Commissione parlamentare per l'infanzia

 

Risoluzione 7-00879 Cavanna Scirea: Forme di violenza di gruppo da parte dei minori (baby-gang)

"La Commissione parlamentare per l'infanzia,

considerata la serie di audizioni e gli approfondimenti che ha svolto nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'attuazione della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo in materia di forme di violenza di gruppo da parte dei minori;

preso atto che il fenomeno può considerarsi riferibile a ragazzi appartenenti a tutti i ceti sociali, sia pure con alcune differenze tra le varie realtà geografiche del territorio;

considerato tuttavia che il fenomeno non è ancora così diffuso in Italia come in alcune grandi metropoli americane o del nord Europa, né organizzato ad esempio "per etnie" o come una vera e propria struttura criminale, con una progettualità specifica e predefinita, né il più delle volte sembra esservi la consapevolezza di delinquere;

nella convinzione che il fenomeno non debba essere enfatizzato, ma nemmeno sottovalutato, visto che allo stato attuale molto può essere ancora realizzato in termini di prevenzione e quindi di recupero delle devianze, ma al tempo stesso è necessario fornire risposte concrete alle infrazioni commesse dai ragazzi, che non possono considerarsi semplicemente "bravate";

considerato che allo stato attuale il fenomeno appare riconducibile, a grandi linee, ad una sorta di disimpegno morale che esiste nella società, negli adulti in particolare e di conseguenza nei minori, che non hanno più forti riferimenti educativi e culturali soprattutto a causa della frammentazione delle esperienze educative, mentre una logica di possesso di oggetti viene ad essere prioritaria rispetto al "possesso di valori";

considerato altresì che i riferimenti di base per il fanciullo e per l'adolescente sono costituiti dalla famiglia e dalla scuola

impegna il Governo

a promuovere e valorizzare, nell'ambito del programma quinquennale di progressiva attuazione della riforma sui cicli scolastici, e nel rispetto delle norme sull’autonomia scolastica, di regola il tempo pieno per quanto concerne la scuola di base;

a favorire nelle scuole, anche mediante specifici finanziamenti, attività espressive, di socializzazione e di aggregazione e, ove possibile, attività sportive;

a sostenere la creazione di centri di ascolto nelle scuole, già previsti nei progetti di educazione alla salute;

 

a prevedere, nell'ambito della prossima legge finanziaria il rifinanziamento della legge 19 luglio 1991, n. 216, recante "Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose" con possibilità di prevedere interventi su tutto il territorio nazionale. Una quota dei finanziamenti previsti dalla citata legge dovrebbe in particolare essere destinata a progetti riguardanti i territori maggiormente esposti ai rischi di devianza minorile e di coinvolgimento in attività criminose. Nell’ottica poi di una progressiva chiusura degli istituti penitenziari minorili, si dovrebbe sin d’ora pensare a misure alternative a quelle tradizionali di natura restrittiva, volte a creare luoghi di educazione al lavoro e al vivere civile;

a prevedere la creazione, con particolare riferimento alle aree più esposte ai problemi di devianza e di criminalità, di osservatori sulle problematiche dell’infanzia articolati anche a livello provinciale, che costituiscano una rete integrata tra gli operatori sociali (prefettura, ASL, provveditorato agli studi, tribunale dei minori, servizi sociali ecc.) che intervengono sui problemi dell’infanzia, ai fini di un migliore e più efficace coordinamento tra i vari soggetti istituzionali;

a prevedere, anche in attuazione dell’ordine del giorno n. 9/4236/158 approvato al Senato in sede di discussione della legge finanziaria per il 2000, l’assunzione dei vincitori del concorso per assistenti sociali, da impegnare nei settori della giustizia minorile e dei servizi sociali sul territorio, che potrebbe rappresentare un primo segnale rispetto ad una maggiore e più attenta presenza sul territorio di strutture a favore dell’infanzia;

a prevedere un’organizzazione urbanistica delle città idonea a favorire la realizzazione di spazi liberi dedicati alla socializzazione e all’aggregazione dei giovani;

a prevedere la presenza di uno psicologo nelle scuole che, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della figura dell’insegnante, possa tuttavia essere di ausilio e di sussidio in situazioni di particolare disagio."

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