di costituzione dell'ETI, sul percorso di riorganizzazione produttiva e commerciale di questo settore dell'economia nazionale, sul sistema ampio di garanzie per il personale, evidenzi il proprio punto di criticità nell'articolo 5. Si tratta di una disposizione che aggiunge ad un insieme omogeneo di norme, tese a riformare l'Azienda autonoma dei monopoli di Stato, nell'alveo del processo di riordino e privatizzazione delle imprese pubbliche avviato dalla legge n. 35 del 1992, temi di grande importanza e complessità, che interagiscono sicuramente con quello principale ma che forse meriterebbero un percorso separato di approfondimento tecnico-giuridico e di ricerca, che deve coinvolgere anche il Governo, secondo linee comuni di intervento in sede di Unione europea che garantiscano l'efficacia e l'equità di una nuova legislazione in materia.
Con queste considerazioni, nella convinzione che sia condivisa l'importanza e l'urgenza di approvare un buon testo di riforma, si affida alla competenza e alla disponibilità dell'intera Commissione perché il confronto sia utile e produttivo.

Giorgio BENVENUTO, Presidente, ricorda che la relazione sulle disposizioni del provvedimento relative al personale dell'ente sarà svolta in altra seduta. Rinvia all'ufficio di presidenza di domani la determinazione dei tempi per il seguito dell'esame del provvedimento.

La seduta termina alle 9,30.

IN SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 30 luglio 1997. - Presidenza del Presidente Giorgio BENVENUTO. - Interviene il Sottosegretario di Stato per le finanze Fausto Vigevani.

La seduta comincia alle 9,30.

Esame del disegno di legge:
S. 2132. - Disposizioni in materia di dismissioni delle partecipazioni statali detenute indirettamente dallo Stato e di sanatoria del decreto-legge n. 598 del 1996
(approvato dal Senato) (3967).
(Parere alla V Commissione ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, limitatamente agli aspetti attinenti alla materia tributaria).
(Esame e rinvio).

Giorgio BENVENUTO, Presidente, relatore, ricorda che, nella seduta di ieri, ha svolto la relazione sul provvedimento; considerato che la Commissione bilancio non intende concludere l'esame prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, propone di rinviare l'esame ad una successiva seduta, permettendo la discussione più approfondita su di una questione che appare particolarmente complessa.

Carlo PACE (gruppo alleanza nazionale) rileva come la Commissione finanze abbia competenza non esclusivamente sugli aspetti fiscali del provvedimento, ma anche su quelli relativi alle privatizzazioni: ha apprezzato particolarmente la relazione del Presidente Benvenuto, il quale ha voluto affrontare anche questi profili.

Giorgio BENVENUTO, Presidente, relatore, concorda pienamente con le osservazioni del collega Carlo Pace, sottolineando come la Commissione finanze abbia una competenza primaria sulla materia delle procedure di privatizzazione. Il provvedimento contiene anche una disposizione in materia di disciplina delle offerte pubbliche di acquisto. Ritiene che l'Ufficio di Presidenza convocato per domani potrà approfondire la questione, valutando anche le eventuali iniziative da assumere.

La Commissione concorda.

La seduta termina alle 9,45.