Commissione parlamentare per l'infanzia

 

MISSIONE A GELA IL 18 NOVEMBRE 1999

RESOCONTO STENOGRAFICO

Franco GALLO, Sindaco di Gela. Un saluto ed un grazie alle Istituzioni della nostra Repubblica; oggi la visita della Commissione Bicamerale è un segno di attenzione che le istituzioni ci intendono riservare al massimo livello, il livello della funzione legislativa della funzione ispettiva e d'indagine. Un contributo che, dopo il raffreddarsi delle polemiche e di quella vicenda giornalistica che nacque infelicemente in relazione ad alcuni gravi episodi di criminalità qui verificatisi, può aiutarci a ricostruire un clima di sereno dibattito e di approfondimento soprattutto sui gravi problemi che affliggono la nostra città.

Un problema che esiste a livello planetario, un problema che esiste nella nostra nazione, un problema che esiste in particolar modo nella nostra città è quello di una parte della popolazione che vive ai margini e che da questa condizione di marginalità va recuperata. Va recuperata attraverso l'intervento su coloro che sono più facilmente plasmabili ed educabili rispetto a modelli di ordinata e sana convivenza civile, quali sono i più giovani. I problemi, le sofferenze, le sevizie sui più piccoli suonano come le peggiori e le più riprovevoli, rendendo pertanto necessaria una forte strategia di recupero.

Facendo leva su quanto di buono questa società civile riesce ad esprimere, su quanto di buono quotidianamente in questa città si fa, facendo leva su tutto questo si tende al recupero di queste porzioni, di questi segmenti di serietà, si tende al recupero attraverso un'azione positiva sui minori, sull'infanzia.

La commissione stamattina ci aiuterà, ci aiuterà con le audizioni che ha già fatto a Roma, con quelle che farà stamattina con voi, con quelle che farà successivamente, ci aiuterà proponendo i provvedimenti legislativi più opportuni, ci aiuterà, se mai fosse nei poteri o nelle disponibilità della commissione, a sondare meglio il fenomeno ed ad approfondirlo anche sul piano scientifico. Noi abbiamo bisogno anche di momenti di maggiore approfondimento scientifico sulle questioni delle devianza minorile e del recupero dei bambini in età infantile. Abbiamo esaminato anche il contesto, qui notorio, dell'habitat urbanistico della nostra città. Io non voglio dilungarmi oltre perché lo spazio è molto limitato, commetterei una doppia imprudenza giacché quella di avere ritardato ci rende colpevoli, è giusto che ci sia un rapporto diretto tra la commissione e le sue articolazioni e la società civile di questa nostra città, perché le proposte, le diagnosi si formulino e perché gli onorevoli commissari possano avere tutti gli elementi di valutazione per poi aiutarci. E’ questa l'ottica per risolvere i nostri problemi, nella consapevolezza che, risolvendo i nostri problemi, cioè i problemi degli ultimi di questa città, si risolvono i problemi dell'intera comunità nazionale, perché non c'è espressione più vera di quella che afferma che nella comunità europea non si entra senza il mezzogiorno.

La convivenza civile c'è nella misura in cui anche gli ultimi, i più diseredati, i più degradati vengono recuperati, quando cioè si realizza un processo di tendenziale recupero verso condizioni di normale convivenza civile. E’ questo l'obiettivo di qualsiasi comunità ragionevole che si costruisca sulla sana interrelazione civile e non sulla contrapposizione, sulla divisione; è questo l'approccio istituzionale e politico. La mia gratitudine difficilmente può essere resa in parole perché è davvero vasta, grande nei confronti dei componenti della commissione ed in particolare del senatore Montagnino che nella veste di Vice Presidente della Commissione, ha destato l'attenzione della Commissione stessa, ha fatto si che questa Commissione si occupasse di Gela, e che quindi da questa attenzione sorga un clima di solidarietà.


Antonio MONTAGNINO
Vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia. Grazie Sindaco. Innanzitutto vi chiedo scusa perché la scaletta dei nostri lavori ha subito una modifica che ha portato un ritardo nei tempi. Spero di recuperare, quindi dirò soltanto qualche parola per illustrare questa nostra iniziativa. Noi, come Commissione Parlamentare per l’Infanzia, costituita da deputati e senatori, abbiamo avviato un’indagine conoscitiva che ha raccolto l’allarme che è venuto da Gela. Le questioni da affrontare, però, riguardano non soltanto gli avvenimenti accaduti nel mese di luglio, ma si riferiscono anche a problemi che si trascinano da parecchi anni.

Abbiamo ritenuto di dover affrontare la questione dei minori a rischio, della devianza, del coinvolgimento dei minori nell’attività criminosa, con un’indagine conoscitiva che riguarda l’intera attuazione della Convenzione di New York del 1989 sui diritti dei minori, perché è chiaro che l’infanzia negata implica la violazione di un diritto che è proprio degli stessi minori. Noi siamo venuti qui per ascoltare, conoscendo i limiti del nostro ruolo che non è legislativo; non siamo, infatti, una Commissione legislativa. Forte è però la determinazione con cui vogliamo esercitare le nostre funzioni per poter intervenire, per cogliere dal vivo della realtà istituzionale e sociale di Gela gli elementi che ci consentiranno di fare le proposte più adeguate, più efficaci, affinché non ci sia un radicamento della criminalità minorile e non ci siano minori a rischio di devianza.

Credo che noi tutti abbiamo il compito, la responsabilità, non solo come Commissione, ma anche come soggetti e istituzioni locali, di individuare una strategia di prevenzione che sia capace di incidere sui meccanismi individuali, ma anche familiari, ambientali e sociali, in modo che si possa operare un recupero dei minori che sono stati compressi dalla criminalità o che sono stati arruolati nella criminalità.

Noi vorremmo che la prevenzione non sia soltanto un’ipotesi di lavoro, ma soprattutto un insieme di interventi continuativi, efficaci ed organici, diretta conseguenza di scelte coerenti, per dare risposte alle rivendicazioni e alle esigenze che esistono in questo territorio.

Il problema della devianza dei minori a rischio, lo sapete meglio di me in quanto esperti, addetti ai lavori, operatori, non può essere soltanto un problema di repressione. Io credo che le forze dell’ordine, la Magistratura, facciano compiutamente il loro dovere intervenendo al momento in cui è necessario intervenire, ma bisogna anche portare avanti un’azione congiunta, sinergica, come suol dirsi, perché il fenomeno sia prevenuto, agendo anche sul contesto ambientale. Se c’è illegalità diffusa, se non c’è un’affermazione di legalità, se ci sono zone degradate, è chiaro che il bambino cresce in un contesto in cui gli è difficile distinguere il lecito dall’illecito, il giusto dall’ingiusto, il bene dal male. Allora credo che la società, le istituzioni abbiano il dovere di approntare una strategia di prevenzione, essendo responsabilità di tutti rendere efficaci e concreti gli interventi da realizzare.

Questo compito deve essere rimesso alla società civile, al volontariato, perché sono convinto che in tale ambito ci siano risorse ed energie che possono veramente aiutare le istituzioni, le quali incontrano grossi ostacoli da superare e gravi carenze che occorre sicuramente colmare.

Esistono leggi statali d’intervento sui minori a rischio, come la legge n.216 del 1991 che, pur stabilendo una serie di obiettivi da realizzare, è dotata di strumenti, tra cui quelli finanziari, non adeguati. E sono proprio tali limiti a rendere, a volte, poco credibile la possibilità di ottenere risultati positivi.

Per queste ragioni è necessario compiere ulteriori sforzi. In questa direzione si stanno muovendo i servizi sociali del Comune e il volontariato i quali, con grande abnegazione, e superando ostacoli che a volte sembrano insormontabili, riescono a dare delle risposte che, probabilmente, non sono risolutive ma che, tuttavia, tentano in qualche modo di contenere l’ampiezza e le dimensioni dello specifico fenomeno di Gela che vede alcuni minori diventare veri e propri killer.

E’ dunque presente una società vigile, attenta, che reagisce, che ha creato un confine isolando l’illegalità. Ritengo sia in ogni caso indispensabile una maggiore trasparenza, una legislazione più efficace, strumenti finanziari adeguati, ma soprattutto credo ci sia bisogno del vostro aiuto. Noi siamo qui per ascoltare e per assumere le nostre responsabilità. I nostri interlocutori saranno complessivamente il Parlamento e il Governo, perché non ci troviamo a Gela per fare una passerella, per avere visibilità, come suol dirsi; siamo qui per assumere le nostre responsabilità, come ciascuno di voi assume le proprie agendo con grande difficoltà in diversi versanti, in questo territorio.

Adesso ascolteremo i colleghi che sono qui presenti: la senatrice Scopellitti, il senatore Monteleone, il senatore Occhipinti, l’onorevole Scantamburlo e l’onorevole Pozza Tasca. Noi porremo delle domande, ma soprattutto acquisiremo le vostre risposte, le vostre valutazioni e le vostre proposte, che potranno diventare le nostre proposte. Per questa ragione vi ringrazio anticipatamente e vi prego di essere estremamente sintetici nei vostri interventi che potrete, eventualmente, completare con le relazioni scritte, in modo da realizzare un lavoro compiuto e proficuo. Gli atti di questi nostri incontri saranno non solo pubblicati per l’archivio o per la memoria, ma saranno strumento di lavoro per le azioni che dovranno essere predisposte.

Vi ringrazio. Prende ora la parola l’assessore alla Pubblica Istruzione.

 

Lillo GIARDINO, Assessore alla pubblica istruzione. Sì, io sono l'assessore alla pubblica istruzione di questo comune e ritengo di avere delle cose da dire in questa sede perché mi occupo di una realtà che ritengo importantissima in questa città. Noi amministratori non possiamo vivere a Gela sugli allori, però io questa mattina devo dire con molta serenità, senza inventarmi nulla, con dati alla mano che alcune cose importanti, importantissime si sono fatte in questi ultimi tempi.

Riteniamo che l'infanzia vada seguita specialmente nell'ambito dell'attività scolastica, nell'ambito dell'istruzione primaria e che quindi l'infanzia vada scolarizzata e anche prescolarizzata. Io semplicemente devo rilevare che ad oggi dopo molti anni di difficoltà, noi possiamo dire che delle nuove scuole sono state consegnate a questa città. Sono state consegnate delle scuole l'anno scorso, in particolare sono state consegnate tre scuole elementari proprio nei quartieri dove c'era maggiormente bisogno, nei quartieri maggiormente degradati, nei quartieri periferici. Sono state le Istituzioni che hanno guadagnato, praticamente hanno riconquistato questi territori, così, in questi quartieri che sono nati spontaneamente, i bambini, i nostri bambini non fanno più i doppi turni. A Gela la situazione delle scuole comunque è in grande evoluzione la popolazione scolastica è abbastanza abbondante e noi riteniamo che c'è molto da fare perché l'ambiente scolastico sia sempre più all'altezza del compito, affinché nell'ambiente scolastico i nostri giovani possano trovare il luogo naturale per la propria educazione, per la propria formazione.

Qui ho ascoltato che si parla molto delle associazioni di volontariato, cui non voglio nulla togliere; voglio semplicemente far rilevare in questa sede che il ruolo dell'istituzione scolastica per l'infanzia è assolutamente di primaria importanza perché l'istituzione scolastica riesce a raggiungere tutte le fasce sociali, riesce a raggiungere, perché questo prescrive la legge, ogni ceto sociale.

Altra cosa importantissima, abbiamo colmato una grave carenza di struttura della scuola materna, su cui avevamo registrato gravi ritardi in questa città, non vogliamo ne piangerci addosso ne lanciare accuse a coloro che hanno amministrato in passato o governato, sta’ di fatto che grazie all'ascolto che abbiamo avuto dal governo nazionale in questi ultimi mesi, quest'anno, abbiamo attivato più di venti sezioni di scuola materna, siamo quasi riusciti a saturare la richiesta, la domanda di iscrizione presso queste scuole. Ancora c'è molto da fare, molti problemi organizzativi devono essere risolti ma ritengo che la nostra città ha bisogno di cose che durano nel tempo; gli interventi e i progetti sono utili, altri parleranno di progetti che devono essere portati avanti, ma ci sono delle priorità che devono essere perseguite per l’intera città. Acquisire un'istituzione scolastica nella città, acquisire sezioni di scuola materna significa conquistare delle cose che poi non possono venire meno l'anno successivo per mancanza di finanziamento o per problemi particolari perché diventano patrimonio della città. La nostra è una realtà depressa però io posso testimoniare, posso dire senza timore di essere smentito che le nostre scuole sono ormai distribuite un po’ su tutto il territorio e l'attività che viene svolta dalle scuole è un'attività altamente qualificata che viene svolta in tutte le scuole di Gela e anche nelle scuole che sono state aperte nei quartieri periferici.

La città ha voglia di reagire tra i problemi che pure ci sono e che non vogliamo nascondere. Non ne vogliamo nascondere neanche uno perché nascondere i problemi significa prenderci in giro; invece li vogliamo affrontare, vogliamo affrontarli serenamente e vogliamo andare avanti in questa direzione sapendo che per certi versi siamo in un momento critico, in un momento particolare, per altro io dico che abbiamo delle grandi opportunità e queste grandi opportunità devono essere massimizzate, devono essere utilizzate al meglio per il bene di questa nostra città. Questa è semplicemente una brevissima rassegna di quelle cose concrete che si sono fatte, si stanno facendo, che stanno prendendo sempre più corpo a favore dell'infanzia della nostra città. Chiaramente non è merito esclusivo dell'amministrazione comunale, è qualcosa che si realizza con un lavoro di concerto con le istituzioni e con le istituzioni superiori che in questo caso hanno dato il risultato che dovevano dare. Quindi bisogna continuare su questa scia, bisogna continuare su questa lunghezza d'onda. Le leggi sull'autonomia scolastica in qualche modo coinvolgono non solo l'amministrazione comunale, non solo gli enti locali ma le istituzioni scolastiche autonome del futuro; si dovranno portare avanti dei progetti, potranno sorgere convenzioni anche con i soggetti del volontariato locale, quindi tutti devono prestare la propria opera in un settore, quello scolastico e dell'educazione, estremamente importante, estremamente risolutivo perché offre delle soluzioni durature nel tempo ed io sono per le soluzioni che durano nel tempo, grazie.

Antonio MONTAGNINO, Vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia. C'è un’esigenza tecnica: per chi volesse intervenire credo che lo possa fare però scandite bene nome cognome e ruolo in modo che possano prenderne conoscenza i componenti della commissione.

Prima di darvi la parola, ci sono due interventi, l'onorevole Scantamburlo e l'onorevole Pozza Tasca, che servono per avviare i lavori nel merito e suscitare anche domande specifiche su cui nei vostri interventi potrete tener conto.

Dino SCANTAMBURLO, Deputato della Commissione parlamentare per l’infanzia. Sono Dino Scantamburlo deputato della Commissione Affari Sociali e della Commissione bicamerale per l'infanzia, anche io ringrazio tutti tantissimo per la presenza e la testimonianza che ciascuno di voi dà nell'impegno profuso nel proprio settore. Siamo qui per conoscere, per capire e per assumerci delle responsabilità, come diceva il presidente Montagnino, io vorrei chiedere più che altro alcune cose, conosco qualcosa del progetto Orione, del progetto relativo ai due centri diurni di aggregazione che sono stati organizzati dal comune e ho visto qualche dato sull'applicazione della legge 216, ho anche rilevato su alcuni aspetti una programmazione interessante: l'extra scuola nel sistema formativo dei ragazzi, alcune équipe socio psicopedagogiche di 35 unità, un progetto che almeno sulla carta è mirato verso situazioni di recupero o di prevenzione particolarmente importanti Allora vorrei capire sia rispetto alla legge 216 sia rispetto alla legge 285 quando e come in questa realtà è possibile mettere insieme le risorse di idee, di persone, le disponibilità dei diversi soggetti che in una realtà così complessa devono necessariamente collaborare. Mi riferisco al Comune, ai Servizi Sociali, alle scuole, su cui sarebbe interessante conoscere il dato sulla dispersione scolastica, al tribunale dei minori, alle parrocchie: vorrei capire quanto e come agiscono sul piano anche sociale, se in collaborazione con le istituzioni e le associazioni di volontariato e quindi quando e come si riesce a lavorare in rete in progetti educativi di recupero e/o di prevenzione, sia per affermare la cultura della legalità sia per offrire occasioni non sporadiche ma entro un progetto continuativo di aggregazione per bambini e per ragazzi. Mi pare di capire che possa essere un problema come lo è certamente anche altrove in tantissime altre realtà

Ho l'impressione, voi mi direte se errata o se si avvicina al vero, che in una realtà come questa l'intreccio coordinato e mirato negli obiettivi di queste varie componenti istituzionali e sociali rispetto ad alcuni obiettivi possa forse meglio di altre forme raggiungere risultati significativi. In parlamento stiamo vedendo in questi mesi due proposte di legge importanti, quella sugli asili nido, la stiamo vedendo proprio in questi giorni in commissione affari sociali, una legge nuova che vuole estendere notevolmente questo servizio nei vari comuni attraverso forme anche di cofinanziamento tra Stato, Regioni e Comuni. Mi domando se e quanto potrebbe essere utile e importante qui, seconda proposta di legge che il parlamento andrà a discutere nelle prossime settimane è quella di riforma dell'assistenza, di riforma della vecchia legge Crispi di cento anni fa che si propone di garantire a tutti i soggetti una serie di servizi essenziali di tipo sociale nel territorio mirando molto alle famiglie, soggetto quest’ultimo che per fortuna le varie culture politiche stanno recuperando come valore, importante per il coinvolgimento pieno nell'opera di educazione dei singoli, dei piccoli, e poi anche come valore di coesione sociale. Accenno a questi due provvedimenti che non si possono dimenticare in un discorso complessivo che stiamo facendo sui minori e sulle famiglie. Mi fermo qui, grazie.

Elisa POZZA TASCA, Deputato della Commissione parlamentare per l’infanzia. Buongiorno io sono Elisa Pozza Tasca, faccio parte della Commissione Bicamerale per l'Infanzia, nello specifico presiedo il gruppo di lavoro sullo sfruttamento minorile, il mio ruolo poi si proietta in una visione europea perché sono Vice Presidente della Commissione Europea dell'infanzia al Consiglio d'Europa. Quindi cerco di portare tra il mio paese e i paesi del Consiglio d'Europa, che sono 41, le mie competenze, ma anche le istanze che ne emergono.

Devo dire che oggi per noi è una giornata importante, signor Sindaco, lei ha detto che dobbiamo avere più attenzioni per i nostri giovani, io vorrei dire che oltre che essere giovani rappresentano il futuro della sua città, e mi permetto di dire che rappresentano il futuro del nostro paese ed è per ciò è importante in questo momento focalizzare le nostre attenzioni e il nostro lavoro. Vorrei dire che oggi è importante per noi, come Commissione Bicamerale per l'Infanzia, perché al di là delle celebrazioni del decimo anniversario della convenzione di New York sui diritti del fanciullo, noi vorremmo inaugurare una nuova stagione delle istituzioni, che non è solo quella delle celebrazioni, delle ratificazioni o comunque di nuove normative.

Noi vorremmo inaugurare una nuova stagione perché credo che per ogni iniziativa, anche normativa, noi dovremmo anche verificarne le ricadute sul territorio; vorremmo avere cioè capacità di verifica, di controllo, di analisi perché quando noi pensiamo ad un lavoro futuro non possiamo non partire che da quanto già attuato. Noi dobbiamo capire che cosa finora abbiamo ottenuto, che cosa finora abbiamo fatto e da qui partire per una progettualità futura. Volendo ottimizzare il tempo io vorrei fare due domande, una alle istituzioni locali e una alla rappresentanza del volontariato, delle associazioni comunque del mondo del no profit. La prima domanda vorrei porla all'Assessore alla Pubblica Istruzione; lei ci ha parlato, Assessore, di nuove scuole, di una presenza maggiore della scuola materna con cui finalmente abbiamo combattuto il doppio turno. Io sono contenta di tutte queste cose però ho davanti a me l'analisi fatta dal dott.. Tinebra che, nel cercare di analizzare i problemi della devianza giovanile, dice testualmente: " penso che una buona metà dei ragazzini di un certo tipo sociale non vanno a scuola ". Allora la domanda che io le pongo: l'abbandono scolastico che ricaduta ha, che consistenza ha? Noi sappiamo che ogni minore che non va a scuola diventa vittima di uno sfruttamento minorile, può essere vittima del lavoro minorile, può essere vittima della pornografia, della pedofilia, della riduzione in schiavitù. Comunque ogni giovane che non va a scuola corre un serio pericolo che non è solo quello della sua formazione futura e quindi di un migliore inserimento nella società lavorativa ma corre un pericolo di legalità.

Allora a me interessa sapere, non so se sarà una risposta che viene da lei o dal Provveditore agli Studi, capire qual è l’entità del fenomeno dell'abbandono scolastico. Alle associazioni di volontariato mi rivolgo con una mia competenza, una mia appartenenza perché io vengo dal mondo del volontariato e sono entrata in politica per capire se le istanze del mondo del volontariato vengono interpretate dalle istituzioni. Allora credo che anche per le Associazioni si apre una nuova fase, le Istituzioni, le Associazioni non possono più essere relegate a ruolo sostitutivo delle Istituzioni perché quando svolgono il loro ruolo recepiscono i bisogni emergenti, capiscono l'evoluzione della società e sono più vicine alle nuove povertà in una società in continuo cambiamento. Teniamo conto che noi entriamo in una società globalizzata dove la globalizzazione dell'economia è già avvenuta ma la globalizzazione dei diritti non è avvenuta, e questa terra è anche terra di immigrazione, vorrei dire che è una terra che accoglie anticipatamente l'emigrazione rispetto ad altre parti d'Italia. Allora la domanda che io pongo alle associazioni è se questo vostro ruolo ha acquisito una dignità superiore, cioè se è entrato in un ruolo di mix tra pubblico e privato, se partecipate ai lavori delle Istituzioni pubbliche.

Vi pongo alcune domande dirette: esiste in questa città un coordinamento tra l’intero mondo del volontariato? Esiste una consulta minorile? Esiste un osservatorio minorile? Come diceva anche il mio collega, fare rete, fare network è la base essenziale da cui partire. Allora se noi vogliamo delle ricadute, se vogliamo dei risultati credo che questo sia un punto essenziale dal quale ripartire, altrimenti ci ritroveremo, tra altri dieci anni e forse questi fenomeni non saremo riusciti ancora a debellarli. L'augurio che io vi faccio è che la prossima volta non esistano più, grazie.

Mario OCCHIPINTI, Senatore della Commissione parlamentare per l’infanzia. Intanto buongiorno a tutti, mi presento sono il senatore Occhipinti, faccio parte, oltre che di questa Commissione, della Commissione Antimafia e della Commissione Istruzione come Commissione permanente. la mia è una domanda secca senza preamboli: sono uno a voi molto vicino, vi seguo, sono della provincia di Ragusa quindi in qualche modo conosciamo le reciproche vicende da tutti i punti di vista. E' già stato chiesto, ma lo vorrei ripetere, se c'è uno studio, e qui mi rivolgo all'Assessore alla Istruzione, sulla dispersione scolastica; mi chiedo inoltre che fine fanno eventualmente i ragazzi che abbandonano. Vorrei una risposta almeno a livelli indicativi se proprio non si riesce ad avere chiarezza o certezza nei numeri o nelle destinazioni finali dell’abbandono scolastico.

C’è un'altra cosa che volevo chiedere: se e quali collegamenti sono stati avviati tra la vostra amministrazione, lo sportello scuola della Commissione Antimafia e il Ministero della Pubblica Istruzione. Voi sapete che esistono, a Vittoria ne è stato fatto uno, dei protocolli d'intesa per interventi sia sul livello formativo, sia sul livello di educazione alla legalità, con il coinvolgimento in qualche modo della Commissione Antimafia e del Ministero della Pubblica Istruzione, tanto è vero che sono venuti a firmarlo il Ministro Berlinguer e il Presidente della Commissione Antimafia Del Turco e l'Ente locale. Ecco, domando se c'è qualcosa del genere a Gela o comunque se sono state avviate delle iniziative proprio in una direzione del genere, perché evidentemente è anche un modo per arginare, per impegnarsi a risolvere una delle più grosse problematiche del campo giovanile.

Padre Vincenzo SORCE, Presidente CFR. Buongiorno a tutti, e benvenuti in modo particolare ai membri della Commissione. Io vorrei dire in modo velocissimo alcune cose, penso debba emergere la consapevolezza in tutti noi che Gela non è un caso particolare, ringrazio l'onorevole Pozza Tasca che ha richiamato il termine di globalizzazione. In fondo il problema del disagio minorile, della violenza minorile, della delinquenza minorile purtroppo è un fenomeno globale come globali sono i problemi, i bisogni dei minori. Questo non per togliere l'attenzione su Gela, ma per inserire i problemi di questa città in un orizzonte più vasto che non vada a diluire, ma anzi ci chiarisca maggiormente e ci metta in evidenza come il problema di fondo consiste nel fatto che questa società è stata costruita fino adesso sulle sole esigenze degli adulti.

Emerge allora l'esigenza che avvenga un'inversione radicale, totale, fondamentale, che la società futura e l'attuale società vengano costruite sui bambini, sull'infanzia, sui minori, perché penso che solo con questo capovolgimento di strategia possiamo costruire il futuro. Vorrei fare un'osservazione: l'approccio al disagio, alla violenza minorile deve configurarsi nella sua globalità perché la nostra esperienza ci dice, come Presidente dell'Associazione Casa Famiglia Rosetta e Progetto Terra Promessa, che l'Associazione ha un approccio globale, che non si può fare un approccio settoriale.

Quando parliamo di disagio minorile dobbiamo contemporaneamente parlare di violenza minorile attiva e passiva, di dispersione scolastica, di lavoro minorile, di minori figli d'immigrati. Contemporaneamente dobbiamo parlare della tossico dipendenza minorile e dello spaccio di droghe da parte di minori e dobbiamo parlare di alcolismo minorile che sono tutte vie di accesso alla violenza e indicatori della violenza stessa. Circa la strategia di risposta a tali problematiche innanzi tutto penso all’importanza della centralità della famiglia; ma nel territorio, nella strada, c’è necessità di un lavoro capillare, prima di tutto attraverso la prevenzione a tutti i livelli, in tutti i settori, soprattutto occorre attuare la prevenzione proprio sulla strada, vivendo in mezzo alla gente, stando in mezzo alla gente parlando il loro linguaggio. Ciò implica però la necessità e l'urgenza di una formazione, una qualificazione degli operatori.

Non si possono improvvisare professionalità, non basta costituire le cooperative per un lavoro delicato di intervento professionale all'interno del mondo del disagio minorile, bisogna veramente qualificare, formare seriamente, e per permettere tutto ciò è chiaro che bisogna snellire la burocrazia. Bellissime le leggi 285 e 216, se però per una convenzione passa un anno o passano due anni, allora si diluisce, si vanifica la tempestività dell'intervento, la cui efficacia viene quindi meno. Non ha senso un centro di prevenzione delle tossico dipendenze qui a Gela che funzioni a singhiozzo, perché se a livello regionale viene finanziato una prima volta, poi viene rifinanziato dopo sei mesi o dopo nove mesi si perde l'efficacia degli interventi. Tutto questo implica veramente un serio lavoro di progettazione, dobbiamo avere tutti l'onestà e la consapevolezza di ammettere che si tratta di un lavoro a lunga scadenza; non è un problema di immediata soluzione e per questo bisogna perseguire degli obiettivi mirati attraverso una programmazione del lavoro da svolgere.

Concludo ricordando che nell’ambito della programmazione, della progettazione, della formazione la nostra Associazione ha già realizzato a Palermo negli anni scorsi subito dopo l'omicidio di padre Puglisi un corso di formazione per gli operatori della prevenzione della violenza nei quartieri, nelle strade, e quest'anno lo riproporremo anche a Gela in un contesto di globalizzazione. In virtù del nostro lavoro svolto a livello internazionale il Dipartimento di Stato Americano ci ha invitati a portare avanti un progetto per la formazione, qui a Gela, di operatori della prevenzione della violenza delle strade, in collaborazione con la città di Medellìn in Colombia. E ciò non perché Gela sia simile a Medellìn, ma per offrire a Gela l'opportunità di confrontarsi anche con altri modelli d'intervento, con altre forme di pedagogia, con altri modelli di formazioni di operatori; per dare inoltre il proprio contributo a un'altra città, un'altra realtà offrendo quanto di positivo e propositivo esiste nella nostra città, penso quindi che sia una importante opportunità educativa.

Colgo anche l'occasione per dire che proprio in Sicilia il prossimo anno la nostra Associazione realizzerà la terza conferenza mondiale sulla prevenzione e la tossico dipendenza, ne siamo stati incaricati la settimana scorsa e penso che su tali problematiche a Gela c’è un futuro di speranza. Voglio dire simpaticamente due cose che gratificheranno gli amministratori di Gela, non è un intervento politico, peraltro non sono di Gela, ma ritengo che una città la cui amministrazione sia capace di dedicare due giorni a riflettere, a verificare la propria capacità di lavorare in squadra, in gruppo, di programmare e concentrare le proprie politiche sociali, offra un segnale importante e sicuramente positivo. Il fatto che un assessore ai servizi sociali avverta l'esigenza di qualificarsi iscrivendosi ad una scuola triennale per educatori professionali, rappresenta un atto di coraggio e un forte segno per il futuro grazie.

Renato DI NATALE, Procuratore della Repubblica aggiunto presso la Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta. Buongiorno, sono qui in sostituzione del dottor Tinebra che si scusa con la commissione ma si trova oggi a Roma per improrogabili impegni. Sarò brevissimo perché so che il dottor Tinebra ha già svolto un’audizione un excursus sulla situazione, dei baby killer che hanno imperversato a Gela a partire dagli anni novanta e che hanno riempito le cronache dei giornali. Come vi ha detto il dottor Tinebra su tale questione non siamo addetti ai lavori perché meglio di me e dell'ufficio che io rappresento potranno fornirvi dati in materia il procuratore per i minori, il tribunale per i minori che sono qui presenti.

Volevo soltanto dire che sono tuttora esistenti le condizioni che hanno legittimato la presenza all'interno delle associazioni mafiose dei baby killer. Un collaboratore il cui nome non va svelato, ovviamente per ragioni di segretezza, ci ha parlato della presenza di baby killer che all'interno delle associazioni mafiose compiono ogni genere di reato, dagli omicidi alle estorsioni, agli incendi, ai danneggiamenti. Qualcuno diceva poc’anzi che sono i figli o i nipoti dei vecchi mafiosi o i vecchi componenti delle associazioni criminali che adesso sono finiti in carcere e che operano per raggranellare il denaro per far vivere le famiglie dei soggetti arrestati o per far sopravvivere i componenti delle associazioni mafiose. Questo fenomeno quindi è tuttora presente in maniera forte sul territorio è questo va segnalato

Poc’anzi l'onorevole Pozza Tasca ha fatto un riferimento alla dispersione scolastica, su cui mi avvierò a concludere perché ovviamente per la funzione che svolgo non ho molto da dirvi se non riproporre quelle che sono state le osservazioni fatte dal dottor Tinebra in sede di commissione. Credo che un fenomeno da approfondire sia proprio quello della dispersione scolastica, considerando in particolare quanto il nostro codice penale prescrive come sanzione per chi non fa frequentare ai giovani la scuola. Esiste ancora nel codice penale l'articolo 731 che dispone circa la inosservanza dell'ordine di frequenza della scuola e sanziona il genitore o l’incaricato della vigilanza che non mandi a scuola il minore. Ebbene devo dirvi che la sanzione che viene erogata per questo tipo di fatto avente rilevanza penale consiste in una ammenda che va da un minimo di quattromila lire ad un massimo, sentite, di sessantamila lire.

Non che le grida Manzoniane potessero avere più valore, ma al di là dell'effetto sanzionatorio di una norma c'è da considerare che cosa punisce questa norma. Fino a qualche mese fa mi occupavo di un ufficio diverso, ero procuratore della repubblica presso la pretura e questi erano taluni dei reati che noi trattavamo. Ponevamo particolare attenzione a questi reati non tanto per il tipo di sanzione che si poteva erogare quanto per la necessità di sentire i genitori, per cercare di convincere gli stessi a mandare i figli a scuola perché è indubbio che solo attraverso la cultura della legalità si possono ottenere dei risultati. Credo di aver concluso il mio intervento, non voglio prendere altro tempo, grazie.

Rosario CROCETTA, Comune di Gela. Io ritengo che quando noi analizziamo il fenomeno della violenza sui minori o il mancato riconoscimento dei diritti dei minori non possiamo affrontare il tema in termini generici. Voglio cioè sottolineare la differenza, ad esempio, tra la violenza metropolitana che si realizza in una città come New York in cui un bambino improvvisamente uccide il proprio compagno di scuola, e quella che si realizza sulle autostrade che portano a Verona dove ci sono bambini che lanciano sassi dal cavalcavia; oppure ancora la violenza che si realizza a Caltanissetta che sembra sfociare, negli ultimi tempi, in una serie di episodi apparentemente irrazionali, come l'assassinio del primo cittadino; il recente fatto omicidio, avvenuto in un pub, di un insegnante di Delia, senza un apparente movente, e la violenza perpetrata nei confronti di un cantante rock che avrebbe rifiutato di offrire una sigaretta. Conoscendo la realtà di Gela ed essendo stato assessore alla pubblica istruzione di questo comune, nel quale ho partecipato a diversi progetti di recupero di minori a rischio, nutro la convinzione che questo tipo di violenza gratuita nella nostra città non è presente, in quanto, al contrario, il tipo di violenza nella quale vengono coinvolti i minori nella nostra città ha basi molto razionali.

L'aggregazione per bande, lo stesso delitto commesso dai baby killer ha una sua motivazione, il fatto di guadagnare dei soldi. Le vicende criminali nelle quali vengono coinvolti i minori gelesi sono fatti di criminalità organizzata, il che implica che le analisi che noi andiamo a fare sul fenomeno della violenza così come scaturisce nella nostra città non possono essere simili a quelle per esempio che si farebbero nella città di New York.

Io ringrazio il Dipartimento di Stato Americano per averci finanziato un progetto di ricerca su questa città anche se l'accostamento a Medellìn non solo mi sembra forte, ma mi sembra completamente squinternato, però credo che la società americana in fatto di violenza ai minori farebbe bene a finanziare dei grossi progetti per indagare la violenza metropolitana a New York, in cui dopo una certa ora non si può neanche prendere la metropolitana. La violenza sociale della nostra città ha delle motivazioni molto reali che sono legate in qualche modo alle condizioni economiche della città. Noi abbiamo una città in cui la presenza giovanile presenta dei connotati, contrariamente ad altre città europee, molto più forti e marcati.

La maggior parte della popolazione della nostra città è composta di giovani; ma io mi chiedo dove crescono questi giovani? Dobbiamo anche chiederci se la scuola possa essere l’unica risposta, considerando peraltro quanto di inadeguato ci possa essere anche nelle strutture scolastiche così come sono organizzate attualmente. Molti dei bambini per esempio seguono dei corsi di volontariato e finiscono per prendersi la licenza media o elementare, altri invece sono stati cacciati dalla scuola per ragioni caratteriali, spesso per l'impossibilità, l'incapacità della medesima istruzione scolastica nel saper inglobare anche il diverso all'interno delle proprie logiche educative. Il primo diritto che dovrebbe avere il bambino è il diritto al gioco; mi chiedo se questo diritto elementare in questa città sia riconosciuto. Io non penso solo ai quartieri degradati di Gela, penso anche ai centri storici, ai quartieri piccolo medio borghesi con questi palazzoni enormi dove i bambini rimangono chiusi nelle loro case senza avere nessuna possibilità di spazi comuni dove poter esercitare un minimo della loro attività.

Il diritto all'istruzione così come è organizzata la scuola risponde a queste esigenze? I bambini che oggi lavorano nella nostra città sono un numero notevole, con loro noi siamo regolarmente a contatto come società degli adulti e non sentiamo neppure il senso dell'indignazione tanto siamo abituati a questa violenza e tanto fa parte del nostro costume mentale di cittadini, di Istituzione. Io per esempio non ho ancora visto qualcuno che entrando in un bar vede che c'è un dodicenne che guadagna duecentomila lire al mese e chieda l’arresto del proprietario, non vedo ciò perché entrano in gioco altre variabili.

Dobbiamo tenere conto dell'economia di questi piccoli ceti medi produttivi che rappresentano l'asse perbene e portante della società; ma poi se questo bambino dopo un po' decide a tredici anni di non lavorare più per duecentomila lire al mese, dalle sei del pomeriggio fino alle tre di notte nella pizzeria, e diventa il nostro nemico sociale perché pensa che con altri strumenti può trovare altro tipo di risposte, non dobbiamo meravigliarcene perché tutti quanti noi non abbiamo fatto assolutamente nulla né come cittadini, né come Istituzioni complessive. Che cosa fa l'Ispettorato del Lavoro? Nel caso si denuncia lo sfruttamento dei minori l’unico risultato, si sente dire, è che danneggiamo l'economia, probabilmente però se ci fossero maggiori controlli, costringeremmo i proprietari, gli operatori a pagare il lavoro così come andrebbe pagato, eleveremmo cioè la condizione sociale di questa città perché in realtà una pizza a Gela non costa meno di quanto costi a Palermo o a Catania.

Non si capisce allora perché un ragazzo dovrebbe essere pagato di meno se le condizioni economiche sono simili. Tutta una serie di ragionamenti ci ha portato a richiedere con forza la creazione di un centro di recupero per il disagio minorile. Diventa la risposta che tutto sommato ci mette le coscienze tranquille. Noi abbiamo una società allo sfascio, in cui l'abuso è la regola; in cui i bambini di dodici e tredici anni lavorano, come tutti quanti possiamo verificare, in cui i ragazzi di diciassette-diciotto anni prendono cinquecentomila lire al mese per lavorare dodici ore al giorno. Naturalmente tutto ciò non interessa a nessuno, perché queste sono considerate piccole illegalità; però se lo stesso ragazzo in Via Venezia assalta la tabaccheria e ruba le sigarette allora consideriamo questo un crimine enorme. Mi chiedo allora qual è la differenza fra queste appropriazioni indebite di denaro, che avvengono in entrambi i casi utilizzando mezzi illeciti, la prima ad opera del minore e la seconda attuata dal borghese che invece opera nella legalità.?

Su tutte queste questioni noi dovremmo avere il coraggio di mettere un po’ di ordine, nel senso che se noi vogliamo che la nostra società gelese cominci anche ad interessarsi dei minori lo faccia con l'attenzione dovuta, occorre che la società degli adulti sia anche in condizione di dare, oltre alle belle prediche e ai bei sermoni, un buon esempio, a cominciare da quelle istituzioni che hanno l'autorità per farlo. L'intervento che può offrire il tribunale dei minori nella prevenzione diventa infatti estremamente limitato se il tribunale ordinario non arresta quegli imprenditori che fanno lavorare bambini di dodici anni pagandoli a duecentomila lire al mese.

Pina RAGUSA MICELI, Presidente MO.I.CA e M.F.D. Sono del movimento federativo democratico, movimento che si occupa di tutela dei diritti e del movimento italiano casalinghe, ma in realtà vorrei anche rappresentare l'istituzione scuola, dato che non vedo tra i convenuti nessuna insegnante che si occupa del famoso progetto disco riguardante il problema della dispersione scolastica. Per quanto mi riguarda nella scuola dell'istituto dove io insegno non esiste dispersione scolastica; io insegno in una scuola cosiddetta a rischio perché appartiene al centro storico della città. Vorrei fare riferimento alla bellissima signora che poc’anzi diceva che proviene dal volontariato per ribadire che in verità il volontariato nelle scelte decisionali di questa città non viene sempre tenuto nella giusta considerazione. Devo inoltre dire che, per quanto riguarda la mia associazione che si occupa di famiglie, il centro ascolto, il momento in cui le famiglie parlano del disagio anche minorile è un momento importante perché grazie ad esso si può intervenire all'interno delle stesse famiglie. Noi siamo persone, insegnanti, che vivono a continuo contatto con determinate realtà e come movimenti sociali abbiamo l'opportunità di conoscere i disagi sia dal punto di vista psicologico che economico. Ritengo, allora, la mia può essere una proposta azzardata, che i centri ascolto vadano gestiti dalle associazioni di volontariato che sono maggiormente integrate nel territorio.

In merito al problema dei bambini che lavorano, sono perfettamente d’accordo con quanto detto poc’anzi dal consigliere Crocetta. Noi come istituzione scolastica abbiamo attuato un monitoraggio assieme ai ragazzi per accertare quanti ragazzi erano fuori casa la mattina; molti di questi ci dicevano in verità che non andavano a scuola perché a loro quel tipo di scuola non piaceva. A conferma di questo, quattro giorni fa una ragazza che, finita la scuola media doveva continuare per altri due anni l'obbligo scolastico, ci ha detto che non se la sentiva di accedere presso altri istituti.

Le scuole di orientamento professionale devono accogliere più ragazzi perché questi ragazzi, cosiddetti a rischio, hanno la necessità di fare cose diverse, la scuola "convenzionale" non è adatta a loro, i licei purtroppo sono per altri ragazzi. Nessun ragazzo cosiddetto a rischio frequenterà mai un liceo, una scuola da cui dovrà necessariamente poi accedere all'università. In merito ai bambini che lavorano, abbiamo contattato le madri di questi ragazzi che andavano la sera a lavorare o durante l'estate; molte famiglie ci dicevano che mandano i loro figli a lavorare per toglierli dalla strada, in quanto i loro ragazzi volevano non solo portare quelle poche centinaia di mila lire a casa ma desideravano anche sentirsi utili alla società. Per cui credo che l'idea poc'anzi espressa di arrestare questa gente vada considerata sotto profili diversi. Inoltre, e finisco, non esiste a Gela una consulta minorile, non esiste un osservatorio minorile, non esiste uno sportello scuola. Sono perfettamente d'accordo con quanto espresso dal Sen. Montagnino poc’anzi con una bellissima frase che mi sono voluta appuntare: "la prevenzione deve attuarsi con interventi coerenti ed efficaci"; per questo senatore bisogna attivare le famose reti tra Scuola, Assessorato ai servizi sociali, Assessorato alla Pubblica Istruzione, Volontariato. Grazie.

Antonino MONTELEONE, Senatore della Commissione parlamentare per l’infanzia. Innanzi tutto desidero anch'io ringraziare il Sindaco, le autorità tutte per la squisita ospitalità che ci hanno riservato. Sono il Senatore Monteleone, sono Vice presidente della Commissione Sanità, Vice presidente della Commissione d'inchiesta sul sistema sanitario nazionale. Presiedo da meno di un mese il gruppo di lavoro inerente la salute e i servizi sociali per l'infanzia. Le audizioni del dott. Tinebra prima, che ho letto soltanto, e quella della dr.ssa Chinnici, alla quale sono stato presente mi hanno consentito di non arrivare a Gela completamente impreparato. Essendo un medico prestato alla politica ricordo che una diagnosi, per essere il più possibile corretta, non può prescindere da una accurata anamnesi remota e presente. A proposito cito tre passaggi dell'audizione Chinnici, per poi fare qualche considerazione sperando in qualche risposta. L'esordio della dr.ssa Chinnici a Roma: "dirigo da quattro anni un piccolo ufficio che tratta problematiche molto complicate e delicate e forse un po' anomale rispetto alla generalità delle problematiche trattate da tutti gli uffici minorili sul territorio nazionale, si tratta di un ufficio piccolo, un unico sostituto e un organico amministrativo veramente minimo, l'ufficio è assolutamente inadeguato rispetto alle esigenze del lavoro che copre territorialmente due provincie, eccetera", per arrivare poi ad affermare verso la fine di questo passaggio che le competenze, attribuitele vanno dalle semplici contravvenzioni al codice della strada fino ai reati più gravi come gli omicidi e le stragi. Subito dopo ecco il secondo importante rilievo: "per quanto riguarda la criminalità minorile nel distretto di Caltanissetta farei una distinzione fra la devianza e la criminalità". Questo credo che sia un po' il fondamento e quello che di anamnesi presento. Quando la dr.ssa Chinnici ha parlato di personalità strutturata inerente l'infanzia, ho posto la domanda: "lei ha parlato di personalità strutturata, non pensa che sia il caso di parlare di personalità strutturate in famiglie strutturate?", risposta della dr.ssa Chinnici: "credo che lei abbia colto nel segno, purtroppo è così", e credo che questa materia sia più che sufficiente per poter interrogarci tutti e giungere ad una diagnosi corretta.

Ho appreso che non esiste sul territorio un servizio di neuropsichiatria infantile. Io mi chiedo se nel contesto di questa realtà è possibile che ciò avvenga, così come mi chiedo quali siano le difficoltà di questo territorio soprattutto in riferimento alla medicina di base, perché sono convinto che in queste realtà è fondamentale un recupero del medico di base, come figura tradizionale. Ritengo che il recupero della centralità della figura del medico di base, che per la mia generazione è stato un confessore soprattutto dei fatti più che della salute, possa essere un mezzo per risolvere alcune delle problematiche che noi oggi stiamo affrontando. Se noi abbiamo la forza di interrogarci e di riflettere, sull’importanza nel territorio della sanità e dei servizi sociali credo che riusciremo poi anche a recuperare quell'elemento centrale che è pur sempre la famiglia. Se falliremo in questo allora ipotizzeremo altre soluzioni, ma facciamo comunque in modo che sia sempre la famiglia il punto di partenza del nostro lavoro.

Caterina CHINNICI, Procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Caltanissetta. Grazie. Come già ha fatto cenno il senatore Monteleone, sono stata già sentita in audizione, quindi ho avuto modo di riferire alla commissione i dati che ho potuto rilevare attraverso il mio lavoro sulla situazione della devianza minorile nel distretto. Pertanto farò soltanto qualche breve cenno in questa sede: ringrazio il senatore Monteleone che ha richiamato alcuni passi della mia audizione. Io ho cercato di distinguere i minori a rischio e i minori devianti dai minori purtroppo coinvolti nella criminalità, che sono i minori nei cui confronti noi interveniamo.

Purtroppo Gela non è immune dalla criminalità, dalla devianza comune, dalla commissione di reati comuni da parte dei minori. Anche a Gela c'è questo fenomeno e purtroppo devo dire che quantitativamente è superiore rispetto ad altre zone del distretto. Gela ha inoltre una connotazione particolare circa i reati di criminalità organizzata commessi dai minori, ha fatto già cenno il dottor Di Natale a questo fenomeno che è peraltro circoscritto, limitato. Io in sede di audizione ho cercato, di illustrare quelle che alla luce della mia esperienza di lavoro sono le ragioni, la genesi di questo fenomeno e devo dire che il dato che emerge comune in tutti questi ragazzi è appunto quello della provenienza da famiglie particolarmente problematiche e da quartieri particolarmente disagiati. Sono ragazzi che hanno avuto un’infanzia negata, ragazzi che molto presto hanno lasciato la scuola.

L'onorevole Pozza Tasca chiedeva che fine fanno i ragazzi che non vanno più a scuola; purtroppo molti ce li ritroviamo iscritti nel registro degli indagati nel mio ufficio, e fra questi alcuni purtroppo diventano, facile preda della criminalità organizzata, che li sfrutta. Quindi anche qui c'è un fenomeno di sfruttamento, perché c'è una manovalanza a basso costo e ad elevata impunità. Questo purtroppo, lo ripeto, è un fenomeno tipico di Gela. Quando parlo di Gela tengo sempre a sostenere che questa città non va ricordata soltanto per la criminalità organizzata, per la lotta di mafia, per i baby killer. A Gela sono anche presenti migliaia e migliaia di persone oneste, cittadini che lavorano, ragazzi sani e io ne conosco alcuni personalmente che vivono una vita normale, studiano, si laureano, tornano a Gela a lavorare, non vogliono quindi abbandonare la loro città. Allora non si tratta di criminalizzare Gela, ma di prestare la giusta attenzione ad un fenomeno estremamente problematico.

Io credo che sia indispensabile intervenire sul minore così come è stato detto da tante altre persone che hanno fatto il loro intervento prima del mio. Però non basta intervenire sul minore soltanto attraverso la scuola, ma occorre intervenire anche attraverso attività extrascolari perché mi sento dire spesso che la cosa più importante è togliere i giovani dalla strada. E’ necessario quindi creare degli impegni che siano quasi modulati sull'impegno scolastico proprio per assicurare che questi ragazzi non stiano sulla strada, ed affiancare altresì a questo un intervento diretto sulla strada attraverso gli educatori in strada di cui abbiamo parlato prima. Però il nostro impegno deve anche indirizzarsi verso le famiglie; mi rendo conto che parlando di famiglie strutturate ciò non è facile, però l'impegno deve essere quello di diffondere la legalità ad ampio raggio, quindi sui bambini, sulle famiglie e sul contesto nel quale le famiglie vivono, perché finché il quartiere sarà privo di strade, privo di fognature, costruito nella più totale illegalità, i ragazzi avranno questo esempio di vita senza regola, di illegalità. Quindi avranno, come ha fatto cenno all'inizio il sen. Montanino, anche la difficoltà a discernere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto.

Con questo concludo il mio brevissimo intervento, credo che sia veramente indispensabile attivarsi perché l'opera di prevenzione determini una maggiore diffusione della cultura della legalità tra i ragazzi, le loro famiglie e la società intera, grazie.

Alfredo D’APARO, Responsabile A.GESCI.GELA 3. Io sono capogruppo della Agesci Gela 3, il gruppo Agesci Gela 3 opera nel quartiere San Giacomo da oltre 25 anni, da sempre l'intervento dell'associazione è frutto di un'attenta analisi della realtà circostante, dalla quale emergono i molteplici disagi di cui è teatro il territorio dove il gruppo è presente, dall'evasione scolastica alle varie forme di devianza minorile e non, dalla disoccupazione alla totale assenza di strutture aggregative, dalla pedofilia alla disoccupazione, alla presenza di bambini che fin dalla nascita vivono il grande problema di essere sieropositivi. L'associazione scout a tutt'oggi è l'unica realtà nel quartiere che opera a favore dei minori ponendosi come unico punto di riferimento che da oltre 25 anni gestisce, a titolo di volontariato, situazioni educative con minori ad altissimo rischio, in un contesto difficile, in cui prevale la cultura mafiosa.

Il quartiere San Giacomo si presta facilmente alla manovalanza per baby killer, spaccio di droga, borseggiatori, ladri di motorini, prova ne sia che personalità mafiose, eccellenti provengono da questo quartiere. Il procuratore Tinebra e la dr.ssa Chinnici hanno colto nel segno nel valutare quella che è la realtà di Gela e di San Giacomo, però io sono contento che in premessa il sen. Montagnino ha detto: "noi della Commissione Parlamentare non siamo qui per passerella, siamo qui per riuscire ad individuare delle strategie d'intervento in questo territorio che vive delle grandissime problematiche". Vero è che non tutti sono baby killer, non tutti vivono il problema della dispersione scolastica, però è anche vero che questo problema esiste ed è congenito al territorio stesso. Gela aspetta sicuramente delle risposte, quindi sono contento che la commissione non viene qui solo per fare una passerella. A Gela deve prevalere la cultura dell'insieme sociale in cui ciascuno lavora per il bene comune. Ci siamo quindi inseriti in un processo culturale e questa per noi è la svolta per poter finalmente realizzare quelle forme aggregative, le cosiddette comunità educande.

Esiste a tal proposito un progetto predisposto all'assessorato ai servizi sociali depositato presso il ministero degli interni, che ci auspichiamo venga finanziato. Per la realizzazione di questo progetto sono stati realizzati degli incontri tra l'amministrazione comunale, le parrocchie, l'ASL, le associazioni e le scuole, mirati alla eventuale stipula di un protocollo di intesa per lo sviluppo del progetto stesso.

Gela e gli operatori di Gela hanno capito che per riuscire a innescare un processo di cambiamento è necessario intervenire in rete sul problema e intervenire sul problema nella sua globalità, quindi non soltanto sui minori ma anche sulla famiglia. Il progetto della comunità educante è un progetto centrato proprio sulla famiglia e riguarda anche i minori. La competenza dell'associazione è essenzialmente educativa ed oggi più che mai noi ci siamo resi conto che è necessario porre al centro dei nostri sforzi la relazione educativa, siamo convinti che l'elemento qualificante di una proposta di cambiamento è la costruzione di un rapporto interpersonale che dia la possibilità al ragazzo di strada di sperimentare altre modalità di comunicazione e di relazione. Nello stesso tempo è importante offrire occasioni di crescita per focalizzare l'attenzione sulla propria situazione esistenziale e gradualmente attrezzarsi per modificarla secondo il metodo scout ideato da Baden Powel. Esistono le possibilità di una azione educativa anche nelle aree a rischio di devianza; un intervento incisivo ed efficace necessita però di un lavoro di rete sul territorio, oltre che dei mezzi finanziari necessari a tal fine.

Vorrei esprimere il mio ringraziamento per la sensibilità mostrata dall'assessore alle politiche sociali Emanuele Goldini, il quale nell'ambito di un intervento in alcuni quartieri attraverso la realizzazione di micro progetti, chiedeva al gruppo la disponibilità a stipulare con la ripartizione ai servizi sociali una convenzione per la gestione di un progetto di intervento nel quartiere San Giacomo a favore dei minori a rischio. L'associazione in questo momento sta sviluppando nel quartiere un progetto denominato "vivi il territorio" in convenzione con l'amministrazione comunale; i ragazzi coinvolti nel progetto sono circa sessanta, centotrenta nel periodo estivo, e svolgono attività di recupero e sostegno scolastico, attività ludico espressive e musicali. L'intervento educativo è condotto in rete con gli assistenti sociali del comune e con équipe socio pedagogica delle scuole ubicate nel quartiere.

Il gruppo è stato inoltre contattato dal dipartimento di salute mentale per valutare l'inserimento nell'attività del progetto di quei ragazzi seguiti dal servizio stesso al fine di una loro socializzazione e di integrazione. Gela non vive infatti soltanto il problema mafioso ma diversi sono le questioni urgenti che esigono una varietà di risposte adeguate per ogni singolo problema. Anche l'USL della sede staccata di Gela ha chiesto la collaborazione del gruppo Agesci Gela 3 per l'inserimento nell'attività di ragazzi che vivono un periodo di messa alla prova, periodo in cui i ragazzi autori di reato come segno tangibile del loro cambiamento si impegnano in attività di pubblica utilità.

E’ auspicabile oltre alla realizzazione del progetto della comunità educante, del quale si è detto sopra, la pronta istituzione nel quartiere San Giacomo di un centro sociale che potenzi gli interventi rivolti al recupero dei minori, faccia crescere armonicamente l'individuo e prepari i minori ad essere degli onesti cittadini perseguendo così quel cambiamento culturale da molti invocato. Cambiamento che può realizzarsi esclusivamente se tutti i servizi siano stabili e duraturi nel tempo poiché nella città la maggior parte dei servizi rivolti ai minori hanno una durata limitata, prova ne sono stati i centri di aggregazione. Poco fa l'onorevole diceva di conoscere il progetto dei due centri di aggregazione, quello di Scavone e quello di Settefarine, ma sottolineo che i due centri di aggregazione sono chiusi già dal 29 giugno per mancanza di fondi, la città si augura una loro pronta riapertura. E’ però necessario intervenire non solo mediante la creazione dei centri di aggregazione e dei vari centri sociali ma anche consentendo la possibilità di snellire la burocrazia e far sì che gli operatori che scelgono di dedicarsi al recupero dei minori e alle attività educative possano svolgere con serenità il loro importante ed impegnativo lavoro, grazie.

Concetta SOLE, Presidente del Tribunale per i minori di Caltanissetta. Sono Concetta Sole, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta che ha naturalmente competenza su Gela, sulla provincia di Enna. Anche il nostro è un piccolo ufficio con modestissime energie, abbiamo cercato di lavorare in questi ultimi tre anni, da quando io lavoro in questo ufficio, anche su Gela dedicandovi una particolare attenzione in quanto un magistrato praticamente si è occupato quasi esclusivamente del problema del gelese e della zona vicino a Gela, soprattutto dal punto di vista naturalmente della competenza civile. Abbiamo cercato di creare, sotto il profilo della giurisdizione, un punto di riferimento costante per i servizi sociali e per le forze di polizia.

In questi tre anni ci siamo resi conto, ma non è un problema solo di Gela, bensì di tutta la provincia del nisseno, che la cultura minorile è probabilmente poco conosciuta, credo che questo è il punto di base da cui dobbiamo cominciare e su cui si sta lavorando in questi ultimi anni da parte di tutta la società. Tutta la società civile sconta un periodo di gravi inadempienze che trovano origini in anni in cui forse non si è fatto nulla o quasi nulla nei confronti dei minori in questa zona. Il problema dal punto di vista della criminalità, e credo che ne abbia parlato diffusamente la dottoressa Chinnici nella sua audizione, è l’esistenza di una criminalità di tipo comune che ha le sue basi proprio su questi elementi di degrado socio economico e soprattutto di carattere sociale e familiare. Vorrei puntare la mia attenzione sui ragazzi che hanno fatto parte delle associazioni criminose, almeno per quello di cui siamo a conoscenza circa i ragazzi coinvolti in eventi criminosi nel periodo dei primi anni novanta.

Questi ragazzi contrariamente a quanto noi possiamo pensare avevano frequentato tutti la scuola, il ragazzo di cui si è parlato recentemente la scorsa estate è un ragazzo che aveva la licenza media, aveva già frequentato la scuola media, addirittura lavorava ed era un ragazzo modello. Certo la maggior parte di questi ragazzi provengono da famiglie che sono già particolarmente strutturate, come si diceva prima, e la cosa ancora più preoccupante è il fatto che alcuni di questi ragazzi, parliamo di quest'estate, ancora non erano conosciuti da nessuno. Erano cioè dei bravi ragazzi, quindi ragazzi non controllati né dalle forze dell'ordine, non essendocene alcun motivo, né tanto meno dai servizi sociali con i mezzi che hanno a loro disposizione.

Credo che questo sia un fatto molto emblematico che ci fare riflettere. Io ho parlato prima di quelli che sono gli strumenti peculiari del processo penale, ma sono interventi difficilissimi se non impossibili perché lo strumento del processo penale minorile non era previsto per questo tipo di ragazzi, bensì per un'altra tipologia, cioè per quei ragazzi che commettono reati nell'ambito della delinquenza comune. Per questi ultimi ragazzi i progetti si continuano a fare, poco fa qualcuno mi chiedeva il numero dei procedimenti di messa alla prova che sono state realizzate. Dai dati in mio possesso ne risultano una cinquantina e rappresentano un impegno molto importante da parte del tribunale ma soprattutto da parte dei servizi che devono organizzare e poi seguire i progetti previsti dal suddetto istituto della messa alla prova.

Come ho detto prima questi progetti purtroppo trovano grosse difficoltà appunto per il fatto che molto spesso sono privi di adeguate ed efficaci risorse rispetto agli obiettivi perseguiti. Non sono adeguati non perché gli operatori non sappiano che cosa indicare o come elaborare questi progetti, ma perché in effetti le risorse offerte dal territorio risultano molto scarse. Questo è il problema principale di cui io credo tutti insieme, dobbiamo farci carico. Si tratta di un problema che quindi non riguarda solo il sistema penale, in quanto una vera prevenzione necessita di servizi che siano tutti molto specializzati, molto aggiornati, necessita altresì di operatori, educatori di strada, assistenti sociali e pedagogisti; occorre ancora la presenza di quel servizio di neuropsichiatria infantile di cui si parlava prima. A me risulta che il servizio medico è costituito da pochissimi medici specializzati dislocati su tutta la provincia nissena, il che è un grosso problema.

Tra gli altri servizi sono presenti a Gela il punto di servizio comunale e i consultori familiari, che spesso non sono però coordinati fra loro e che devono assolvere ad una quantità enorme di compiti loro assegnata, non solo nel campo minorile.

Credo che siano questi veramente tutti i problemi che ci dobbiamo porre per potere guardare avanti. Si parlava di proposte di legge che si stanno portando avanti, quella ad esempio sugli asili nido. La regione siciliana ha una sua legge sugli asili nido che risale credo agli inizi degli anni ottanta e, se non ricordo male, anche un regolamento per l’organizzazione degli asili nido. Ma mai ci sono i finanziamenti. Volevo ricordare che per esempio un altro istituto giuridico a tutela dei minori è l’affidamento familiare che è previsto dalla legge n. 184 del 1983; ebbene fino ad ora nel distretto di corte d’appello di Caltanissetta, e parlo anche di Enna, non solo di Caltanissetta, mai alcun comune ha fatto, ha disposto un affidamento familiare. Quelli che sono stati fatti sono stati disposti tutti esclusivamente dal tribunale per i minorenni naturalmente di intesa con i servizi. So che questo problema dell’affidamento familiare rientra in uno dei progetti della 285 che stanno per partire a breve, però certo è un fatto, che anche questo è venuto meno, anche questo strumento di tutela dei minori, che invece negli anni passati ha funzionato. Ecco queste sono alcune delle riflessioni che volevo fare in questa sede, ho comunque anche una relazione che posso mettere a disposizione della commissione con alcuni atti, comprese le ultime due relazioni del procuratore generale sulla competenza civile e sulla competenza penale che ho scritto in questi ultimi due anni. Penso quindi che il problema dovrebbe essere quello di potenziare intanto i servizi che esistono e di fare in modo che vi siano le risorse economiche, problema questo per cui tanti servizi non sono invece operativi. E' necessario che i servizi che non sono operativi possano iniziare ad operare, è necessario un rafforzamento di tutti i servizi socio sanitari con la previsione di un coordinamento. Credo che questo sia assolutamente fondamentale, il rafforzamento degli operatori dell’USL, una previsione di un programma di specializzazione e questo è, credo, un punto fondamentale perché non ci si può improvvisare nell’approccio ai ragazzi, agli adolescenti a rischio. Prima di partire con dei progetti credo che sia assolutamente indispensabile una specializzazione di questi educatori o comunque di questi operatori e poi la promozione naturalmente dei progetti della 216 e della 285 che spero che siano prorogati. Per quanto riguarda l’educazione alla legalità noi sappiamo tutti che il provveditorato agli studi ha già portato avanti questo tipo di programma, io credo che se vogliamo fare qualcosa per Gela forse dovremmo pensare ad un programma di educazione alla legalità che riguardi un po’ tutti i cicli scolastici, che sia però pensato e specializzato per la cultura Gelese per questo tipo almeno di problemi di cui abbiamo parlato stamattina.

Dino SCANTAMBURLO, Deputato della Commissione parlamentare per l’infanzia. I minori che vengono riconosciuti colpevoli dove vanno? In carcere, tornano in famiglia oppure vanno in comunità, anche se mi pare non ve ne siano.

Concetta SOLE, Presidente del Tribunale per i minori di Caltanissetta. Il processo minorile prevede vari istituti giuridici che possono essere applicati ai minori in vario modo a secondo della qualità dei reati e anche a seconda della personalità del ragazzo. Vi sono quei ragazzi che non arrivano neanche davanti al giudice perché i fatti sono talmente irrilevanti che già l’audizione davanti a un giudice si pensa costituisca un fatto educativo, ma sono fatti naturalmente di piccola e lieve entità, di lievissima entità. Vi sono poi quei ragazzi ai quali una volta che si è accertata la loro responsabilità penale, viene applicato l'istituto giuridico della sospensione del processo, in sostanza della messa alla prova. Sia pure brevemente viene programmato proprio un progetto su questo ragazzo, sulla base dei problemi che i servizi sociali fanno presente e se il progetto viene realizzato, vi è la possibilità di un cambiamento e quindi di un successo anche nei confronti della società. Allora il processo penale si sospende e il ragazzo viene messo alla prova per un periodo di tempo, alla fine se questo progetto nella prova è positivo addirittura si perviene alla estinzione del reato. Quei reati invece più gravi, per i quali evidentemente non è possibile fare alcun progetto, si arriva naturalmente al dibattimento, e a una condanna. Abbiamo avuto un ragazzo proprio di Gela condannato a 27 anni da questo tribunale per i minorenni per una quantità di omicidi, che erano stati da lui tutti commessi e naturalmente non era possibile, pensare a pene alternative. Evidentemente questi ragazzi sconteranno la loro pena in un istituto penale che può essere minorile, ma dopo una certa età è quello degli adulti. Questo naturalmente dipende dalla qualità dei reati, se sono stati commessi nell’ambito di una criminalità mafiosa o meno possono essere anche applicati tutti gli istituti previsti dalla legge "Simeone" o comunque nella legge "Gozzini", ma bisogna vedere di che tipo di reato si tratta e se la personalità dei ragazzi li rende possibili.

Marino AMBROSI, Coordinatore Comunità Incontro. Prima di tutto volevo portare un saluto al signor sindaco, alla commissione e a tutti i presenti e ai partecipanti, un saluto da parte di Don Pierino Gelmini, fondatore della comunità incontro e da parte dei ragazzi del centro della comunità che abbiamo qui a Gela, che io rappresento. Io volevo solo semplicemente ricordare la nostra presenza, la presenza della comunità nel territorio di Gela, una presenza che ha sedici centri qui in Sicilia, centocinquanta centri sul territorio nazionale e altri settanta centri sparsi un po’ per tutto il mondo, in particolare centri in Bolivia e in Thailandia. Desidero ricordare che tra i quattromila ospiti attuali della comunità Incontro, mille sono minori, cioè bambini che vanno dai tre mesi a tutte le età fino ai diciotto anni e sono soprattutto concentrati nei centri di Bolivia e Thailandia. Questo per dire dell'importanza che rappresenta la nostra comunità, tant’è che don Pierino, quando fu chiamato in Bolivia per affrontare il problema della droga, della tossicodipendenza, si trovò di fronte invece ad un problema molto più grosso, perché in quei paesi l’abbandono, l’infanzia, i problemi dell’infanzia, superano addirittura quelli diciamo di droga: sono problemi primari, fondamentali. Quindi Don Pierino si è reso conto che è meglio prendere i bambini prima, senza aspettare che diventino successivamente dei soggetti a rischio: sicuramente, infatti, tra questi mille bambini una grandissima percentuale era destinata a vivere in maniera sbagliata. Faccio anche presente che nel centro di Vittoria qui vicino e nel centro di Pedalino sempre qui, i responsabili sono ragazzi uno del Costarica e uno della Bolivia, hanno 19 anni e sono responsabili, cioè gestiscono quella che è l’attività quotidiana di un centro ed erano quei giovani che vivevano per strada. Vorrei che quest’esempio, questa testimonianza sia di stimolo anche a chi deve operare, perché bisogna prima di tutto credere nei giovani, credere nei ragazzi, credere nelle loro possibilità.

Quindi la comunità Incontro si trova a stretto contatto con problemi legati ai giovani, soprattutto ai figli dei tossicodipendenti, e si occupa anche di servizi per adulti e dei problemi dei ragazzini figli dei genitori tossicodipendenti i quali vengono sballottati da una parte e dall’altra, vengono contesi tra nonni zii e zie. Questo è un altro grande problema, quindi cerchiamo il più possibile di far stare anche i figli, i minori, con i genitori, perché riteniamo che quello che può fare una mamma o quello che può fare un papà difficilmente lo possono fare altri, il ruolo dei genitori è infatti sempre primario.

Quindi cercare di fare il possibile perché i figli possano stare con i genitori anche tenendo conto di situazioni che a volte giustamente sono "impossibili", però cerchiamo di operare un po’ sulla preparazione degli adulti affinché siano dei bravi genitori. Don Pierino ci ricorda spesso: "dovete essere per i vostri figli non muri di cartone ma muri di mattoni". Allora io mi chiedo: una amministrazione, una società civile cosa deve essere per i propri cittadini più piccoli, i più giovani? Ci vuole coraggio, è vero, i ragazzi si aspettano coraggio, da noi si aspettano molto. Noi abbiamo una immagine grande nel nostro centro e l’abbiamo dedicata al papà, queste sono secondo me le grandi forze e gli esempi su cui noi speriamo per la nostra opera. Concludo ricordando questa porta che la comunità apre a tutte le situazioni e vorrei proporre, non so se la commissione ne avrà il tempo, anche di vedere come la comunità, con le sue strutture riesce a progettare degli inserimenti in comunità. Lei diceva dove vanno questi ragazzi, dove non vanno, le comunità possono essere anche disponibili a questa accoglienza. Faccio presente che abbiamo per questo motivo creato due centri proprio per i minori, proprio per dare a loro una maggiore possibilità di stare per fasce di età.

Antonio GAGLIANO, Comune di Gela. Io non sono certo un addetto ai lavori, ammesso che questa sia una materia in cui possono esserci addetti ai lavori, ammesso che si tratti di una scienza esatta, quindi più che un intervento organico volevo esternare alcuni spunti di riflessione, alcuni quesiti, alcuni problemi che attengono allo specifico della nostra realtà. E' necessario compiere lo sforzo di cogliere i dati peculiari che distinguono questa nostra realtà Gelese da altre realtà, altrimenti rischiamo di diluire le nostre problematiche nell’ambito di un contesto che poi porterà a intraprendere percorsi sicuramente inefficaci, inadeguati riguardo alle specificità della nostra realtà. Così, per esempio, non penso che a Gela la problematica del lavoro minorile sia più alta o meno alta di altre realtà, almeno delle realtà del meridione d’Italia, cioè è simile, omologabile al contesto territoriale più vasto della Sicilia. Io da avvocato non ricordo, ad esempio, di avere mai affrontato un procedimento che in qualche modo riguardasse un caso di lavoro minorile nell’ambito dell’edilizia. Almeno io personalmente non lo ricordo, sarà forse una lacuna, una limitatezza, ma non mi pare obbiettivamente che la nostra città sia connotata dal vedere degli infanti ancora in fasce dietro i banconi dei bar o qualcosa del genere, il problema c’è senz’altro, il fenomeno esiste, ma nulla di più nulla di meno rispetto alle altre realtà. Allora se intraprendiamo questi percorsi, queste valutazioni, se facciamo queste premesse rischiamo veramente di perdere di vista le specificità della nostra realtà. Indubbiamente il tema della criminalità minorile è grave, giornalisticamente è stato chiamato quello dei baby killer, se vogliamo uso questo termine per brevità, per facilità di comprensione fermo rimanendo che non è un fatto che consente una generalizzazione rispetto a tutta la cittadinanza Gelese caratterizzata da tanti onesti uomini, tante oneste famiglie, tante oneste persone. Ma indubbiamente il tema, scusate l’espressione giornalistica, dei baby killer o di quei minori che sono avviati a percorsi particolarmente gravi nel mondo del crimine e di inserimento nella criminalità organizzata è un tema della nostra città è un problema in cui cioè la nostra città propone un che di specifico che ci fa distinguere. Capisco che non si tratta di scienze esatte, ma mi pare che da questo punto di vista ognuno di noi, ma soprattutto gli organi ufficiali, possano fare delle statistiche che hanno il pregio dell’essere ancorate a regole persino matematiche. Cioè c’è un’incidenza percentuale di determinati fatti, di determinate imputazioni, di determinati accusati, di determinati iscritti nel registro delle notizie di reato, lo ricordava benissimo la dottoressa Chinnici, che è un dato statistico matematico che non si può discutere, fermo restando che non è un dato che si può estendere ad una generalizzazione che colpisca una collettività, una intera comunità. Qualcuno infatti potrebbe dire che Gela non può essere identificata con il fenomeno dei baby killer, ma rimane fermo che questo è un fenomeno specifico di Gela. Ci muoviamo senz’altro in un ambito in cui non abbiamo parametri obbiettivi, probabilmente quelle indagini che venivano evocate avranno senz’altro necessità di essere verificate, io però mi chiedevo per esempio quanti baby killer, ma anche quanti baby padri, quanti baby madri nella nostra città ci sono. Ho l’impressione che questo sia uno specifico tema nella nostra città, poco fa si parlava di famiglie strutturate e questo fenomeno ha una duplice facciata, quello di una maternità che non è più ancorata ai parametri, ai valori, al modo di essere della società come tradizionalmente noi abbiamo concepito la nostra società, una società secondo l’ordine naturale delle cose, e quello, l’altra faccia della medaglia, di quanti minori in tenerissima età di fatto si trovano abbandonati a se stessi, come dimostrano le statistiche. Qui mi permetto di proporre un’esperienza personale, che vuole essere quasi una testimonianza più che una valutazione, perché è maturata attraverso l’avere registrato proprio una serie estremamente ricorrente di casi del genere. Quanti minori ci sono abbandonati a se stessi perché per esempio figli di morti di mafia, oppure perché figli di persone che sono anche se giovanissime già all’ergastolo oppure destinate ad una lunga permanenza negli istituti carcerari? Di fatto costoro sono senza una famiglia, sono affidati alle cure che per cure s’intenda il ruolo educativo fondamentale, importantissimo, alle cure di una madre, di una donna che normalmente è un soggetto giovanissimo, che normalmente è un soggetto inadeguato anche per ragioni di autonomia economica oltre che per formazione e soprattutto perché condizionato da una famiglia, questa volta intesa in senso parentale, i cui modelli di comportamento non sono certo quelli che si rivolgono verso la legalità. E allora poco fa si ricordava giustamente che l’infanzia significa diritto a tante cose, diritto al gioco, diritto all’istruzione, diritto alla scolarizzazione. Si deve però sapere che i più agguerriti criminali, che hanno imperversato in queste zone, molto spesso avevano un livello d’istruzione superiore alla media. Allora dicevo il primo diritto dell’infante è il diritto alla famiglia, è il prerequisito, è il presupposto di ogni altro diritto. Io ho sentito con grande attenzione e grande condivisione le parole che al riguardo diceva il senatore Monteleone, perché noi corriamo il rischio di andare a cercare, o di pensare che la nostra funzione sia quella di andare a cercare, a recuperare i minori dalla strada dimenticando però che quando si trovano sulla strada forse è già troppo tardi. Il problema è di non farceli arrivare sulla strada. Vorrei dire a quel giovane boy scout che mi ha preceduto che posso capire che c’è quasi un istinto, una tentazione di muoversi secondo l’ottica della ricerca della pecorella smarrita, però il buon pastore prima di andare alla ricerca della pecorella smarrita fa in modo che le pecore non si smarriscano e per questo bisogna secondo me pensare in modo molto più serio di quanto non sia stato fatto sino ad ora a seri interventi di sostegno alle famiglie, sapendo per altro che spesso ci troviamo di fronte a delle, vorrei dire, "non famiglie".

Don Luigi PETRALIA, Parrocchia S. Giacomo. Qualche tempo fa il dottore Tinebra, procuratore della repubblica di Caltanissetta, ha denunciato la presenza di una vera e propria scuola di mafia a Gela. Per quanto forte possa essere questa affermazione, bisogna convenire con molta franchezza che, proprio la presenza di adolescenti di 14 e 15 anni in grado di maneggiare delle armi, fa supporre la presenza di una iniziazione all'uso delle armi e quindi ad un addestramento. Che questo possa avvenire tra i ragazzi stessi, al di là di qualsiasi organizzazione mafiosa, è anche una possibilità da non scartare, comunque sarebbe da spiegare il gran numero di procedimenti penali che coinvolgono numerosi minori in atto nel nostro territorio. Ogni cultura o sub cultura tende in determinati contesti a produrre sistemi di sopravvivenza, istituzioni, proprie organizzazioni. Sono appunto queste istituzioni di violenza, chiamiamole scuole o gerarchie, o in altro modo, che stanno prendendo il sopravvento sulle istituzioni statali, non è un'esagerazione se dico che i ragazzi cercano le soluzioni ai loro problemi in queste istituzioni di violenza, ricorrendo a tal persona di rispetto, in gergo viene detta persona "bona", cioè di rispetto, che interviene o fa intervenire chi di dovere secondo modalità inaccettabili. A volte sono gli stessi ragazzi che si organizzano, fanno un partito per malmenare qualche altro giovane che si è permesso di agire in un certo modo, si fanno giustizia da sé coinvolgendo altri coetanei: questa sta diventando una forma diffusa per regolare i conti tra adolescenti o tra gli adolescenti e gli adulti. I modelli che ispirano i nostri ragazzi sono sempre più violenti, sia quelli reali che quelli virtuali; a questo riguardo non bisogna sottovalutare l'incidenza che i videogame e la televisione esercitano sui giovanissimi, oggi c'è molta violenza che passa in modo inconscio o passivo, quasi per gioco, e produce violenza efficace, effettiva. Le tensioni e i sentimenti dei ragazzi non trovano una giusta soluzione ed esplodono in aggressività istintiva o, peggio ancora, in aggressività organizzata, magari con l'aiuto dei più grandi ed esperti del settore e a questa situazione di aggressività non educata si aggiungono gli effetti di sostanze stupefacenti, in particolare lo spinello. Sono tantissimi gli adolescenti e i giovani che ne fanno uso, credo che siamo nell'ordine del settanta per cento e gli spacciatori molte volte sono giovanissimi. Se si pensasse poi di legalizzare lo spinello come risposta risolutiva del problema creeremo soltanto un altro tipo del già esistente contrabbando di sigarette, avremmo il contrabbando dello spinello, che farebbe concorrenza allo spinello di stato. Secondo me questa non è una soluzione, bisognerebbe andare alla radice, il perché un giovane, un ragazzino arriva all'uso dello spinello. Se parlo così non è certo per pessimismo, ma perché vedo tutto ciò anche nel territorio in cui svolgo il mio ministero sacerdotale, nel territorio della parrocchia san Giacomo si sono verificati molti episodi di delinquenza e di violenza, basta ricordare i giovani uccisi, abbiamo avuto Matteo Cannizzo, Gianni Belladonna, ci sono stati altri morti precedentemente, durante la guerra di mafia ragazzi che sono scomparsi, di cui non si trova più traccia, ragazzi che hanno fatto una fine atroce, uccisi e bruciati. Dinanzi ad una situazione così grave, che è sotto gli occhi di tutti, invito a rivedere quanto si è fatto, e quindi i motivi per cui si è ancora deboli di fronte a questo clima di degenerazione. I progetti della politica locale devono essere rivisti e rafforzati, le strutture educative devono essere sostenute ed incrementate, non basta il centro sociale, esempio quello nella parrocchia di San Giacomo: il fatto che si verificano questi atti, questi delitti così atroci, significa che non basta.

Le famiglie e le scuole devono essere contattate in modo continuativo e professionale, in modo capace di incidere sull'educazione dei ragazzi, comprendendone i disagi e le difficoltà

Io, a volte, penso che si fanno degli interventi nelle famiglie disagiate, vengono sottratti i bambini, i ragazzini, a queste famiglie. Come mai non c'è un intervento in quelle famiglie storicamente mafiose, per tutelare la vita di chi nasce in quelle famiglie? Una grande forza per Gela è rappresentata dalle associazioni di volontariato, che ben organizzate, senza interessi di parte, senza calcoli personali, sarebbero in grado di raggiungere le varie emergenze giovanili e metterne in risalto le potenzialità positive, come pure i punti più deboli. E' necessario però che non siano strumentalizzate a fini politici, siano valorizzate al meglio per il bene della città. All'azione della magistratura e a quelle delle forze dell'ordine, ai quali va la nostra gratitudine e stima per il valore e il servizio che rendono alla città, deve accompagnarsi una educazione alla legalità, che rafforzi nei giovani la comprensione del valore del bene comune contro ogni forma di indifferenza e sfruttamento dello stato e dei suoi beni. E' necessario, e concludo, che le istituzioni statali incontrino i giovani e che i giovani vedano riflesse in esse i propri interessi, le proprie aspirazioni sociali, la cultura del bene comune. Il compito che ci attende è molto grande e faticoso, ma abbiamo la speranza che i ragazzi stessi, aiutati a riflettere sulle conseguenze di scelte negative, passino con convinzione dalla parte del bene, dalla parte di chi vuole veramente aiutarli.

Giuseppe FERRO, Direttore sanitario dell’ASL 2. La presenza della Commissione è oggi, un’occasione anche per parlare dei problemi di sanità che sono strettamente connessi a quelli sociali.

Sono fiducioso e speranzoso che nuovi meccanismi gestionali consentano di uscire fuori da sistemi di amministrazione che, fortemente burocratizzati, hanno portato anche a una lentezza nella realizzazione di progetti e di servizi sanitari. Mi viene difficile distinguere l'argomento sotto il profilo politico e sotto quello tecnico, il concetto fondamentale può comunque essere questo: l'organo programmatore nazionale regionale definisce gli obiettivi di salute che si vogliono raggiungere, quindi dice cosa bisogna fare, mentre le aziende unità sanitaria locale, le aziende ospedaliere sono chiamate a dire come raggiungere questi obiettivi in altra sede determinata. Molto spesso però si dimentica che tra questi due passaggi, tra il cosa e il come, manca un elemento essenziale ed indispensabile, l'attribuzione delle risorse, che è fondamentale. Senza definire obiettivi e risorse il resto rischia di scadere nella demagogia. Noi viviamo per altro anche gli aspetti negativi dei nuovi sistemi di finanziamento, in particolare del finanziamento a quota capitale, che porta alla definizione di una massa finanziaria destinata per area geografica in relazione alla popolazione abitante. Questo criterio per l'Emilia Romagna può andare bene perché là esiste una ricchezza di tecnologie di strutture e di personale, ma non per Gela che vive una situazione drammatica per quanto riguarda l’edilizia. L'unica struttura realmente in grado di essere definita tale e rispondente agli standard tecnico strutturali è infatti l'ospedale di Gela, che ha un nuovo volto da qualche anno grazie all'impegno congiunto di tutta la comunità gelese ma soprattutto degli amministratori.

Contrariamente, la situazione territoriale non ha delle strutture proprie e vi è una grande difficoltà, a reperirne oltre, per cui è necessario un costante impegno quotidiano, anche fornito dal signor sindaco, che si è prodigato moltissimo nell’aiutare l'azienda a reperire dei locali per la attivazione di servizi territoriali. Quindi c'è una difficoltà di ordine strutturale non indifferente da affrontare, una realtà tecnologica molto carente, una realtà di personale molto limitata: si tratta di problemi che non possono essere risolti solamente attingendo alla massa finanziaria determinata con questi meccanismi, è necessario e forte il bisogno di un impegno che possa vedere come riuscire a superare tutta questa serie di difficoltà, che non possono sicuramente essere affrontate globalmente e totalmente con le risorse finanziarie dell'azienda. Essa si trova peraltro in una situazione di transizione dove il nostro conflitto quotidiano, il nostro rapporto con la gente è molto sofferente perché a fronte del diritto alla salute, costituzionalmente sancito, ci sono i limiti delle risorse. Noi siamo costretti a cambiare la ruota a macchina in movimento, ma non possiamo fermarci perché le richieste sono costanti, quotidiane, emergenti, gravi, abbiamo delle forti carenze che non sono solo nell'ambito della neuro psichiatria infantile, come sottolineava l'onorevole senatore. Abbiamo la necessità di volgere l’attenzione ai problemi dell'ecologia e a volte la buona volontà o la disponibilità, gli sforzi non bastano perché c'è una carenza di professionalità paurosa. Ci sono ospedali che rischiano di chiudere per mancanza di anestesisti, ospedali che rischiano di chiudere perché è difficoltoso trovare radiologi, professionalità estremamente rare e difficili da reperire, problemi che meriterebbero una analisi più approfondita. Tutto ciò non lo voglio dire per giustificare l'operato o le carenze perché le responsabilità sono complessive e ognuno si porta dietro il proprio fardello, ma oggi questa commissione può fare per questa comunità qualche cosa. Esiste infatti un documento che è il piano, il progetto obiettivo tutela salute mentale 98-2000.

Siamo nel novantanove e ancora questo progetto non viene portato a compimento, il perché non lo so, posso intuire che globalmente dietro questo ritardo vi sia un aspetto che può riguardare il modello organizzativo da dare ai servizi di neuropsichiatria infantile o ai servizi dedicati alle tossico dipendenze, per cui nella comunità scientifica romana ancora non hanno trovato una intesa su quale modello perseguire. L'altra ragione di ritardo è probabilmente legata a difficoltà finanziarie che il nostro governo non riesce ad affrontare. Faccio un breve richiamo: già il precedente progetto obiettivo salute mentale 1994-1996 prevedeva uno standard di personale uno a mille e cinquecento solo per il settore salute mentale, quindi distinguendo la neuropsichiatria infantile e i SERT. Bene, nella nostra realtà significherebbe uno standard di personale di duecento unità, ne abbiamo appena cento, già quindi siamo al cinquanta per cento delle possibilità. Allora questo documento e i modelli organizzativi che esso prevede potrebbero essere sperimentati nella provincia di Caltanissetta, e soprattutto nella realtà di Gela, che merita una particolare attenzione. Credo che questo impegno possa essere assunta da questa commissione; concludo sottolineando che, pur nella povertà delle nostre risorse, ricorrendo allo spirito volontaristico degli operatori dei servizi di salute mentale, dei consultori familiari della medicina scolastica si è cercati di essere presenti comunque nel settore di intervento, pur con le carenze. Tutti i bambini anche di Gela hanno avuto redatto il loro certificato per la individuazione dell'insegnante di sostegno per i portatori di handicap, l'azienda ha partecipato ai programmi sulla dispersione scolastica insieme al provveditore agli studi fortemente coordinato dalla prefettura, dalla dottoressa Giannolla, che si è fatta promotrice di seguire costantemente l'evoluzione di questi progetti. Abbiamo continuato ancora con il provveditore agli studi su questa iniziativa, che troverà ulteriori sviluppi nel prossimo triennio, abbiamo partecipato su Gela, anche a progetti sulla 216 con l'Agesci. L'azienda USL partecipa su Gela e su Niscemi con un progetto finanziato dalla comunità europea, partecipa sulla 285, costituendo coinvolto in un progetto che oggi battezziamo CITTÀ’ BAMBINO, che può essere, se condiviso, anche preso da tutti gli altri enti istituzionali. All'interno dell'azienda USL abbiamo costituito un gruppo operativo per gli interventi sui minori, un gruppo operativo dove vengono chiamati tutti gli operatori sanitari che a qualunque titolo abbiano a che fare con problemi legati all'età evolutiva, siamo rammaricati di non poter dare risposte celeri per esempio per quanto riguarda la medicina nello sport, ecco questo è quello che possiamo fare. Voglio concludere l'intervento dando alla commissione una delle ultime, forse l'ultima copia che è personale della dottoressa Cristina Lumia che ha partecipato fortemente a questo progetto, delle risultanze di questo lavoro inter-istituzionale e prima di chiudere volevo leggervi un passaggio scritto da bambini che può essere e costituisce solo un elemento di riflessione: "La scuola mi piacerebbe di più se ci fosse un officina dove potere riparare motori, ruote e carrozzerie, sarebbe bello perché finita la scuola avrei già imparato il mestiere ",un altro passaggio che è di un ragazzino di Gela ."Dopo la terza media non vorrei proseguire negli studi ma vorrei andare a Brescia da mio zio che ha un cantiere edile per poter imparare a fare il muratore, ma io vorrei farlo a Gela in modo da offrire lavoro anche agli altri, però penso che bisognerebbe costruire le case popolari là dove i tecnici del piano regolatore hanno stabilito".

Ernesto FASULO, Croce Rossa Italiana. Io sarò brevissimo anche perché voglio attenermi a quanto detto dal senatore Montagnino, ma consentitemi di ringraziare innanzitutto la commissione per la grande sensibilità avuta nei riguardi di Gela e dei gelesi, perché di fronte al grave fenomeno dei minori a rischio, siete venuti a Gela per rendervi conto personalmente, interrogando le istituzioni, su che cosa si può fare per trovare delle soluzioni e di questo, come rappresentante della croce rossa e come cittadino gelese, vi ringrazio. Ma se da una parte è stato lanciato questo grido di allarme dall'altra è giusto che voi altri sappiate, signori della commissione, autorevoli rappresentanti del nostro parlamento nazionale ed europeo, che a Gela esiste una grande ricchezza, ma ricchezza veramente incommensurabile che è il volontariato. Io brevemente accenno a quello che fa la croce rossa, che non si limitia più al trasporto infermi, all'assistenza all'ammalato ma ha modificato la propria attività in parte operando a progetti ben definiti. Noi abbiamo partecipato, e mi ha fatto piacere sentirlo dalla dottoressa Sole, al progetto artigiani assieme al rotary club di Gela, perché abbiamo creato delle borse di studio per potere dare la possibilità al minore che deve scontare qualche pena, che ha avuto da fare con la giustizia purtroppo, di potere scontare la pena alternativa in un attività artigianale mandandolo assieme ad un nostro tutor in una attività artigianale, non solo per fare apprendere un mestiere, ma soprattutto per redimerlo e domani reinserirlo nella società. Abbiamo anche partecipato ad altri progetti ma sarà motivo di altri interventi; il tempo stringe vi dico semplicemente, noi volontari non possiamo più limitarci ad accogliere o registrare quanto è stato fatto, quanto sarà fatto dalle istituzioni ma vogliamo essere i protagonisti assieme alle istituzioni dei progetti che si vanno a realizzare.

Carmela CONDELLO, Delegato AIRC. Buongiorno alla commissione, buongiorno a tutti, sono la delegata dell'AIRC a Gela, sono stata invitata come delegata però porto la mia esperienza soprattutto anche come insegnante e con questo mi ricollego alla mia collega, la signora Ragusa, e all'assessore Giardina. Noi come AIRC operiamo nelle scuole con conferenze, sensibilizziamo i ragazzi e i bambini delle scuole medie e anche nelle scuole superiori. Io opero in un quartiere sociale molto disagiato nella periferia nord della città, sono una dipendente del settimo circolo e noi abbiamo in itinere diversi progetti per quanto riguarda anche la dispersione scolastica. Desideravo ricollegarmi a quello che aveva detto la dottoressa Sole quando ha rilevato casi di criminalità in ragazzi che avevano frequentato regolarmente le scuole; sì, questo è vero, dottoressa, abbiamo dei casi, questo è vero, anche se come cittadina gelese mi sono in un certo senso agitata quando ho sentito le dichiarazioni del procuratore Tinebra, mi hanno molto colpito. La dispersione scolastica non esiste a Gela o esiste all'uno per cento, i bambini frequentano le scuole, noi operiamo in questo difficile ambiente, abbiamo contatti con le famiglie, abbiamo a scuola bambini orfani di mafia. Saranno casi sporadici, però le famiglie, le mamme le vedove si affidano anche a noi insegnanti. Allora come si potrebbe operare in questo contesto? Intanto una collaborazione, molta collaborazione fra le scuole e le associazioni di volontariato e a queste mi rivolgo, soprattutto alle parrocchie, e per impiegare il tempo dei bambini, per farli stare il meno possibile sulle strade, impiegare le ore pomeridiane nelle scuole, utilizzare i locali scolastici per laboratori. Ci sono diversi insegnanti che vogliono farlo, ecco non si parla solo di volontariato. I bambini voglio nuovi saperi, i bambini sono attratti dal lavoro artigianale, i bambini non vogliono sedere sui banchi di scuola e apprendere le vecchie conoscenze, oggi si parla di nuovi saperi. Quindi diamo a loro la possibilità di poterlo fare, diamo la possibilità a chi vuole operare in questo contesto di poterlo fare, perciò è importantissima oggi la presenza degli operatori scolastici. Io ne sono un esempio, ma mi trovo invitata più come associazione di volontariato che come insegnante, anche se in me le cose in questo momento si uniscono e porto la mia esperienza diretta. Gela è tutta ad alto rischio non soltanto tre circoli didattici, non soltanto, il settimo, il quarto e il secondo circolo, io penso che anche altri circoli abbiano queste realtà. Quindi si deve prendere in considerazione tutta la città, recuperare i quartieri più disagiati vero è, ma alla fine sono tutti disagiati i quartieri, per questo è necessario rafforzare i collegamenti con le attività, e soprattutto favorire attività extra scolastiche.

Franco TILARO, Segretario generale della CGIL. Buongiorno, io inizierei intanto con valorizzare la venuta della commissione, perché rappresenta una sensibilità dello stato a rispondere ad alcune problematiche che si presentano nei diversi territori del paese. Credo anche però che la commissione non sia venuta solo per affrontare il problema dei "ragazzi di Gela", perché io credo che questo problema in realtà non esista, mentre esiste un problema di Gela che si riflette sulle parti più deboli della nostra città, che sono i ragazzi. Il problema di Gela, che fra l'altro è un problema del Mezzogiorno, è quello di essere una realtà svantaggiata. Io voglio svolgere qualche considerazione sulla denuncia di Tinebra: io credo che Tinebra non voleva colpevolizzare l'intera comunità, con le sue parole, ma denunziare un fenomeno che ha registrato, perché fa parte della sua professione, del suo mestiere, e grazie a questa sua denuncia noi possiamo capire fin dove è arrivato o fin dove può arrivare il radicamento del fenomeno della delinquenza organizzata nella nostra città. Per questo dobbiamo per un certo verso ringraziare Tinebra, per aver fatto questa denuncia, ma sicuramente non sono d’accordo, nessuno di noi può essere d’accordo sulla denigrazione fatta da quel giornalista che ha iniziato un articolo sul giornale dicendo che un mafioso aveva chiesto un passaggio ad uno e mentre camminava gli ha detto: "fermati che devo fare una cosa", ha incontrato un pastore gli ha sparato e alla domanda sul perché l’abbia fatto, ha risposto: "Stavo provando la pistola". Quella è denigrazione, quel giornalista va’ inchiodato alle sue responsabilità, una persona che vuole soltanto denigrare non aiuta nessuno. Lo svantaggio territoriale si riflette in maniera particolare sui ragazzi, questo è un problema sul quale nessuno può chiudere gli occhi, e questo svantaggio è legato al problema del lavoro, al problema della disoccupazione, voglio dire al problema del buon senso che un ragazzo diceva nel suo tema: io ho un problema di avere la casa, di poter lavorare. Non c'è dubbio che un ragazzo che cresce attraverso le preoccupazioni dei genitori su come sbarcare il lunario, su come avere una casa decente e così via, subisce gravemente il disagio ambientale in cui vive. Fa bene quindi la Commissione bicamerale per l'infanzia ad affrontare questi problemi, ma se non affrontiamo la questione, se si risolve il problema del contratto d'area viene a mancare l'elemento principale, che è quello della preoccupazione dentro cui crescono e vengono educati i ragazzi nelle proprie famiglie per la mancanza di lavoro, per la mancanza di servizi e quant'altro. Diventa quindi necessario il problema del lavoro risolvere così come il problema dei servizi, il problema dell'edilizia sportiva e così via. Io credo che le possibilità di lavoro siano possibili e anche immediate. Tuttavia, se noi vogliamo affrontare i problemi dei ragazzi di Gela, non possiamo parlare dei progetti esecutivi che iniziano ad esempio da Siracusa, noi dobbiamo parlare dei progetti esecutivi che iniziano da Gela, danno lavoro e risolvono in parte il problema ad esempio del porto o altro. Non voglio dilungarmi, ma sicuramente le questioni del lavoro possono essere risolte con immediatezza se si parla congiuntamente della ripartizione dei finanziamenti, altrimenti parliamo di aria fritta. Voglio dire altre due cose in ordine a questo problema, sempre del concetto dello svantaggio, noi dobbiamo colmare e recuperare quella che è una disuguaglianza come dire territoriale, se non si colma questa disuguaglianza che i giovani i ragazzi del mezzogiorno di Gela hanno rispetto a quelli del nord, rispetto a quelli che a Brescia hanno l'officina e quant'altro, noi non riusciamo a fare grandi passi avanti. Allora quello che ci vuole per i ragazzi è colmare intanto questo divario della disuguaglianza. Io non so cosa ci vuole per fronteggiare la questione dei giovani, però io parto sempre da questo concetto del gap che c'è tra nord e sud; se prendiamo una città media del nord e vogliamo raffrontarla con Gela dobbiamo capire quanti asili nido ci sono, quanti psichiatri ci sono, ecc. Io credo che bisognerebbe fare una commissione in grado di poter monitorare e rapportare i servizi che si svolgono, cosicché gli stessi servizi che si offrono in una città come Pisa dovrebbero essere offerti nella nostra realtà. Io non sono nelle condizioni di dire in maniera organica e sistematica tutte le cose che occorrono, sicuramente però posso affermare che se noi riusciamo a colmare questa disuguaglianza, questo svantaggio che i ragazzi di Gela hanno rispetto ai ragazzi di una città del nord sicuramente abbiamo risolto il problema, ma bisogna essere consequenziali e concreti. Io credo inoltre che bisogna aiutare moltissimo questi esempi di volontariato, le parrocchie voglio dire: Gela non è solo delinquenza, anzi Gela non è delinquenza, i delinquenti saranno mille, duemila, tremila, non lo so, siamo in una città di centomila abitanti, il resto è gente laboriosa, è gente che aspira a un lavoro sicuro, un lavoro per bene, tanti padri di famiglia, tanti giovani. Bisogna quindi rispondere a queste esigenze, dare delle risposte alla questione del lavoro e alle questioni di questo gap, di questo divario che c'è fra i diritti di cui godono i ragazzi, i fanciulli del nord e le carenze che invece ci sono nella nostra città .

Nicolò LOMBARDO, Provveditore agli studi di Caltanissetta. Vorrei chiarire che io in questa provincia lavoro soltanto dal mese di marzo: questo non mi da una visione pregressa della realtà di cui ci occupiamo, ma in un certo senso mi da il vantaggio di essere un osservatore più distaccato. Io ho sentito questa mattina affermare con molto ottimismo che la dispersione scolastica, tutto sommato non esiste. Questo fatto purtroppo contrasta fortemente i comunicati pubblicati dal ministero della pubblica istruzione non più di una settimana fa che riguardano l'intero territorio nazionale. Al primo posto vi è la provincia di Palermo che viene assunta per tanto come valore cento, purtroppo al secondo posto c'è Caltanissetta ma non con un valore di cinquanta o sessanta ma con un valore di novantadue rispetto al centro di Palermo. Quindi se noi andiamo a disgregare i dati della provincia vediamo che il territorio di Niscemi e Gela probabilmente supera il valore cento indicato nei dati indicati dal ministero della pubblica istruzione. Quindi questo mi porta a riflettere come sulla dispersione scolastica ancora ci siano degli equivoci, perché viene considerata soltanto ed esclusivamente come abbandono. L'abbandono è soltanto uno dei dati della dispersione scolastica tant’è vero che il progetto oggi non si chiama più della dispersione scolastica ma della promozione, del successo formativo. Se noi non abbiamo come mira questo dato ovviamente lavoreremo solo su dati quantitativi e non qualitativi, per cui alla fine avremmo anche dei fenomeni di ragazzi che hanno il diploma ma che delinquono. In questa ottica quindi la prospettiva di lavoro è completamente diversa ma voglio anche dire che a giugno ho voluto verificare alcuni dati subito dopo gli scrutini e mi ha sorpreso trovare in questa città istituti che hanno bocciato al primo anno il quaranta per cento degli alunni e nella scuola dell'obbligo il trenta per cento degli alunni. Questo dato significa, a mio parere, un’applicazione di metodologie notevolmente superate, perché tendono ad eliminare precocemente o ad emarginare precocemente fasce deboli di giovani dal sistema scolastico, quindi l'ottimismo a mio avviso va bandito perché ho constatato come ci sia ancora, non solo lo zoccolo duro che è dato dalla società esterna alla scuola che è difficile erodere se non intervenendo su tutto il sistema sociale della città, ma ci sia ancora all'interno della scuola uno zoccolo da erodere per combattere la dispersione scolastica, che significa l'abbandono di determinate metodologie didattiche che ritengono che la bocciatura o la discriminazione precoce dell'alunno in difficoltà possa costituire un mezzo di identificazione della severità e della serietà della scuola. Mi preoccupa un fatto che qui è emerso da qualche intervento, e mi dispiace che non ci sono coloro i quali hanno fatto queste affermazioni stamattina, il fatto cioè che molte scuole rinunciano a lavorare nel progetto della dispersione perché questo rischia di connotare negativamente quella scuola. Quindi a mio avviso c'è da lavorare ancora e molto su un problema interno alla scuola oltreché esterno, un problema che è di cultura generale e che va fortemente aggredito se vogliamo che la scuola risponda a questi obiettivi generali che qui sono stati dichiarati. Per quanto riguarda gli interventi, posso dire che l'Amministrazione Comunale è stata molto sollecita soprattutto per quanto riguarda la scuola materna, per la quale siamo riusciti ad avere la bellezza di un incremento del 30%. Sono questi interventi strutturali che eliminano il fuorielenco, cioè la richiesta di famiglie di frequentare la scuola senza poi, per ragione di insufficienza di posti, esservi ammesse. Si tratta di interventi strutturali che indubbiamente alla lunga daranno i loro frutti. Però notiamo che il sistema è debole ecco perché l'azione della scuola spesso non produce poi i risultati che noi vogliamo. Per esempio per la fascia che va da zero a tre anni non ci sono gli asili nido e mancando gli asili nido evidentemente l'intervento della scuola è tardivo. E’ stato dimostrato ormai da tutte le teorie scientifiche che da zero a tre anni si radicano svantaggi di tipo scolastico, anche se ancora non si va a scuola, talmente forti che poi è difficilissimo sradicarli. Ma oltre alle scuole materne abbiamo lavorato a creare un'altra struttura che secondo me a Gela può dare grossi risultati ed è la scuola alberghiera; è una scuola che copre una fascia di scolarità molto debole, ma che ha grandi risultati pratici, perché è dimostrato che nel nostro paese coloro i quali frequentano questa scuola alberghiera certamente non sono disoccupati, quindi sicuramente veniamo incontro a quegli interrogativi posti in quella splendida ricerca, quel lavoro che è stato fatto: "Pinocchio va a scuola " dove un bambino s'interrogava: ma se io voglio subito orientarmi verso il mondo del lavoro la scuola cosa mi dà, cosa mi fa fare? Quindi quello che io ritengo, senza prospettarsi interventi miracolistici è quello che è stato più volte detto qua dentro: bisogna assicurare interventi strutturali che assicurino nel tempo un miglioramento del contesto, perché quello che bisogna curare non è il fenomeno finale, il sintomo finale. E per curare dunque il contesto ci vogliono quelle cose che ha detto qui il rappresentante della CGIL, che migliorino la condizione generale del territorio e della città, non dimenticando che nell'immediato bisogna anche intervenire con quei progetti verso i quali aleggia qui molta sfiducia. Per quanto riguarda Gela noi abbiamo potuto attuare, attueremo quest'anno, un programma 14/1 finanziato dalla Comunità Economica Europea che riguarda l'orientamento scolastico; attueremo poi un progetto 10/2 che significa raccordo scuola famiglia di cui tanto si è parlato, di cui si è tanto sottolineata la necessità, che riguarderà dodici scuole incluse in quattro aree d'intervento sul territorio per le zone a rischio. Si tratta di interventi finanziati nell'ambito del contratto della scuola, di 280 milioni ciascuno, che se correttamente utilizzati sicuramente daranno una possibilità di operare nella direzione verso cui tutti noi auspichiamo.

Isabella GIANNOLLA, Prefetto di Caltanissetta. Io ho predisposto una relazione che consegnerò ai commissari perché non vorrei perdere tempo a leggere quanto vi è scritto. Questa relazione è un po' il sunto dell'attività che la prefettura ha tentato di svolgere nei confronti di tutta la provincia per coordinare l'azione di tutti questi Enti che tentano ciascuno per propria parte di intervenire su questo problema dell'infanzia, su questo problema dei giovani, sul problema della scuola. La Prefettura si è intestata in qualche modo questa funzione che non avrebbe, perché l'osservazione che nasce, proprio da quando oggi si è detto in quest'aula, è quella che c'è un disagio di ciascun operatore, un disagio di ciascun Ente nel realizzare, nel portare a buon fine la propria attività, nel trovare i sistemi corretti perché la propria attività abbia poi un risultato. Il disagio che si è colto oggi, che è abbastanza chiaro, rimarca una mancanza di un punto di riferimento complessivo. Quindi la Prefettura ha tentato di intestarsi questa operazione, non ci riesce molto bene per la mancanza di competenze specifiche e anche per mancanza di strutture, perché tutti abbiamo lamentato qui strutture deboli o strutture poco idonee, ovviamente anche noi lamentiamo, noi come parlo di Prefettura e forze dell'ordine, eccessi di peso rispetto alle strutture esistenti. Tra i progetti che si sono presentati, ora parlo dell'attività che si è svolta quest'anno perché l'attività di osservazione viene da lontano, questa collaborazione per la dispersione, questa collaborazione con gli operatori del volontariato ecc. ci porta ovviamente ad avere una conoscenza del problema che se pure settoriale è abbastanza ampia. Il problema per come si pone, aldilà di quello che si deve fare, che si può fare nella lotta alla mafia in generale, che ovviamente poi si ritorce sulla situazione dei giovani, come abbiamo potuto capire benissimo da quello che si è detto qui, è di occuparci della prevenzione. Allora per occuparci della prevenzione si è tentato di presentare un numero di progetti molto più alto del passato, per quanto riguarda la 216 ne abbiamo presentati 15 sui 22 che eravamo riusciti a far predisporre ai vari Enti, 7 sono stati scartati per motivi di povertà propositiva, gli altri 15 sono stati trasmessi al Ministero degli Interni, speriamo di avere un successo dal punto di vista del ritorno di finanziamenti. Abbiamo presentato un progetto che va ad essere finanziato col Fondo Nazionale d'Interventi per la lotta alla droga, questo era un progetto interessante che tende a istituire una collaborazione col Tribunale dei minorenni ed il Provveditorato agli Studi finalizzato a costituire una banca dati comune a tutte le Istituzioni, perché una delle carenze che abbiamo osservato, che tutti osserviamo, che tutti lamentiamo è la mancanza di una banca dati.

Noi non siamo in grado, pur essendoci bellissime statistiche numeriche, d'interpretare i dati, non siamo in grado di sapere se i ragazzi che si drogano sono appartenenti a famiglie abbienti o a famiglie non abbienti, se vengono dai quartieri alti o da quartieri bassi, se vengono da una vita di dispersione scolastica o da una vita di successo scolastico, da famiglie disgregate o meno. Ecco leggere questi dati è essenziale, quindi far nascere un osservatorio di questo tipo, che sia in grado di leggere anche i risultati delle osservazioni, è assolutamente indispensabile. Quindi speriamo che questo progetto ci venga finanziato, non sappiamo ancora da chi, perché abbiamo avuto delle difficoltà abbastanza serie insieme al Provveditorato, che è stato assolutamente disponibile anche mettendo a disposizione una scuola, che ha dei laboratori. Abbiamo presentato al Ministero della Pubblica Istruzione un progetto chiamato "scuola della seconda opportunità", un progetto in cui crediamo moltissimo perché oltre a essere destinato a ragazzi che hanno già un esito negativo scolastico, è destinato anche alle famiglie ed è destinato anche ad artigiani che possono usufruire della collaborazione di questi ragazzi per formarli nella via dell'attività artigianale e quindi manuale. Questo progetto coinvolge alcune scuole di Caltanissetta e alcune di Gela, quindi, visto che abbiamo già avuto la conferma del finanziamento, proveremo anche a verificarne la validità, perché il problema vero è quello di verificare dopo la validità. Un altro tentativo di coordinamento è stato quello di creare una specie di unità di crisi, abbiamo fatto delle conferenze nell'ambito dell'attività del comitato della Pubblica Amministrazione coinvolgendo i centri sociali, coinvolgendo i servizi sociali dei comuni, i SERT, l’ASL e quant'altro opera nel territorio compreso i pochi servizi di psicologia infantile che funzionano a Gela. Tutto questo per cercare di creare quella rete di cui lamentiamo l'esistenza, cioè noi, tutti gli operatori in qualche modo, lamentano, la mancanza di rete che non consente a tutte le strutture che esistono sul territorio di lavorare in sintonia, di lavorare scambiandosi dati. Quindi la proposta che la mia struttura, come Prefettura, io come Prefetto, faccio a nome di tutto il contesto che opera in questo settore è quello di creare un punto di riferimento che sia osservatorio complessivo dell'infanzia e direi anche della gioventù, includendo le attività sportive. L'impressione che si ha è quella che non siamo in grado di capire che cosa dobbiamo fare ed allora creare un osservatorio può essere già una base di raccolta dati complessiva che ci aiuta poi a cercare gli strumenti più idonei, perché oggi si è parlato di tante ipotesi, si è parlato di attività del volontariato, attività nei quartieri, attività presso l'Osservatorio del Comune. Uno strumento molto utile sarebbe la consulta giovanile presso i comuni, la consulta per l'infanzia, però manca comunque un punto di riferimento complessivo che faccia da osservatorio e da unità di crisi, che assorba e che raccolga tutte le istanze della società.

Giuseppe DI DIO, Comune di Gela. Un grazie alla Commissione alla cui visita bisogna dare un significato molto alto, nella misura in cui, in premessa nell'intervento dei deputati e senatori, in special modo del senatore Montagnino, si afferma che non sono venuti a Gela solo per fare un'audizione, ma sicuramente per assumersi delle responsabilità. E questo è un passaggio che io ritengo molto importante, l'assunzione di responsabilità da parte della commissione e non solo l'audizione. Io vorrei affrontare il problema dal punto di vista politico, perché non voglio assolutamente cimentarmi negli aspetti tecnici, perché gli interlocutori presenti in aula sicuramente sono più qualificati e più competenti del sottoscritto e vorrei fare un passaggio a ritroso, il che può apparire banale, ma io lo ritengo sostanzialmente utile dire che tutti noi siamo stati bambini, il fatto che oggi siamo adulti ci consente di aver maturato un'esperienza di cui dobbiamo fare tesoro. Noi siamo vissuti nella stessa società che vivono tanti concittadini nostri ma per ragioni diverse abbiamo preso delle strade diverse .Questo perché molto probabilmente le nostre esperienze di bambini hanno avuto riferimenti diversi da quelli che hanno altri nostri concittadini. Quando in aula echeggiano parole che io ritengo pesanti, parole del tipo pedofilia, sfruttamento del lavoro minorile, della dispersione scolastica, baby killer, credo che sostanzialmente si affermi un principio che è quello che tutti questi problemi hanno caratteristiche diverse tra di loro, ma hanno un unico comune denominatore che è la società malsana in cui viviamo. Io sono molto in sintonia con quanto dice il Prefetto, ritengo utile ma non corretta l'impostazione che guardi al recupero, ritengo molto più utile l'impostazione che guardi alla preliminarietà del problema, cioè che debba privilegiare soprattutto la prevenzione. E' giusto infatti il recupero, nella misura in cui affronta il problema nell'oggettivo, nel presente, ma ritengo che sia l'oggettivo che il presente è stato già consumato in tutta la sua drammaticità. Quindi dobbiamo cercare di sforzarci di trovare gli elementi a monte del problema per risolverlo. Io credo che sia prioritario rispetto a tutto che la Società, le Istituzioni, la Politica propongano il proprio sforzo nella prevenzione creando riferimenti diversi da quelli che molti infanti, molti giovani oggi sicuramente non hanno. Io quando parlo di riferimenti posso portare un esempio banale: ognuno di noi da bambino ha avuto dei riferimenti, chi nel padre, nel fratello, nel professore, nel calciatore, nel prete, cercando di identificarsi in qualcuno per sceglierlo come modello di vita. Io credo che a Gela sia molto presente ancora il fatto che parecchi giovani non hanno riferimenti di questo tipo, perché vivono in condizioni disumane e non hanno alternative diverse da scegliersi, modelli sani. Individuo sostanzialmente in tanti aspetti le cause della devianza minorile, più generalmente dei problemi dell'infanzia, ma vorrei sostanzialmente estrapolarne tre. Il primo è l'abuso perpetrato nei confronti dei minori con la violenza, il secondo è l'abuso perpetrato per la precarietà della propria vita, per bisogno oserei dire quasi per necessità di una vita a cui la società non offre quasi niente o addirittura niente, il terzo è, quello che più fa paura secondo me, l'abuso perpetrato per scelta del minore che identifica la propria scelta come modello di vita e come riferimento di un modello di vita, cioè il giovane che guarda a diventare un boss, a diventare un criminale scegliendolo come modello di vita, e credo che questo nel nostro territorio e più complessivamente nel mezzogiorno è una peculiarità che si afferma più che al nord. Io dico che tutti e tre i casi si possono affrontare fornendo alla società riferimenti diversi, riferimenti che formino i nostri bambini che poi diventano giovani, che poi diventano adulti. Per ottenere questi obiettivi occorre creare, scusate ma può sembrare anche demagogico, lavoro, gli asili nido, le scuole materne, i parchi, le ludoteche, i centri di aggregazione, i centri ricreativi e più complessivamente le strutture e i servizi. La mancanza di tutto questo toglierà riferimenti sani, che sono indirizzati a formare gli infanti e ci saranno successivamente a oggi così come è stato nel passato, uno, dieci, cento, mille bambini che cresceranno con modelli di vita diversi, per cui ci sarà sempre qualcuno che tornerà a parlare di devianza, e tornerà a parlare di recupero e questo non lo ritengo giusto.

Giacomo LOGGIA, Pastore evangelico. Considerata l'ora tarda sicuramente sorvolo su tanti concetti e tanti pensieri che avevo preparato e su tanti appunti, punti di riflessione in seguito anche a quanto ho ascoltato. Quindi non mi trattengo per niente su quelle che sono le attività che la chiesa evangelica da sempre svolge e dei metodi che ha raggiunto, lancio semplicemente un l'invito alle istituzioni perché possano essere un po' più attente a prendere visione della realtà delle chiese e delle chiese evangeliche in particolare per vedere quello che fanno e del come raggiungono determinati obiettivi. Per rispondere in qualche maniera ad un punto di riflessione che metteva in evidenza l'amico Gagliano, che diceva che i delinquenti non sono soltanto quei minori che appartengono ad una certa classe sociale, alla classe più depravata o emarginata, magari lo saranno in maggior numero, ma ce ne sono anche molti che fanno parte di classi più evolute, culturalmente, e ci sono anche i figli di papà. Ma dicevo ancor prima di tutto questo noi vediamo il problema dalla parte interiore dell'uomo, nella vita interiore. L'uomo necessita di una trasformazione fondamentale e nel dire uomo intendo dire certamente i minori a rischio, intendo dire tutte le fasce sociali che rischiano seriamente, ma intendo dire tutte le fasce anche quelle più alte, più elevate .Mi pare opportuno, oggi più che mai, il messaggio di Gesù Cristo rivolto a tutti quanti, per recuperare tutti gli uomini ancor prima ad una vita che sia umana, sociale, e poi anche futura e celestiale. E, per una questione di brevità, mi limito soltanto a leggere, addirittura senza commentare, una breve relazione che vuole evidenziare semplicemente due aspetti: la necessità di una conversione e il valore di principi spirituali.

La chiesa è quindi un luogo di educazione al cambiamento. Io sono un pastore evangelico, si capisce, quindi, che il mio intervento risenta della prospettiva nella quale mi muovo, cioè quella religiosa. Non posso entrare in dettagli tecnici relativi ai problemi che stiamo trattando, perché non avrei la competenza, né posso fare analisi specifiche perché non sono un esperto di fenomeni socio educativi. Posso invece recare il mio contributo facendo ricorso alla mia esperienza pastorale ed offrire una testimonianza che in qualche modo è anche un appello. Il luogo delle chiese come luogo di socializzazione ed educazione in Italia non è molto considerato, forse è ritenuto fanalino di coda, ma per dirla come Gesù a volte gli ultimi sono i primi. Forse ciò è avvenuto perché l'immagine tradizionale della chiesa sacramentale gerarchica che in Italia è maggioritaria con la chiesa cattolica romana, è entrata in crisi ed è stata molto avversata ideologicamente. Dico questo per una sorta di constatazione di fatto senza alcuna intenzione polemica. Tuttavia esiste un'altra faccia del modo di essere chiesa che sia pure, con tutta l'umiltà del caso, io rappresento questo giorno. Nella prospettiva evangelica e protestante più in generale, l'educazione ha un ruolo centrale e con essa i luoghi ove l'educazione accade: la famiglia, la scuola, ma anche la chiesa. Il principio di base dell'educazione in questa prospettiva è agganciato a un dato che per certi aspetti è squisitamente teologico, per altri è anche di forte interesse sociale .Per le chiese evangeliche, almeno per quella di Gela che rappresento, il credente deve essere molto responsabile nei confronti della sua fede. Credere per noi non significa solo affermare dei principi, ma anche impegnarsi a cambiare per poi poter sperare di spingere altri al cambiamento. Questa è la ragione per cui noi speriamo nella conversione, un autentico dietro front rispetto alla propria visione della vita, un cambiamento radicale della propria mentalità. Io assisto ormai da molti anni ai risvolti pratici di questa affermazione di principio. In seguito ad una reale conversione ho visto drogati istantaneamente liberati dalla dipendenza, qualche volta e più di una volta abbiamo fatto delle manifestazioni in collaborazione con le istituzioni, e chi vuole ricordare può dare testimonianza, che hanno potuto costatare la trasformazione reale di giovani che prima vivevano in una certa maniera ma che adesso sono veramente impegnati nella società e nel fare il bene. Alcolisti non toccare più alcolici, famiglie pressoché distrutte ricomporsi e riprendere il loro cammino, gente senza voglia di lavorare, accettare qualsiasi lavoro pur di guadagnarsi il pane onestamente, delinquenti fare confessioni e cambiare vita, manca il lavoro ma c'è un altro fenomeno che noi non ignoriamo. Si cerca il posto di lavoro io sono un credente e credo anche nei miracoli ma penso che queste cose siano accadute anche per qualche ragione un po’ più semplice del miracolo, queste erano tutte persone che avevano scoperto o riscoperto i valori spirituali ecco a me sembra questo il punto della discussione che qui stiamo trattando.

I nostri giovani non coltivano più o hanno smarrito i valori spirituali non c'è più senso nella loro vita, voglio dire che non riescono a dare un senso alla loro vita, hanno si dei valori, ma non valori spirituali. Molto spesso si confondono i valori spirituali con altri valori. Si potrebbe obiettare che un valore ha sempre una caratteristica spirituale, mi permetto di non essere d'accordo, un valore spirituale non è un principio morale o cose simili, un valore spirituale è ciò che si pone a fondamento di tutta la propria esistenza, nella convinzione che la nostra vita deve essere utilizzata al meglio quasi come se non ci appartenesse, ma dovessimo renderne conto. Un valore spirituale non è una moda ma un pilastro a cui appoggiarsi quando tutto il resto va a rotoli, la famiglia dà valori morali, la scuola offre quelli culturali, le chiese hanno l'enorme responsabilità di indicare all'individuo strade alternative togliendogli false sicurezze e sviluppando un senso critico verso tutto ciò che sembra scontato, fatalistico e irraggiungibile. La forza dei valori spirituali è tutta qui, non basta parlare semplicemente di valori perché i valori sono sempre condizionati dalla cultura che li produce e possono trasformarsi in ideologia. I valori spirituali vanno aldilà dei condizionamenti e anzi tendono a smascherarli, la fede che responsabilizza verso le proprie azioni e chiama a darne conto diventa una base per il corretto agire, la speranza che spinge oltre qualsiasi fallimento e tiene sempre accesa la fiaccola per un futuro migliore, diventa il fondamento di una formidabile spinta al cambiamento senza arrendevolezza, la carità che ti fa sentire solidale con il prossimo e ti porta a considerarlo un fine anziché un mezzo, può essere l'ingrediente per l'uguaglianza. Certo questo non significa che si possa fare a meno del lavoro, dell'istruzione, della giustizia, della sicurezza e di tutte quelle altre cose che riteniamo indispensabili per una crescita sociale e civile, ma a fondamento di tutto questo vi debbono essere valori spirituali, inattaccabili, capaci di muovere le coscienze verso il bene. Io ho parlato da credente che svolge il compito di guidare altri credenti, ma anche dall'aver visto quanta potenza esercitano questi valori nella vita di chi li adotta che nasce la mia convinzione. Ho sempre operato nella prospettiva di una chiesa al servizio della città, credo che valga la pena, valorizzare il potenziale che un gruppo sociale come la chiesa può mettere a disposizione della collettività nel rispetto e nelle distinzioni di compiti e funzioni ma in collaborazione con le istituzioni pubbliche. Nei momenti difficili bisogna attingere a tutte le risorse, il patrimonio spirituale della chiesa può essere una grande risorsa se valorizzata e inserita nel circuito della dinamica sociale. La relazione è disponibilissima, io vi ringrazio per l'ascolto, se possiamo renderci utili in altri momenti siamo sempre disponibili.

Angelo MOSCATO, Presidente dell'Ordine degli avvocati di Gela. Io vi ringrazio, ma l'ora è tarda per interventi che siano lunghi, quindi devono essere interventi brevi, il mio sarà assolutamente telegrafico.

Certamente l'avvocatura ha voluto essere presente, anche per ascoltare, in questa interessante riunione, quali sono le problematiche che si pongono in ordine alla microcriminalità che esiste a Gela. Certamente, così come già molti hanno detto, è un problema che non investe solo Gela, certamente investe tutti perché è un problema globale che interessa moltissime città, ma è sicuramente rilevante a Gela e quindi bene ha fatto la Commissione a porre sotto attenzione questo fenomeno di Gela e quindi un ringraziamento deve certamente essere rivolto ai componenti della Commissione e al sen. Montagnino che la presiede.

Ci rendiamo perfettamente conto che esiste un problema sociale, che merita assolutamente dei provvedimenti che devono essere di prevenzione prima che di repressione. Su quello che abbiamo già ascoltato, per non continuare in un intervento che effettivamente potrebbe magari essere molto più lungo, noi come avvocatura e come Ordine ci riserviamo di fare pervenire un documento in maniera che tutti questi argomenti che oggi abbiamo ascoltato, in particolare mi è sembrato molto interessante l'intervento da parte del Prefetto nel punto in cui ha specificato la questione di un osservatorio che indubbiamente potrebbe essere un motivo di organicità di tutti gli interventi a partire da quelli che sono le istituzioni a finire a quelli che sono di volontariato. Ecco io vi ringrazio ancora e con questa promessa di un documento ringrazio ancora la Commissione e i componenti.

Concetta Luciana CARFI, Presidente Associazione ARCI "Le Nuvole". La nostra associazione opera a Gela dal 94, si è costituita con la prima carovana antimafia e porta avanti un progetto che comprende la bonifica sociale. Noi siamo impegnati con alcuni progetti in diversi quartieri della città, abbiamo messo su un progetto che riguarda la ludoteca, che è rivolto a bambini dai 5 ai 14 anni. Questa ludoteca è in convenzione con il comune in alcuni mesi dell'anno, in altri la portiamo avanti sotto forma di volontariato in una struttura che il comune ci ha messo a disposizione. Noi portiamo avanti un progetto che è stato finanziato dalla Comunità Europea presentato dall'ARCI Sicilia che si intitola "Pool Position" e che riguarda dieci comuni ad alta densità mafiosa, tra cui proprio Gela. Questo progetto è rivolto a giovani dai 14 ai 19 anni con forte svantaggio sociale e culturale e quindi che sono a rischio di reclutamento nelle organizzazioni criminali. Questo progetto vuole sperimentare un sistema integrato di azioni innovative, di orientamento, di socializzazione e inserimento lavorativo con l'obiettivo di bloccare il passaggio, il potenziale passaggio dei giovani nelle organizzazioni mafiose e riportarli alla pari con gli altri giovani nel circuito della legalità. Gli interventi che sono previsti in questo progetto, che è partito e che è operativo dal settembre 98, sono quelli della ricerca e dell'intervento sui meccanismi di reclutamento da parte delle organizzazioni mafiose e criminali. E’ previsto poi un corso di formazione per 14 operatori per creare la figura professionale di esperto in orientamento e inserimento psicosociale e lavorativo di soggetti, e la creazione di una rete locale. Spesso ho sentito parlare della necessità di lavorare in rete, mi preme quindi sottolineare che nel progetto è prevista la creazione sia di una rete locale, sia di una rete regionale, tra gli operatori dei servizi, delle istituzioni, degli Enti locali, delle Associazioni di categoria, degli Enti no profit, con l'obiettivo di creare una metodologia di insediamento o reinserimento socio lavorativo, e di trasferire le buone pratiche tra gli operatori e omogeneizzare metodologie d'intervento. Questa rete, quella locale, è già presente, già lavora, di questa rete fanno parte il comune di Gela, l’ASL, il Tribunale dei minori, il servizio sociale, le Associazioni degli imprenditori, i commercianti, i patti territoriali, c'è Gela Sviluppo, le associazioni di volontariato. Quindi voglio dire che stiamo cercando di lavorare insieme e questa rete ha segnalato i casi di una serie di ragazzi che verranno seguiti con attenzione e accompagnati da un dall'operatore che in pratica sarà il loro angelo custode e che provvederà e che sta già provvedendo a lavorare con i singoli ragazzi per sviluppare un progetto di vita. Quindi il ragazzo sarà seguito se ha bisogno di essere formato, se ha bisogno di completare gli studi, di essere inserito in attività sociali o fare dello sport, oppure se il suo bisogno è quello di trovare un lavoro. Quindi, attivando la rete, si dovrebbe cercare di inserire o reinserire questo giovane. Poi è chiaro che sono previsti una serie di seminari sia locali che regionali, la creazione di dieci sportelli, che già a Gela operano, così come in tutti gli altri comuni. Quindi io voglio dire che questo progetto è chiaramente uno strumento concreto che è a disposizione di tutti quei soggetti che, attraverso la sperimentazione di questo modello, possono contribuire a creare anche quelle condizioni che possono permettere anche al nostro territorio di riscattarsi e di pensare anche a un nuovo sviluppo socioeconomico. Noi, oltre a portare avanti questo progetto, da pochi giorni abbiamo iniziato la formazione degli operatori che lavoreranno al progetto di educazione domiciliare finanziato con la legge 285, abbiamo presentato un progetto per giovani donne a rischio, che subiscono violenza, con l'Assessorato alle problematiche giovanili. Lavoriamo molto anche nella prevenzione e quindi anche a diffondere la legalità, il concetto della legalità, avvicinando i giovani a un circuito che deve presentare caratteristiche più allettanti rispetto a quelle che le organizzazioni criminali riescono a offrire a questi giovani, perché se i giovani si avvicinano al mondo della criminalità una motivazione c'è. Noi dobbiamo essere in grado di creare delle condizioni altrettanto allettanti, noi presentiamo e lavoriamo con molti progetti sul territorio, pensiamo di essere una risorsa a disposizione della città, assieme a tante altre associazioni di volontariato che giornalmente portano avanti un lavoro difficile, spesso portato avanti anche in solitudine; ci mettiamo a disposizione della città per costruire insieme un percorso, perché ho detto che portiamo avanti tanti progetti, ognuna delle associazioni ha un suo progetto, un suo programma, però quello che manca a questa città, secondo me, è un progetto complessivo di rilancio. Noi possiamo pensare ad una serie di progetti, ma ricollegarli insieme, e dobbiamo a studiare quali sono veramente i bisogni di questo territorio, a partire soprattutto dai bambini, perché se noi cominciamo a pensare, a progettare rispetto alle esigenze e ai bisogni dei bambini, io penso che avremmo imparato a pensare a tutti, perché pensare ai bambini significa anche pensare agli adulti perché loro saranno tali, loro sono il futuro, significherà pensare alle donne, significherà pensare agli anziani. Penso che la creazione di un osservatorio sia una cosa che noi abbiamo richiesto più volte e serva a questa città. Io penso che nessuno ha in mano la chiave della verità o la chiave della risoluzione di questi problemi, io penso che questa città deve essere ripensata non solo per quello che riguarda le politiche sociali, ma anche rispetto alle politiche urbanistiche, alle politiche ambientali, serve rifare un disegno e rimettere in discussione tante cose, cioè il frutto di 40 anni anche di malgoverno che questa città ha visto, perché basta guardare la città per renderci conto dello scempio, di come sono nati questi quartieri, della mancanza di luoghi di aggregazione, di centri sociali, di luoghi di ritrovo. I giovani di oggi subiscono questa mancanza e se vogliamo veramente costruire qualcosa di positivo, è importante stare insieme.

Giovanna GIUDICE, Associazione Centro di aiuto alla Vita. Sono Giovanna Giudice, buongiorno a tutti. Vorrei dire che l’immagine della nostra città così come appare dai telegiornali è troppo negativa rispetto alla realtà. La mia Associazione è il centro di Aiuto alla Vita, il CAV, fa parte della diramazione del movimento per la vita nazionale, è un'Associazione che si occupa della vita e tutela i diritti della madre e del nascituro, perché siamo convinti che la vita di un uomo incomincia già nel grembo materno. Ritornando ai problemi e alle situazioni emerse da questo incontro, io non ho sentito parlare, tranne che dall'avvocato Gagliano, del problema dell'occupazione. Noi operiamo da 20 anni nella nostra città, non sull’intero territorio, operiamo nella città, perché siamo dei volontari accomunati da un'idea comune che è quella di amare la città, che è quella di rispettare l'uomo nella sua integrità, per la ricchezza che ha operando in tutti i quartieri, anche in quelli più agiati, perché non dobbiamo parlare solo di disagio per Gela, ma anche di agio, e l'agio ha altre povertà che sono quelle culturali, che sono quelle di valori, che sono quelle che non formano l'uomo. Quindi ripetiamo che noi siamo per il rispetto pieno e la valorizzazione della famiglia e prima di tutto del valore sociale della maternità. Questo valore qui è a rischio. Ogni bambino che non ha un papà che lavora, quella è una famiglia a rischio, non solo la famiglia che ha componente già malavitoso, ma ogni famiglia la cui mamma non può dire cosa mette a pranzo oggi, cosa dà a colazione ai suoi bambini. Quindi sono emersi tanti problemi nella nostra città, ma uno importantissimo è quello dell'occupazione. Non dimentichiamo, il dr. Ferro ha detto delle cose bellissime scritte dai bambini, che noi dobbiamo farci insegnare dai bambini. Il bambino diceva di aver bisogno di una scuola che avesse un'officina, non tutti i bambini sono da liceo e da università, ci sono bambini che hanno bisogno di lavorare con le mani e mettere la loro intelligenza a frutto in un'azione manuale, non tutti possiamo studiare Manzoni e Dante. Anche la riforma delle scuole deve essere una riforma più a portata di bambino, mentre si tende a pensare sempre da grandi; quando invece ci caleremo proprio nel bambino, quando la penseremo come i bambini, li arricchiremo della nostra esperienza di persone grandi, di persone mature. Ricordiamoci che i bambini sono il futuro della società e adesso la loro vita è nelle nostre mani, ma in un futuro è la nostra vita che andrà nelle loro mani, saranno loro a gestire noi e poi ce la vedremo con l'eutanasia, se non abituiamo il bambino, se non gli inculchiamo quei valori che sono quelli del rispetto, dell'accoglienza, della responsabilità. Ho visto che tutti vogliamo dare dei servizi; ben venga che diamo dei servizi ai bambini, che diamo delle strutture, dei giochi, dei centri di aggregazione, ma i primi centri di aggregazione, non dimentichiamolo, sono state le parrocchie, le chiese, è li che il giovane trova risposta, trova senso alla sua vita. Non voglio ripetere quello che ha detto il pastore Loggia, quando nella vita di ogni uomo non c'è lo spirituale l'uomo è perso, l'uomo non ha obiettivi, non ha senso, non costruisce e neanche progetta, non ha una progettualità sana. Abbiamo bisogno dei luoghi d'incontro così detti centri di aggregazione, ma abbiamo bisogno dei sani centri d'incontro. Noi abbiamo i giovani che vivono a Caposoprano, passano il loro tempo a Caposoprano, ma quella è una cattiva scuola e sapete perché, perché a Caposoprano ci sono già i giovani un po' agiati economicamente e ci sono però anche i giovani da famiglie poco agiate e poveri. Giovani che non hanno il cellulare, non hanno la moto, allora cercano un lavoro facile e il lavoro facile può essere spesso quello dell’illegalità. Quindi i ragazzi a rischio sono tutti, come pure le mamme a rischio, perché se io per spirito di emulazione emulo una mia amica che è moglie di un medico io devo avere il tailleur firmato come lei e posso portare mio marito ad andare a rubare perché mi deve comprare il tailleur firmato ed io con il suo stipendio non me lo posso comprare. E’ quindi tutto un modo di cambiare, un modo di vedere le cose, di educare e di educarci che deve essere considerato. Grazie per averci ascoltato.

Francesca SCOPELLITI, Senatrice della Commissione parlamentare per l’infanzia. Grazie. Si, io mi limiterò ad un breve saluto e prima di tutto vorrei ringraziare il Sindaco Gallo di questa magnifica ospitalità, di averci dato l'opportunità di interloquire con tante autorità. Dopo aver sentito i loro interventi, devo dire senza retorica, devo dire che io ritorno da questo viaggio a Gela con un arricchimento maggiore e, in una materia come questa, l'arricchimento non è mai sufficiente perché abbiamo tutti consapevolezza di quanto questa materia sia difficile e delicata ma nello stesso tempo importante, trovandoci di fronte a dei soggetti,- mi rivolgo soprattutto ai magistrati, al Presidente, alla dr.ssa Chinnici, alla Presidente del Tribunale dei minori,- davanti a dei soggetti che hanno delle cause, delle ragioni molto profonde che molte volte sono lo stesso il rovescio di due medaglie, perché sono vittime e carnefici, perché non c'è bambino che non è alcolista ma che prima non ha subito la violenza di un alcolista, non c'è bambino che si droga, che spaccia droga prima di essersi drogato, non c'è minore che commette atti delittuosi ma che ha subito un atto delittuoso, così come non c'è bambino che violenta o uomo che violenta se prima non è stato da bambino violentato. Tutto questo in un contesto sociale, ma devo dire soprattutto familiare, perché queste sono le violenze che si consumano nelle mura domestiche nell'omertà più totale, nella complicità più totale e, in una società come questa, io poi sono calabrese quindi conosco queste radici, in una società patriarcale come la nostra diventa ancora più difficile ribellarsi al padre e costruirsi una nuova, una libera più che nuova, una libera consapevolezza e autocoscienza. A tutto questo bisogna intervenire con delle azioni di ordine giuridico, giudiziario, di ordine legislativo, di ordine sociale, credo che la materia non sia facile, ma mi sembra di dire delle cose abbastanza ovvie. C'è la difficoltà ulteriore che è quella di stabilire, una volta presa coscienza degli effetti che sono appunto la devianza minorile, che non c'è il caso dei minori di Gela, ma c'è il caso Gela. Sono perfettamente d'accordo, c'è una causa e c'è un effetto, la devianza dei bambini è sempre un effetto di cause che hanno i germi in altre situazioni. Allora una politica attenta deve cercare di colpire le cause perché togliendo le cause si annullano gli effetti e in questo, a mio avviso, non bisogna drammatizzare la situazione e dire che il caso Gela è unico al mondo: non è unico in Italia, non è unico al mondo, ci sono delle situazioni identiche nel territorio italiano, ma anche all'estero. Io viaggio molto per una Commissione sui diritti umani e vi assicuro, sono stata in Russia, sono stata in Guatemala, sono stata recentemente in Uzbekistan, il problema della devianza minorile esiste come esiste in Italia se non peggio. Quindi credo che non si debba esasperare, però non bisogna neanche sdrammatizzare la situazione e dire che ci sono le persone perbene, ci mancherebbe altro, Gela è una città perbene che però ha questo problema, c'è l'ha come tanti altri posti italiani.

Allora io credo che una politica attenta sia quella che va ad intervenire sulle cause, per debellare le cause nelle origini, tentare delle politiche d'intervento con l'intelligenza, anche di sperimentare quelle che possono essere le terapie curative, ma pronte a fare marcia indietro qualora questa cura non dovesse funzionare. Mi pare però che aggiungere qualsiasi altra cosa sia superfluo perché avete illustrato un programma di denuncia, di analisi e di interventi che è quanto mai completo. Io vi dico soltanto di continuare a fare la denuncia costante, purtroppo l'Italia vive, e questa è una condanna che io faccio non a noi ma a tutto il sistema, viviamo sulle onde emozionali, ci sono dei casi che suscitano l'attenzione dei mezzi d'informazione e se ne parla a lungo. Adesso è il periodo dell'ecstasy per esempio e nessuno si è reso conto che è un problema di dieci anni fa. Fino ad ieri c'era il problema dei sassi dal cavalcavia, così come ci sono dei problemi che hanno sull'onda emozionale vanno a toccare il circolo mediatico. Io credo che invece una politica più responsabile e più attenta voglia una denuncia costante, la denuncia che ha fatto il consigliere Crocetta, che ho apprezzato moltissimo nel realismo delle sue parole, così come ho apprezzato molto le parole del prefetto, della dottoressa Chinnici, della dottoressa Sole e di quanti altri sono intervenuti, adesso senza far torto a nessuno. Quindi a questo punto non mi resta che dire a voi e a noi buon lavoro, perché in questo non c'è una territorialità, ma c'è una affinità che supera ogni barriera .

Elisa POZZA TASCA, Deputato della Commissione parlamentare per l’infanzia. Credo che sia stato importante per noi oggi essere qui, ascoltarvi e prendere nota e poi riflettere su quanto è emerso in questo incontro. Io ve ne sono grata perché credo che forse avevamo bisogno anche di questo, se siamo venuti qui da voi oggi come commissione avevamo bisogno di alcune conferme, di alcune riflessioni, di alcuni aiuti da parte vostra, ma io vorrei concludere dicendo, e faccio riferimento a uno degli ultimi interventi del prefetto, la dottoressa Giannolla, che lei eccellenza è intervenuta con molto coraggio denunciando anche alcune mancanze ed è di questo che noi dobbiamo prendere coscienza. Diceva il Provveditore agli Studi che l'ottimismo va bandito, non abbiamo coraggio di prendere coscienza della realtà, lei ha detto che c'è la mancanza di una banca dati, c'è una mancanza di una rete c'è mancanza di un punto di riferimento complessivo e lo ha anche chiamato Osservatorio. Allora questo mi fa piacere perché, quando il dottor Tinebra è venuto da noi, io nella mia replica ho detto al dottor Tinebra: "lei non può rispondere di tutta la società della sua città, indubbiamente nella città manca un osservatorio". Concludendo, il consigliere Di Dio ha detto che ci vuole complementarità del problema, io direi che c'è bisogno in questa città di complementarità dei ruoli, se mi permettete, perché io prima, leggendo tutti i nomi, ho trovato che c'è un'unica consigliera comunale, un'unica donna e allora come donna onoro il ruolo del Prefetto, del presidente dei minori, della dottoressa Chinnici, che sono indubbiamente tre donne di valore e di valenza in questa città, trovo però che c'è in questa città una crisi di rappresentanza perché essere nei luoghi decisionali vuol dire interpretare le istanze della società civile e delle istituzioni che ne fanno capo. Quindi essere nei luoghi decisionali vuol dire anche cercare di cambiare le politiche di questa città e quando ho detto una su trenta cittadini vuol dire il 3,3% di rappresentanza. Allora riflettiamo su questo qui, c'è bisogno di un riequilibro della rappresentanza perché c'è un deficit di democrazia rappresentativa e io sono convinta che la presenza di più donne in luoghi decisionali può cambiare anche le politiche sociali di questa città, ma può cambiare soprattutto le politiche giovanili.

Quindi mi auguro che i colleghi che rappresentano questo territorio abbiano modo di rivedere questo, di capire che un cambiamento non si fa’ soltanto con una rappresentanza maschile, un cambiamento si fa’ con istanze maschili e femminili con una capacità di rappresentanza maschile e femminile. Rendo onore alla consigliera Galioto alla quale ho chiesto se ha bambini; ha un bimbo di quattro mes,i quindi complimenti per essere stata qui con noi fino alla fine e complimenti per questa responsabilità che si è assunta, unica donna in questo consiglio comunale.

Emanuele GOLDINI, Comune di Gela. Brevemente volevo dire una cosa che ritengo sia fondamentale e intanto ringrazio la commissione bicamerale: volevo precisare che siamo fermamente consapevoli del disagio che è presente nella nostra città, delle problematiche gravi che riguardano i minori ma che riguardano un poco le famiglie di questa città. Il fatto che voi avete scelto di porre sotto attenzione Gela in maniera particolare ci consente di porgervi le diverse fotografie della realtà che sono, che rappresentano le realtà della nostra città. Questo per dirvi che da parte nostra, questo mi riguarda direttamente, a volte c'è anche la difficoltà di compenetrare queste realtà, difficoltà date probabilmente da impostazioni progettuali un poco non molto attinenti alle richieste. Quindi c'è una difficoltà di programmazione, di organizzazione; senza dubbio questo io lo voglio dire perché possiate portare con voi la fotografia generale di quella che è la situazione della nostra realtà, che è complessa, che è difficile ma con pochi mezzi a disposizione, con mezzi quasi direi artigianali. Voglio dire un fenomeno di devianza, quale quello che noi abbiamo presente nel nostro territorio, non si può affrontare con le risorse economiche che sono messe a nostra disposizione sia dalla legge 22 ‘86, sia dalla 216, sia dalla 285. Sono risorse esigue rispetto ad una situazione che è grave, che è gravissima dal punto di vista umano. Evidentemente dobbiamo fare poi un poco marcia indietro perché non si può intervenire tutti, perché tutti non possiamo avere gli strumenti idonei per intervenire. Io in maniera particolare è da quattro anni che faccio l'assessore ai servizi sociali, è da quattro anni che mi incontro con la gente perché ho scelto di incontrarmi con questa gente giornalmente, mi incontro con queste famiglie e ho la misura del disagio e dei problemi, però ho anche una certa inquietudine, anche questo senso di frustrazione, perché molto spesso non ci ritroviamo ad avere adeguate risorse. Sono anche convinto della bontà dell'altro percorso che ha indicato Sua Eccellenza il Prefetto, che necessita comunque una formazione dei formatori, per cui questi due obiettivi sono quelli che vorrei che voi portaste con voi, cioè a dire la possibilità di realizzare in questo territorio una formazione dei formatori, quella dell’osservatorio e la possibilità di avere adeguati finanziamenti per fronteggiare, come dire, l'immane problematica che noi abbiamo sia dal punto di vista dei minori che anche delle famiglie.

Lillo GIARDINO, Assessore alla pubblica istruzione. Io rapidissimamente per dare anche risposta a quello che c'è stato chiesto precedentemente in ordine alla dispersione scolastica. Io concordo perfettamente con il Provveditore agli Studi quando dice di bandire l'ottimismo perché le persone ottimiste sicuramente non si attrezzano per affrontare i problemi. Noi invece ci vogliamo attrezzare sempre di più e sempre meglio per affrontarli, ma rispetto a considerare la dispersione nelle sue due configurazioni estreme, da un lato quella che vedevano le insegnanti, se ci sono bambini che in effetti evadono l'obbligo scolastico, e quella invece che ci portava innanzi il Provveditore agli Studi e quindi il successo formativo, sicuramente bisogna parlare di due cose distinte. Se noi prendiamo in particolare la dispersione intesa in quel senso, di bambini che non frequentano la scuola, io posso dirvi i dati di quest'anno, della leva 99 solo due bambini non sono stati iscritti in tempo, al 17 di settembre risultava al nostro assessorato questo e sono stati segnalati. Evidentemente per quello che riguarda le frequenze irregolari, il successo formativo, quindi le bocciature, le promozioni, sicuramente questi sono altri numeri che probabilmente, mi posso sbagliare, non attengono alle competenze dell'amministrazione comunale. Chi decide eventuali bocciature sono i collegi dei docenti e mi pare che lì la scuola debba essere migliorata. Indubbiamente c'è bisogno di riforma e quindi possibilmente noi possiamo stare tranquilli, i nostri, bambini più piccoli, quelli della prima infanzia, frequentano la scuola, vanno a scuola, non sappiamo sufficientemente quello che fanno nel pomeriggio, non sappiamo sufficientemente quello che fanno durante l'interruzione dell'attività didattica e durante i mesi estivi, però vanno a scuola. Quest'anno abbiamo sperimentato un progetto, abbiamo aperto la scuola anche d'estate e abbiamo interessato 250 bambini che ci sono stati specificatamente segnalati dal nostro servizio socio psicopedagogico. E’ stata un esperienza bella, positiva che noi andremo a ripetere sicuramente, c'è molto da fare negli orari in cui i nostri bambini, i nostri giovani non sono impiegati nelle attività didattiche. Bene o male a scuola riusciamo a tenerli, riusciamo a seguirli quando entrano nel circuito scolastico, certo quando escono probabilmente, sicuramente, le cose stanno in una maniera leggermente diversa e questo certamente ci preoccupa e in questo ci stiamo.

Franco GALLO, Sindaco di Gela. Solo una battuta, io ho iniziato stamattina il ragionamento che l'on. Scopelliti continuava: non ci dobbiamo negare il problema che il processo mediatico va per scoop e per ondate. Noi queste ondate le subiamo regolarmente, oggi nonostante l'impostazione, la buona volontà, domani i giornali credo che parleranno di Gela come Medellìn, già stamattina parlavano di un aumento della criminalità. Voi decreti legge non ne potete fare, però chiaramente raccolgo l'invito dell'Assessore affinché, in corrispondenza a questa ondata di attenzione che ciclicamente coinvolge la nostra comunità, ci aiutiate nel limite del possibile o ci raccomandiate presso chi i decreti legge li fa e può stanziare finanziamenti a darci una mano vista la situazione.

Antonio MONTAGNINO, Vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia.

Sicuramente torneremo a Gela per una verifica della situazione. Faccio solo una brevissima considerazione finale. Questo incontro si conclude qui, ma non termina certo il nostro e il vostro lavoro. Devo dei ringraziamenti che non sono né rituali né semplicemente doverosi, ma sinceri e sentiti. Oggi ci sono stati 24 interventi: credo abbiamo dato a ciascuno la possibilità di esprimere le proprie opinioni, di fare analisi, valutazioni e proposte di cui terremo conto. Voi, oggi, ci avete aiutato a portare avanti nel migliore dei modi il nostro lavoro; speriamo di potere essere di aiuto nel vostro, convinti che non sia necessario soltanto predisporre i progetti, ma anche mettere in atto interventi efficaci, integrati e soprattutto tempestivi. In relazione al ruolo che esercitiamo cercheremo di fare il possibile, ma credo la partita si vinca se lavoriamo insieme, se non c’è un diaframma tra le istituzioni, perché qui a Gela voi siete testimoni e protagonisti, come noi, di articolazioni delle istituzioni e della società.

Vorrei fare un auspicio finale: spero che nella cronaca di domani, intendo dire dei prossimi giorni, dei prossimi anni, emergano sempre più, a Gela, i fermenti e le energie positive, e vengano cancellati i fatti inquietanti che abbiamo vissuto fino ad oggi.

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