Commissione parlamentare per l'infanzia

RELAZIONE SULLA MISSIONE SVOLTA NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA DI BRINDISI, LECCE E OTRANTO.

 

La delegazione della Commissione bicamerale per l’infanzia che si è recata in visita nei Centri di accoglienza della Puglia nei giorni 17 e 18 febbraio 1999 è stata costituita dai seguenti parlamentari: Mariella Cavanna Scirea, Teodoro Buontempo, Elisa Pozza Tasca, Daniela Santandrea, Davide Nava e Francesca Scopelliti.

La delegazione ha incontrato le Autorità locali preposte alla gestione dell’immigrazione clandestina (Prefetto, Sindaco, Questore, Comandante dei Carabinieri, Comandante Guardia di Finanza, o loro delegati), nonché i responsabili dei Centri di accoglienza locali e i minori ivi ospitati.

La delegazione ha fatto visita a Centri di accoglienza concordati con le Autorità preposte al settore, di diversa estrazione culturale e ideale e con differenziata struttura organizzativa e di finanziamento, caratterizzati da una particolare destinazione alla cura e all’accoglienza degli immigrati minori di età.

In tutte le visite le delegazioni si sono intrattenute direttamente con gli ospiti dei centri di accoglienza, condividendo con questi ultimi, laddove possibile, la fruizione dei pasti.

Gli incontri con le Autorità si sono altresì svolti nelle Prefetture competenti, ove sono stati invitati e ammessi ad audizione i rappresentanti dei locali Tribunali dei minorenni.

 

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L’incontro in Prefettura a Brindisi

La missione è iniziata con un incontro alla Prefettura di Brindisi con le Autorità preposte alla gestione dell’immigrazione clandestina (Prefetto dott. Stefano Narduzzi, Sindaco di Brindisi dott. Giovanni Antonino, Assessore ai servizi sociali del Comune di Brindisi dott.ssa Mina Gismondi, Comandante provinciale dei Carabinieri col. Paolo Fabiano, Vice Questore dott. Tobia Feltrinelli, Dirigente Ufficio Stranieri della Questura dott.ssa Stefania Occhioni, Capitano della Guardia di finanza col. Massimiliano Caruso, Capo di Gabinetto della Prefettura dott. Mario Giannuzzi).

In tale incontro è stata approfondita innanzitutto la problematica del trattamento dei minori nei primi mesi di accoglienza e delle procedure idonee all’accertamento dell’identità dei minori immigranti clandestini. Quanto al primo tema è stato rilevato che la città di Brindisi non ha allo stato dei Centri di prima accoglienza, pur se sono stati ipotizzati interventi a medio termine per costituirne alcuni nel territorio della città. In ogni caso è stato rilevato che le strutture ricettive di competenza della locale Prefettura appaiono comunque inadeguate ad affrontare il fenomeno immigratorio, specie a fronte di un costante aumento dei flussi dal Kosovo (esploso successivamente a seguito dei noti eventi).

Si è altresì rilevato che le procedure di rimpatrio assistito sono operative unicamente per l’Albania, ove esiste una rete organizzata di assistenza, mentre risultano del tutto assenti per altre zone di provenienza dei minori immigrati. Si è altresì ribadito che i minori immigrati clandestini sono sottoposti ove possibile al rimpatrio assistito, ma non espulsi o respinti, in conformità alla vigente normativa.

Si è inoltre fatto presente che l’immigrazione nel territorio pugliese è prevalentemente di transito e non stanziale e che, per il momento, non ha dato luogo a episodi di intolleranza né a rilevante recrudescenza di fenomeni criminali indotti (salvo l’illegalità degli sbarchi clandestini in quanto tali).

Quanto al tema dell’accertamento dell’identità dei minori, si è fatto presente che tale operazione avviene di norma in base alle dichiarazioni spontanee degli interessati e dei parenti al seguito ovvero in esito a sommarie indagini realizzate direttamente dagli operatori nei Centri di accoglienza. Le Autorità hanno concordato sul fatto che il conseguimento di una attendibile certezza in ordine all’identità dei minori comporterebbe la permanenza dei medesimi per tempi lunghi, certamente maggiori dei pochi giorni della prima accoglienza. Il tutto in un quadro in cui l’accertamento dell’origine, e quindi dell’identità del minore, risulta estremamente complesso, specie per provenienze da territori rurali o da zone ove si sono verificati eventi distruttivi dei registri pubblici. Al riguardo la scelta politico-amministrativa attuata, e sostanzialmente necessitata, è quella di un accertamento sommario (con fotografia, nome dichiarato e fotografia degli accompagnatori), nei pochi giorni della prima accoglienza: alternativa a tale sistema sarebbe un allungamento dei tempi di permanenza (allo stato impensabile a fronte dei flussi migratori dal Kosovo), ma certamente utile per garantire al meglio un futuro civile ai minori immigrati.

Nello stesso quadro si è rilevato che il problema della difficoltà o incertezza dell’accertamento dell’identità può coniugarsi con il problema del flusso immigratorio di minori sfruttato a fini clandestini: ciò poiché, operandosi un accertamento di identità non confermato, si rende possibile l’ingresso legale in Italia di minori accompagnati da adulti sedicenti parenti ma della cui identità parentale non è data certezza, con i conseguenti rischi in ordine allo sfruttamento dei minori stessi.

Di particolare rilievo è apparso il fenomeno dei minori immigrati clandestini non accompagnati, che risultano in numero decrescente negli ultimi anni (per obiettiva riduzione del fenomeno o per aumento degli accompagnamenti fittizi o per mancato filtro alla frontiera): dei 71 casi registrati nel 1997 (che hanno portato a ricoveri brevi e in molti casi al rimpatrio assistito), ai 50 casi del 1998, ai 29 casi del 1999 sino alla data di rilevazione. Il tutto nel quadro di un andamento dell’immigrazione clandestina di minori che ha portato negli anni a pochi collocamenti in Istituto, salvo i picchi del 1997 e 1998.

A fronte di tali problematiche la delegazione ha comunque preso atto di un impegno delle strutture pubbliche di grande entità, sia in termini organizzativi che umani, e ha apprezzato esplicitamente la particolare competenza e dedizione dimostrata dal Dirigente competente della Questura di Brindisi.

 

 

Le visite ai Centri di accoglienza.

Di seguito all’incontro con le Autorità la delegazione si è recata in visita al centro educativo-assistenziale Margiotta, dove sono accolti essenzialmente minori kosovari, albanesi e curdi, prevalentemente in età adolescenziale. Il Centro riceve i minori non accompagnati in una fase successiva alla prima accoglienza e li assiste per tempi anche lunghi, in alcuni casi sino alla maggiore età.

Le strutture del Centro sono apparse funzionali e ben tenute, certamente consone ad accogliere il limitato numero di ospiti residenti. La responsabile del Centro, apparsa motivata e dedita alla propria attività, ha posto in luce i problemi di gestione quotidiana dei minori in riferimento alle poche attività che si riesce a far loro svolgere.

Al Centro è stata altresì rilevata la difficoltà di inserimento dei soggetti ivi accolti successivamente al compimento della maggiore età: in realtà i medesimi soggetti, superato il limite dei 18 anni, nonostante l’impegno profuso e dalle strutture pubbliche e dal volontariato, appaiono privi di adeguata assistenza e sforniti di un sufficiente ausilio per l’inserimento nel mondo lavorativo e in genere nella società italiana.

La delegazione si è quindi recata al Centro di accoglienza per immigrati presso il Comune di Ceglie Messapica, dove ha consumato il pranzo in compagnia dei minori ivi accolti. Il Centro, organizzato dal Comune, che accoglie minori e famiglie, è risultato rispondente alle esigenze di accoglienza degli immigrati e utilmente integrato nella realtà sociale del Paese. I giudizi degli stessi soggetti ivi accolti sono risultati positivi e inseriti in un contesto organizzativo e umano positivo. Il pranzo ivi consumato (analogo – per quanto assicurato – a quello quotidiano degli ospiti) è risultato consono alle esigenze.

La delegazione si è quindi diretta verso Lecce, recandosi al Centro di prima accoglienza di San Foca, dove ha svolto una visita e un incontro con i responsabili del Centro. La situazione del Centro di San Foca è risultata immediatamente di particolare delicatezza, poiché tale struttura è chiamata spesso a fronteggiare il primo impatto dei flussi migratori. Nel complesso si è registrato un clima abbastanza teso (caratterizzato dalla presenza diffusa delle forze dell’ordine), e un apparente sovraccarico delle strutture. I minori non hanno un trattamento specifico e fruiscono di limitate strutture di supporto. La pulizia è risultata sufficiente. Di grande impegno e spessore umano è risultata l’opera di Don Cesare Lodeserto, responsabile del Centro. Nel complesso la valutazione globale è stata sostanzialmente positiva, in particolare in ordine all’impegno degli operatori a favore dei soggetti accolti, e in relazione alle oggettive difficoltà organizzative e umane di gestione del fenomeno immigratorio.

 

 

L’incontro in Prefettura a Lecce

La delegazione si è quindi recata alla Prefettura di Lecce, dove ha svolto un incontro con le Autorità preposte alla gestione dell’immigrazione (Prefetto di Lecce dott. Giovanni D'Onofrio, Questore dott. Viviano Tamasia, Comandante provinciale dei carabinieri Ten. Col. Francesco Benedetto, Comandante nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza Cap. Donato Palladino, Comandante Gruppo Guardia di finanza, Ten. Carlo Luciano, Vice Prefetto dott. Nicola prete, Capo di Gabinetto del Prefetto dott. Umberto Guidato; il Sindaco di Lecce, on. Adriana Poli Bortone, era impossibilitata a intervenire).

In tale sede si è fatto presente da parte delle Autorità preposte all’ordine pubblico, che l’attività di contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina si è nel tempo trasformata in un’attività di sostanziale accoglienza, caratterizzata da una difficoltà crescente in seguito al progressivo aumento dei flussi immigratori. Il tutto in un quadro in cui il fenomeno dell’immigrazione illegale non ha più i connotati dell’emergenza, ma anzi tende a consolidarsi come fenomeno stabilizzato e prevedibile.

Si è osservato che nel contesto della regione Puglia il territorio leccese è il più esposto all’impatto immigratorio, e sta predisponendo strutture aggiuntive rispetto a quelle esistenti, prima fra tutte quella di prima accoglienza di Otranto, resa operativa nel febbraio ’99. Le medesime Autorità hanno altresì rilevato una ritenuta insussistenza di traffico di minori, salvo singoli e sporadici episodi, nonché una sostanziale assenza di "tratta" di ragazze (sul presupposto di un passaggio in altri territori delle ragazze medesime).

Sono stati altresì offerti i dati relativi al collocamento in Istituti dei minori immigrati clandestinamente, risultata in linea con quelli della provincia di Brindisi (con un modesto numero di ricoveri salvo i picchi degli anni '97 e '98).

E’ stata inoltre posta in luce la rilevanza, per la comprensione del fenomeno immigratorio albanese, della mentalità fondata sul clan, e quindi dei rischi di strumentalizzazione di minori e ragazze all’interno dei medesimi clan, con scarse possibilità di intromissione e ausilio dall’esterno, specie da parte delle strutture pubbliche.

La Prefettura ha altresì fatto presente che il flusso migratorio ha assunto negli ultimi tempi la caratteristica della multietnicità (passando da una componente in prevalenza albanese ad una composizione dapprima mista, con forte presenza di Curdi, Turchi e Kosovari, quindi prevalentemente kosovara). Problema immediato legato alla multietnicità è quello della comprensione con i soggetti accolti in presenza di una scarsità di interpreti disponibili.

Nella stessa sede si è quindi svolto un incontro con i responsabili del Tribunale per i minorenni, dal quale sono emersi dati e valutazioni non del tutto coincidenti con quelli emersi nell’incontro con le Autorità preposte all’ordine pubblico. In particolare, si è affermato da parte dei magistrati che vi sarebbe un flusso di immigrazione clandestina che di fatto sfuggirebbe al controllo e al filtro operato a più livelli da parte delle strutture pubbliche, nelle acque internazionali, nelle acque nazionali e sul territorio italiano: flusso immigratorio dal quale proverrebbero sostanzialmente anche i ragazzi destinati all’accattonaggio e alla prostituzione. Il tutto in una situazione in cui sussisterebbe un sostanziale scollamento tra gli avvistamenti radar e gli scafi giunti in Italia, con presumibile perdita del controllo su quote non irrilevanti di ingressi clandestini.

I magistrati medesimi hanno registrato una carenza di collaborazione delle Autorità albanesi, cui si unisce una sostanziale situazione di impotenza dei magistrati di quel Paese.

Si è quindi ribadito, sottolineando una differenza di valutazione rispetto al giudizio di altre Autorità, che molti minorenni sfuggono al loro arrivo ai controlli e che dubbi esistono anche sul reale status di parte dei minorenni che nei Centri di accoglienza vengono registrati come minori accompagnati. Al riguardo, al loro avviso, al fine di ridurre il rischio di un "mercato dei bambini", è caldeggiata la proposta di costituzione di un pool composto da ufficiali di Polizia giudiziaria dell’Ufficio stranieri, dell’Ufficio minori della Questura e della Polizia giudiziaria minorile, nonché da personale qualificato del Servizio sociale internazionale.

Anche per i magistrati è risultata centrale la necessità di un accertamento della reale identità dei minori, denunciando i casi scoperti di false paternità e di falsi accompagnatori sedicenti parenti (problema più grave per gli Albanesi e meno ricorrente per Kosovari e Curdi). Il tutto in una situazione in cui, per la pressione del flusso immigratorio e le difficoltà logistiche, risultano carenti le indagini sui singoli casi e gli interrogatori incrociati.

I magistrati hanno infine auspicato un incremento del ruolo del Servizio sociale internazionale in Albania in funzione di ausilio al rimpatrio mirato e assistito, e hanno rilevato il buon rapporto da essi trattenuto con il responsabile del Centro di San Foca al fine delle iniziative utili ai ricongiungimenti familiari. I Responsabili del Tribunale per i minorenni hanno quindi concluso la loro illustrazione evidenziando l’aumento dei reati legati all’immigrazione.

 

 

Le visite ai Centri di accoglienza.

La delegazione, dopo il pernottamento a Lecce, si è quindi recata presso il centro di accoglienza CTM-Movimondo in Lecce, dove ha svolto incontri con i minori ivi ospitati e visite alle strutture, intrattenendosi a colloquio con il responsabile del Centro, Vinicio Russo, il quale ha approfondito a vasto raggio la problematica dell'immigrazione, esaminandola nel contesto mondiale e della posizione dell'Italia nel Mediterraneo. La linea esposta è quella di una necessaria convivenza con il fenomeno immigratorio quale spinta inarrestabile. In tale quadro il Centro mette a disposizione degli immigrati fino a 400 posti, accogliendo anche molti minori, con l'impegno di quindici operatori e di numerosi volontari. Di particolare importanza, all'interno del Centro, è l'istituzione nell'ottobre 1998 del centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati, sostenuta dal Dipartimento degli affari sociali della Presidenza del Consiglio: i minori in tale centro vengono affidati a dei responsabili che li seguono in un percorso didattico e formativo, con l'auspicio di fare dell'immigrazione una risorsa del paese (attualmente vi sono accolti 15 ragazzi). Il responsabile del Centro ha posto in luce i vuoti normativi sulla posizione giuridica dei minori clandestini, le difficoltà di interazione con le Istituzioni e la difficoltà di far accettare la condizione di "minore" a ragazzi che provengono da culture in cui la tradizione tratta i bambini e i ragazzi, a parità di età, in termini molto diversi rispetto alla nostra cultura sociale e giuridica.

Il Centro di accoglienza è apparso nel suo insieme organizzato e funzionale, e l'unità dedicata ai minori non accompagnati particolarmente curata. I responsabili del Centro sono risultati fortemente motivati e competenti.

La delegazione si è quindi recata in visita al Centro di prima accoglienza a Otranto, di recente allestimento, dove ha tra l’altro incontrato i familiari di una bambina morta durante il trasferimento in gommone dall’Albania in Italia. Il Centro, che svolge la funzione di prima accoglienza per l’intera zona, è risultato sufficientemente organizzato e supportato positivamente da personale motivato, seppur presumibilmente insufficiente, specie in occasione di picchi di afflusso migratorio, rispetto all'entità del fenomeno immigratorio.

Al termine della visita al Centro di Otranto la delegazione si è recata all’aeroporto di Brindisi da dove ha fatto ritorno all’aeroporto di Roma.

 

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