Commissione parlamentare per l'infanzia

RELAZIONE SULLA MISSIONE SVOLTA
NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA DI TORINO.

 

La delegazione della Commissione bicamerale per l’infanzia che si è recata in visita nei Centri di accoglienza di Torino il giorno 25 marzo 1999 è stata costituita dai seguenti parlamentari: Mariella Cavanna Scirea, Piera Capitelli, Maria Pia Valetto Bitelli e Giuseppe Maggiore.

La delegazione ha incontrato le Autorità locali preposte alla gestione dell’immigrazione clandestina (Prefetto, Sindaco, Questore, Comandante dei Carabinieri, Comandante Guardia di Finanza, o loro delegati), nonché i responsabili dei Centri di accoglienza locali e i minori ivi ospitati.

La delegazione ha fatto visita a Centri di accoglienza concordati con le Autorità preposte al settore, di diversa estrazione culturale e ideale e con differenziata struttura organizzativa e di finanziamento, caratterizzati da una particolare destinazione alla cura e all’accoglienza degli immigrati minori di età.

In tutte le visite la delegazione si è intrattenuta direttamente con gli ospiti dei centri di accoglienza, condividendo con questi ultimi, laddove possibile, la fruizione dei pasti.

Gli incontri con le Autorità si sono altresì svolti in Prefettura, ove sono stati invitati e ammessi ad audizione i rappresentanti del locale Tribunale dei minorenni.

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La missione ha avuto inizio in mattinata con la visita della Comunità "Madian" di Padre Adolfo, nel centro della città, che è apparsa essere struttura particolarmente apprezzabile e funzionale, al punto di essere divenuta meta prescelta di cospicui flussi di immigrazione minorile, nella consapevolezza del livello dei servizi offerti.

La presa d'atto del livello qualitativo della Comunità "Madian" ha evidenziato il problema della rilevante diversità delle mobilità di accoglienza nella stessa città e ancor più tra città diverse, nonché dei diversi costi delle rette di soggiorno nelle varie zone del paese.

Sono stati poi visitati i Centri di accoglienza per minori "Aurora" e "Casa del Mondo Unito", che hanno evidenziato buoni livelli di efficienza e funzionalità.

Successivamente la delegazione si è recata in Prefettura, dove si è svolto un incontro con le Autorità preposte all'ordine pubblico e i magistrati del Tribunale dei Minorenni.

Da parte della Prefettura si è rilevato il progressivo aumento della presenza di minori extracomunitari, sia per il crescere dei ricongiungimenti familiari sia per effetto del fenomeno dei minori che si ricongiungono di fatto a un sedicente parente, senza rispettare le procedure di legge.

Tale presenza è in molti casi a carattere irregolare, con provenienza etnica prevalentemente marocchina e cinese, e con rilevanti connessioni con fenomeni delinquenziali e di sfruttamento.

In particolare si registra il fenomeno dell'utilizzo dei minori magrebini, albanese e rom come lavavetri e venditori ambulanti da parte di adulti connazionali inseriti in una rete organizzata di reclutamento e sfruttamento dei minori, nonché nelle spaccio di stupefacenti come tramite tra lo spacciatore e il consumatore in relazione alla loro non fruibilità.

Viene rilevato in proposito che le misure educative e di recupero previste dal nuovo codice di procedura minorile risultano di fatto pressoché inapplicabili nei confronti dei minori stranieri la cui propensione alla devianza risulta spesso accentuata, per costrizione condizione personale, al punto di rischiare la cronicizzazione.

In tale quadro si registra una presenza di 110 minori in Comunità di alloggio del Comune di Torino, di cui la maggior parte marocchini e albanese. Rilevante è la propensione, invertita rispetto al passato, a non abbandonare la struttura di accoglienza per la difficoltà di reperire una sistemazione alternativa, supportata talvolta da atteggiamenti aggressivi o intimidatori nei confronti degli operatori sociali.

La Prefettura ha fatto altresì presente che l'elevato costo di soggiorno del minore in comunità ha indotto il Comune a ricercare soluzioni alternative, basate su centri di accoglienza "a bassa soglia". Il tutto in un contesto in cui, sussistendo il divieto di espulsione del minore straniero, si rende estremamente difficoltoso il rimpatrio, ove non volontario, disposto dall'Autorità giudiziaria "nell'interesse del minore".

Secondo la magistratura minorile, l'impossibilità del rimpatrio dei minori coinvolti nel traffico e nello spaccio di stupefacenti, anche per l'assenza di specifici accordi internazionali, ha comportato l'aumento del numero dei minorenni interessati da tali attività criminose (alle quali spesso si collegano i furti e le rapine). Con l'aggravante dell'incremento dei casi di extracomunitari minori dediti alla deroga.

La situazione delineata porta - secondo la Prefettura - a considerare necessaria una scrupolosa azione preventiva da parte della Polizia di frontiera volta a contrastare efficacemente l'illecita immigrazione di minorenni.

Di particolare interesse è l'intesa firmata nel 1992 dalla Magistratura minorile, dalla Questura e dal Comune, sul tema del trattamento dei minori immigrati, che ha di fatto anticipato i contenuti della legge 6 marzo 1998, n. 40: tale intesa, nel rispetto della normativa italiana e della Convenzione di New York sui diritti dell'infanzia, è volta a favorire l'inserimento sociale dei minori extracomunitari, anche attraverso la regolarizzazione in Italia.

La Prefettura ha infine dato conto del problema della prostituzione minorile, che ha assunto dimensioni preoccupanti negli ultimi anni: si tratta di un fenomeno che, nella provincia di Torino, interessa essenzialmente ragazze dei paesi dell'est, nell'ambito di una traffico organizzato a livello internazionale, le quali vengono pesantemente sfruttate e sono spesso vittime di intimidazioni, giungendo molto raramente ad essere accolte in Comunità.

Nel tardo pomeriggio la delegazione ha fatto ritorno a Roma.

 

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